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Monti Aurunci

I Monti Aurunci sono situati nella parte meridionale del Lazio, immediatamente al di sopra della fascia costiera tirrenica, tra le provincie di Latina e Frosinone. Il gruppo montuoso si estende tra la sponda destra del Fiume Garigliano (l'antico Clamis), che segna il confine tra Lazio e Campania, ed il Golfo di Gaeta, spingendosi fino alla valle del Liri, mentre ad occidente confina con i Monti Ausoni, dai quali è diviso dalla linea Fondi, Lenola, Pico, Ceprano.
Dal punto di vista morfologico, le cime più alte sono rappresentate dai Monti: Petrella(1533 m) , S.Angelo (1404 m), Altino (1367 m) , Redentore (1252 m), protese verso il mare, ad occidente proseguono con il Monte Ruazzo (1314 m) e Monte Faggeto (1256 m), ad oriente si trova infine il Monte Fammera (1184 m), caratterizzato da rupi scoscese con precipizi di oltre 500 metri che separano gli Aurunci occidentali da quelli orientali (Monti Vescini), costituiti da pendii meno aspri.
Nel versante settentrionale del massiccio, degradante fino alla piana del Liri, si susseguono colline e piccoli rilievi, tra i quali: Monte Finitizie (1161 m), Monte Acquara di Costa Dritta (892 m), Monte Lago (707 m) e Monte S.Martino (633 m).
Le valli e gli altipiani degli Aurunci sono incassati nella parte centrale dei due massicci, dove troviamo i campo carsici di Valle Gaetano, il Guado del Faggeto, l'altipiano di Campo di Venza (che costituisce il bacino di assorbimento della Grava dei Serini), Morroncelli, Valle di Spigno; tra le valli, invece, citiamo quelle di Polleca, di Campello, di Gegne e di Filetto, accessibili con strade carrabili, e quella di Valle Lago, raggiungibile solo a piedi.
Nei Monti Vescini troviamo, invece, l'altipiano di Vallaurea e piccole spianate chiamate "chianare" e "vataglioni".

Geologia

Geologicamente gli Aurunci, assieme ai Lepini ed agli Ausoni, costituiscono un'unica piattaforma carbonatica, la cosiddetta "dorsale dei Volsci", che rappresenta l'estrema propaggine dell'appennino laziale - abruzzese.
L'attuale assetto strutturale e morfologico della catena dei Volsci, è costituito da una dorsale disposta in senso appenninico (parallela alla costa tirrenica), il cui limite nordorientale (Valle Latina), è caratterizzato dall'accavallamento dei carbonati mesozoici sui depositi terrigeni altomiocenici della Valle, mentre quello sudorientale è caratterizzato da faglie dirette che ribassano, verso il mar Tirreno, la struttura montuosa.
Gli Aurunci occidentali, dalla piana di Fondi fino alla valle del fiume Ausente, presentano l'affioramento, per motivi tettonici, di rocce del triassico superiore (Monti Cecubi); nell'interno della struttura si riconoscono raddoppi tettonici, che coinvolgono le argille caotiche (Monte Vele e Piana di Formia); l'intera dorsale è chiusa ad est dal gruppo del Monte Fammera che appare sovrascorso sui depositi terrigeni altomiocenici della valle del fiume Ausente.
Gli Aurunci orientali, dalla valle del fiume Ausente alla valle del Fiume Garigliano, costituiscono una monoclinale con immersione SW di 20° - 30° che dalle dolomie giurassiche, affioranti sulla riva destra del fiume Garigliano, giunge fino alle argille ed arenarie del miocene superiore (arenarie di Frosinone), in corrispondenza del versante destro della valle del fiume Ausente.
La struttura monoclinatica e' limitata verso NE da un motivo tettonico appenninico che pone a contatto i terreni giurassici con le Arenarie di Frosinone.
In generale gli Aurunci sono costituiti da grossi banchi di calcare del Cretacico che spesso superano i 1000 metri di spessore; nella zona del Comune di Esperia, dove di apre la Grava dei Serini, predominano i calcari nocciola del Cretacico ed i calcari con intercalazioni dolomitiche del Cretacico inferiore.
La notevole potenza degli strati con andamento monoclivale va ascritta alla facies meridionale di scogliera, detta "a rudiste".
Per entrare nel particolare, nel Monte Fammera affiora il Cretaceo inferiore, nel Monte Finitizie, invece, il Cretaceo medio, nel Monte Faggeto e nel Monte Fumone, affiorano, rispettivamente, il Cretaceo inferiore e quello superiore.
Calcari paleogenici, bianchi ed avana a pasta fine, ben stratificati, affiorano nei Monti Cavallara e Fumone.

