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Chi sono e cosa fanno gli speleologi?

Tra gli speleologi ci sono persone che hanno interessi diversi, alcuni si specializzano in materie particolari correlate allo studio delle grotte, altri privilegiano l’aspetto atletico-sportivo, altri ancora si concentrano sulla parte esplorativa-descrittiva.
Tralasciando le motivazioni nascoste che spingono la gente verso il mondo sotterraneo (e c’è una vasta fioritura di curiose ipotesi sulle attitudini psico-sociali degli individui che subiscono quest’attrazione), si può dire che la finalità ufficiale della speleologia sia lo studio delle grotte e di tutto ciò che le riguarda.
Forse il modo più corretto di inquadrare questa disciplina è quello di considerarla una ricerca di tipo geografico.
Una completa attività speleologica comprende: esame delle caratteristiche geomorfologiche di una zona carsica; battute sul terreno alla ricerca di grotte ancora sconosciute; posizionamento delle stesse sulla cartografia esistente; attrezzamento ed esplorazione delle nuove cavità (o di nuove parti in cavità già note); rilevamento topografico e fotografico; osservazioni sulla vita animale e vegetale, sull’idrologia, la meteorologia nonché sugli eventuali fossili o reperti archeologici che caratterizzano le grotte oggetto dello studio. Questo ventaglio di opportunità permette a chiunque di occuparsi delle mansioni più congeniali alle proprie capacità fisiche o intellettuali.
Nella loro frenetica ricerca di nuove frontiere gli speleologi hanno pacificamente invaso luoghi diversi dalle solite grotte carsiche nei calcari: cavità scavate nei gessi, nella lava, nel salgemma, nei ghiacciai, nelle rocce quarzitiche ed, infine, le strutture create dall’uomo. Recentemente, infatti, hanno avuto un sensibile sviluppo la "speleologia urbana", cioè l'esplorazione e lo studio delle cavità artificiali localizzate nelle aree urbane (ma non solo urbane) , ed il cosiddetto "torrentismo" (canyoning) cioè la progressione lungo gli alvei più o meno profondi dei torrenti.
Nel primo caso si frequentano ambienti sotterranei (gallerie, acquedotti, tombe, ecc.) nell'altro caso si tratta di forre e canyons scavati dall'acqua, ad andamento a volte tortuoso e caratterizzati da salti, spesso impressionanti, che debbono essere superati con tecniche ed attrezzature speleologiche.
Quest’ultima disciplina, praticamente inventata dagli speleologi, è diventata ora un'attività autonoma.

L'attività speleologica vera e propria, in effetti, può essere svolta in due campi: uno è quello dello studio e della ricerca scientifica e l'altro è quello della esplorazione sportiva.
Nel primo caso lo studio del mondo ipogeo può essere indirizzato in vari settori tra cui i principali sono i seguenti:
-speleomorfologia finalizzata alla individuazione, attraverso la forma, dell'origine della cavità (speleogenesi) ;
-speleoidrologia studio del regime idrico della grotta, essendo l'azione dell'acqua un elemento fondamentale nella formazione della cavità;
-speleologia fisica studio dei particolari fattori fisici e chimici dell'ambiente sotterraneo;
-speleobiologia studio delle forme di vita, del tutto particolari, presenti nelle grotte;
-speleopaleontologia studio dei resti delle forme di vita scomparse;
-speleopaletnologia studio delle testimonianze di vita lasciate dagli uomini preistorici;
-speleoetnografia studio dell'utilizzazione delle grotte che ancora oggi viene fatta da alcune popolazioni;
-speleofisiologia studio del comportamento umano nell'ambiente sotterraneo;
-folklore analisi dei costumi, cerimonie e leggende legate alle grotte; testimonianze dell'influenza psicologica sull'uomo.
Nel secondo caso l'attività consiste essenzialmente nell’esplorazione delle grotte e delle cavità artificiali, nell'affinamento delle tecniche specifiche e nella ricerca di nuove cavità.
In un caso, quindi, l'interesse dello speleologo è di carattere prevalentemente scientifico, mentre nell'altro prevale l'interesse sportivo/ricreativo e l'attrazione per un mondo suggestivo.
Naturalmente un'attività non esclude l'altra. Anzi, nell'azione pratica, non è possibile delineare un confine netto tra i due campi: non c'è ricercatore che non conosca le tecniche necessarie all’esplorazione e non c’è speleologo sportivo che non faccia anche un pò di studio delle grotte.

Ma cosa sono in realtà le grotte?