All'era Neozoica appartengono, invece, i detriti di falda calcarei, olocenici, accumulati ai piedi del Monte Fammera, lungo quasi tutto il versante meridionale del massiccio. Nel versante meridionale, una fascia detritica incomincia in prossimità della sorgente Mazzuccoli e procede allargandosi verso sud-ovest. Ad Ovest ulteriori accumuli detritici, si trovano ai piedi del monte Orso e del Monte Ferrazzano, formando un cono di deiezione in corrispondenza del solco rappresentato dalla Valle Tozza, dovuta ad una faglia intersecante i rilievi in senso nord-est / sud-ovest. Oligoceniche sono le terre rosse che si raccolgono in spessori, più o meno notevoli, nelle aree depresse, commiste talvolta a detriti di disfacimento (Campo di Venza). Il quaternario, infine, è rappresentato da prodotti dell'attività del vicino stratovulcano di Roccamonfina, affioranti nella valle del fiume Garigliano.

In particolare partendo dai più antichi sedimenti troviamo :


- Dolomie biancastre e grigie da micro granulari a saccaroidi in bancate e strati (Triassico - Giurassico inferiore).
- Calcari biancastri, grigi e nocciola a grana fine o microgranulari, stratificati con intercalazioni dolomitiche (Giurassico inferiore - Cretacico inferiore).
- Calcari nocciola a grana fine o microgranulari, stratificati, talora in grosse bancate con intercalazioni di livelli oolitici e di micriti finemente straterellate, contenenti Rudiste; la base è segnata da una marna argillosa ad Orbitoline (Cretacico inferiore - Cenomaniano inf.).
- Calcari bianchi ed avana a grana fine o microgranulari a tratti dolomitici, ben stratificati, contenenti Rudiste e Gasteropodi; rari episodi bauxitici (Cretacico superiore-Paleocene inferiore).
-Calcari a Briozoi e Litotamni, brecciole calcaree trasgressivi sui termini sottostanti (Miocene medio-superiore).
- Calcari marnosi e marne a fessurazione scagliosa con foraminiferi di ambiente circalitorale-epibatiale, alla base calcareniti glauconitiche con “fecal pellets” (Miocene medio-superiore).
- Argille ed argille marnose con alternanza di arenarie grigie e giallastre, gradate, in banchi, rare intercalazioni di calcari a Briozoi e Litotamni (Miocene superiore).
- Argille grigie o varicolori talora scagliose con olistoliti di calcari marnosi, calciruditi a macroforaminiferi paleogenici e lembi delle serie sottostanti (Miocene superiore).

All'era Neozoica appartengono i detriti di falda calcarei che formano coni di deiezione, olocenici, accumulati ai piedi del massiccio.
Oligoceniche sono le "terre rosse" che si raccolgono in spessori più o meno notevoli nelle aree depresse, commiste talvolta a detriti di disfacimento (Campo di Venza).
Infine il quaternario è rappresentato da prodotti dell'attività del vicino apparato vulcanico di Roccamonfina, affioranti nella valle del fiume Garigliano e dai depositi alluvionali recenti ed attuali presenti al fondo delle valli principali.

Tettonica

Dal punto di vista strutturale e tettonico l’azione orogenetica che ha prodotto l’attuale assetto e posizionamento delle due dorsali carbonatiche (dorsale dei Volsci e Simbruino-Ernica) si è svolta prevalentemente nel Miocene superiore.
La tettonica compressiva, generata dal sollevamento dell’orogeno appenninico, si è sviluppata in diverse fasi, interessando nel Tortoniano il settore Lepino-Ausono-Aurunco per arrivare, nella successiva fase messiniana, a quello Simbruino-Ernico.
L’attuale assetto strutturale si è venuto quindi a determinare per la migrazione del sistema catena-avanfossa-avampaese dai settori occidentali verso quelli orientali.
Quindi la tettonica del massiccio aurunco ha risentito dei movimenti crostali che hanno portato all’orogenesi della struttura appenninica.
Gli allineamenti tettonici principali hanno direzione NW-SE, pur comparendo direttrici tettoniche anti-appenniniche con direzione NE-SW. Le direttrici tettoniche principali sono rappresentate da faglie ad ampio rigetto; le più importanti e vistose sono quella presso Campodimele e quella sul versante orientale del M. Fammera che testimoniano il movimento traslativo avvenuto in parte verso nord ed in parte verso nord-est.
Notevole è pure la linea tettonica, con andamento nord-est/sud-ovest, attraversata dal "Rio Polleca".
Faglie di minore entità, disposte parallelamente a quelle principali, sono quelle rappresentate dalle località "Roccia Spaccata" e "Roccia Laotrata" del Monte Altino e quelle disposte in una serie di gradini, che si osservano sul Monte Acquara di Costa Dritta.
Gli Aurunci occidentali, dalla piana di Fondi alla valle del fiume Ausente, presentano l’affioramento, per motivi tettonici, di rocce del Triassico superiore (Monti Cecubi); nell’interno della struttura si riconoscono raddoppi tettonici che coinvolgono le argille caotiche (Monte Vele e piana di Formia); l’intera dorsale è chiusa ad est dal gruppo del Monte Fammera che appare sovrascorso sui depositi terrigeni miocenici della valle del fiume Ausente.
Gli Aurunci orientali, dalla valle del fiume Ausente alla valle del fiume Garigliano, costituiscono una monoclinale con immersione a SW di 20°-30°, che dalle dolomie giurassiche, affioranti sulla riva destra del fiume Garigliano, giunge fino alle argille ed arenarie del miocene superiore (arenarie di Frosinone), in corrispondenza del versante destro della valle di fiume Ausente.
La struttura monoclinale è limitata verso NE da un motivo tettonico appenninico che pone a contatto i terreni giurassici con le Arenarie di Frosinone.
La tettonica dell’area è di notevole interesse per lo studi in questione, infatti molte grotte del massiccio hanno preso origine per la presenza di faglie o diaclasi che hanno favorito l’impostarsi del fenomeno carsico.
Il Complesso Serini è una chiara conferma della situazione tettonico-strutturale dell’area in quanto al suo interno ne sono visibili ampiamente i lineamenti sopra indicati.

Fronte dei Volsci

Nelle campagne tra Esperia e Ausonia, affiora uno degli elementi geologici di maggior pregio della nostra catena: il fronte dei Monti Volsci. Si tratta di una zona (linea rossa in foto e carta) dove il calcare del Monte Fammera sovrasta i morbidi colli di arenaria e pelite di Colle La Bastia a circa 480 m di quota.

Che cos'è e quando si mosse?

Il Fronte dei Volsci è un sovrascorrimento, ossia una faglia, dunque una rottura della crosta con movimento che permette la sovrapposizione di terreni più antichi su terreni più recenti. Nel nostro caso, lo scorrimento di calcari giurassici e cretacei sui depositi miocenici della Formazione di Frosinone, rappresenta uno dei risultati più affascinanti del movimento tra le placche nel Lazio, avvenuto nel Miocene tra circa 9 e 5 milioni di anni fa, quando grandi masse di calcare si sovrapposero sulla fossa di Frosinone nella Valle Latina.

La Tettonica dell'Appennino e i Monti Volsci

Come comune in gran parte dell'Appennino, i movimenti di sovrascorrimento verso nordest, accompagnarono nel miocene la rotazione antioraria della nostra penisola che si allontanava dalla Sardegna chiudendo sempre di più il futuro Mar Adriatico in una morsa. Per gran parte del Miocene superiore, i calcari dei Monti Volsci furono ancora sotto il livello del mare, e ne usciranno solo nel corso della Crisi di salinità del Messiniano tra 5,96 - 5,33 milioni di anni.

Conservazione e valore

Ad oggi, il Fronte di sovrascorrimento dei Volsci, purtroppo affiora raramente, coperto com'è dal detrito ma è stato tracciato dai geologi dell'Isrpa e da diversi ricercatori in una zona che corre lungo il lato nordorientale della nostra catena tra Colleferro ed Esperia per almeno 60 km di lunghezza. Si tratta quindi di uno dei sovrascorrimenti più imponenti dell'Appennino centrale, di cui costituisce un elemento fondamentale del nostro Patrimonio Geologico.