Le grotte

Sono vasti reticoli di cavità naturali che esistono all'ínterno di certe montagne; a volte esse arrivano fino alla superficie esterna formando tenebrosi ingressi dai quali si può entrare a visitare o ad esplorare questi mondi bui percorsi solo da aria e acqua.
La massima parte delle grotte che conosciamo è scavata in rocce carbonatiche (calcari e dolomie) che sono costituite essenzialmente da miscele di due sali lentamente solubili in acqua: carbonato di calcio e carbonato di magnesio. Come si sono formate?
la storia di quei luoghi comincia milioni di anni or sono, sul fondo del mare.
Le grotte più lunghe, più profonde e anche più spettacolari del mondo si snodano infatti all'interno di montagne a prevalente costituzione calcarea.
Solo che, dove ora sorgono queste montagne, un tempo c'erano pianure e mari.
Milioni di anni fa, un numero incalcolabile di microrganismi marini, al termine della loro vita, sono precipitati sul fondo del mare ammassandosi fino a formare grandi spessori che, in gergo geologico, si definiscono strati.
Questi strati potevano (e possono, perchè anche oggi ne esistono in formazione) sovrapporsi anche per centinaia di metri. Per motivi che qui sarebbe lungo spiegare, in condizioni favorevoli gli strati hanno subito un processo di pietrificazione, dando luogo, appunto, a quella roccia sedimentaria che è definita calcarea.
Sottoposte alle immani spinte della tettonica, ed a stiramenti e compressioni dovuti ad eventi geologici, queste bancate calcaree sono poi diventate terre emerse.
Nel corso della fase di innalzamento gli strati hanno subito, però, sollecitazioni molto potenti le quali hanno provocato nella giovane montagna un reticolo di fessurazioni verticali ed orizzontali.
Le acque meteoriche, o quelle di scorrimento dei ghiacciai, hanno fatto il resto.
Scorrendo per millenni, operando erosioni chimiche e meccaniche all’interno dei piccoli passaggi, cioè dalle fessurazioni sopra indicate, hanno creato gallerie, pozzi, grandi sale, finalmente percorribili dall’uomo.
Anche se su scala umana nelle grotte sembra essere tutto statico, la lenta evoluzione continua. Fenomeni di crollo assestano le pareti instabili, mentre il lento gocciolare delle acque dalle volte e dai soffitti, sature di carbonato di calcio, creano sculture naturali meravigliose, di forme e colori infiniti (le concrezioni: stalattiti e stalagmiti, ecc.) ; ed i fiumi continuano ad allargare e scavare meandri rombando senza sosta, alla ricerca di una via di uscita verso il mare. Beh, se la cosa ha sollecitato il vostro interesse, passiamo all’atto pratico della questione:

come fare per diventare speleologi od anche semplici visitatori, per vivere con i propri occhi e i propri sensi le avventure che regalano gli abissi della Terra?

Come si diventa speleologi?

Innanzitutto, almeno per le prime uscite, è meglio lasciar perdere le grotte record del mondo, anche perchè queste rappresentano per la speleologia quello che in alpinismo è costituito dai grandi ottomila himalayani.
E non conviene neppure affidarsi ai libri e alle riviste specializzate che segnalano l'ubicazione e la descrizione di molte cavità: con la speranza di emozioni a non finire si rischia di conoscere invece il panico con la p maiuscola, accorgendosi di quanto sia facile, per un inesperto, perdersi nelle grotte.
Vi assicuro che il fascino delle grotte, per chi viene tirato fuori spaventato o ferito in barella, va a farsi benedire per un bel po' di tempo.
Speleologi non si nasce, si diventa.
Occorrono attrezzature adeguate e nozioni teoriche.
Nel corso delle prime visite è indispensabile essere guidati da gente esperta.
Allora i pericoli diminuiscono a livelli ragionevoli fino a scomparire del tutto, salvo l'imponderabile, non dipendente da errori umani, che è però ingrediente immancabile di ogni avventura.
Quindi, leggete pure i libri di speleologia che sono tutti belli e raccontano quasi sempre esperienze fantastiche, ma quando si tratta di varcare la soglia che divide la luce dal buio, rivolgetevi ad un gruppo speleologico.
Ne esiste almeno uno in ogni principale città italiana, spesso anche nei centri minori e nei paesini più sperduti.
I gruppi speleologici organizzano ogni anno corsi di formazione per principianti a costi davvero molto contenuti.
Avrete così anche il vantaggio di ottenere, per i primi tempi, molte delle attrezzature necessarie in prestito e di poter poi acquistare quanto serve a prezzi di favore.
Anche recandovi presso un gruppo fuori dal periodo del corso, sarete accolti a braccia aperte da una banda di nuovi amici, perchè come avete visto, il lavoro nelle grotte non manca, qualunque sia la vostra vocazione.
Vi metteranno in testa un casco con doppio sistema di illuminazione a led, speciali tute sul corpo, stivali ai piedi e un imbraco con moschettoni ai fianchi.
Imparerete a orientarvi nei dedali delle grotte, a calarvi e risalire in piena sicurezza lungo sottili ma robuste corde che vi porteranno in baratri affascinanti. Saprete come soccorrere un compagno in difficoltà, come stendere o leggere un rilievo, come sopravvivere in uno strano ambiente e come fotografarlo, come evitare i pericoli di una piena.
I vostri occhi vedranno dal vero le prime stalattiti e resterete meravigliati, poi subentreranno tanti altri interessi e sarete voi a scegliere; a capire che ne vale la pena.

A questo punto sorge spontanea una domanda: continua...
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