Idrologia

I corsi d'acqua più importanti , che interessano il comprensorio aurunco sono : il Garigliano, il Rio d'Itri, la Forma Quesa e l'Ausente. Il Liri si forma sui Monti Simbruini e, dopo la confluenza col fiume Gari a valle di Cassino, assume il nome di Garigliano. Ha una lunghezza complessiva di 168 Km. e sfocia nel Golfo di Gaeta, a sud di Minturno. Dalla confluenza del Gari con il Liri, scendendo verso sud, il fiume interessa il comprensorio aurunco segnando il confina tra Lazio e Campania. Numerosi sono i corsi d'acqua minori a carattere stagionale che nascono dai rilievi maggiori e che solcando, con caratteri torrentizi il massiccio, sfociano direttamente nelle acque del Golfo di Gaeta. Sugli altopiani del massiccio l’idrologia di superficie è notevolmente ridotta dai molteplici punti di assorbimento; un carsismo epigeo molto sviluppato anche se localmente giovanile (doline poco approfondite dovute anche alla presenza di intercalazioni dolomitiche) creano dei piccoli inghiottitoi che drenano le acque nel sottosuolo con molta efficacia. La circolazione superficiale negli altipiani del massiccio cessa quindi molto rapidamente dopo le piogge, determinando la necessità, per gli abitanti di tali zone, della costruzione di grosse cisterne sotterranee, che costellano i campi chiusi. Le sorgenti, di diversa portata a seconda dell'altezza e della stagione, sono quelle di Fontana di Campo di Venza (a quota 1152 m), Fontana di Monte Revole (1030 m) e di Canale Scaricati, a carattere temporaneo; perenni invece quelle di fontana di Casale sita a quota 1276 metri a ovest di Monte Petrella; più basse le due sorgenti di fontane della Pontumella, Sorgente di Colle, Fontana di Acquaviva, Fontana di S.Martino e la sorgente di Aosti. Le sorgenti che alimentano gli acquedotti comunali sono la sorgente di Capodacqua ai piedi del monte Petrella nel territorio di Spigno Saturnia, e quella di Mazzoccoli, nel territorio di Formia.

Carsismo

Come detto in precedenza le morfologie del massiccio degli Aurunci sono dovute principalmente a fenomeni carsici e di fluvio-denudazione; tuttavia il fenomeno carsico si esplica in differenti modalità :

- Un carsismo di superficie molto spinto dove sono diffusi tutti i tipi di strutture dalla scala macroscopica a quella microscopica. Tra le prime si notano i “bacini carsici”, ampie depressioni dalle dimensioni dell’ordine del km2 con tipiche forme a conca o allungate, a volte costituiti dalla coalescenza di diversi bacini generalmente con riempimento di terre rosse; All’interno di questi bacini si sviluppano tutte le mesoforme carsiche caratteristiche: campi carreggiati, karren o lapiez, doline, etc.

- Un carsismo ipogeo sviluppato, ma poco conosciuto, con inghiottitoi, pozzi, meandri e gallerie lunghe anche alcuni chilometri e circuiti carsici di più modesta dimensione a volte impenetrabili agli speleologi. I Monti Aurunci, che hanno caratteristiche geo-morfologiche molto simili ai vicini Lepini, non presentano tuttavia la stessa densità di cavità conosciute: probabilmente ciò è dovuto in parte alla lontananza del massiccio da Roma (dove c'è la massima concentrazione di gruppi speleologici), ed in parte alle poche strade di accesso alle parti più interne dello stesso.

Le principali cavità degli Aurunci sono: la Grava dei Serini (sviI. circa 3000 m), nel territorio di Esperia,
l'abisso della Ciauchella (- 296 metri) sul Monte Ruazzo,
l'abisso Shish Mahal (circa -300, in corso di esplorazione) sul Monte Petrella
e la voragine del Vallaroce (- 400) sul Monte Sant' Angelo,
la grotta Pandora ( - 330) su Monte Altino.

Nei Monti Aurunci sono state messe a catasto 211 grotte,in particolare, il territorio di Esperia, con 127 cavità accatastate, risulta essere la zona degli Aurunci più ricca di grotte, peraltro ad andamento prettamente verticale, tra queste le più importanti sono, oltre alla già citata Grava dei Serini,
: l'abisso del Ciavarreto(-105),
Chiavica la Faggeta (-59),
l'Inghiottitoio del Lago (-54),
l'Abisso dei Tre ( -70),
l'abisso Scorpion (- 50).

Le grotte dei Monti Aurunci
(Pubblicazione)

Monti Aurunci Occidentali - Richerche speleologiche
(Pubblicazione)

Orme di dinosauri sui Monti Aurunci

I miei amici spelei, Massimo Izzo ed Angelo Gagliardi, con i quali condivido la passione per la paleontologia, hanno la fortuna di assistere ad una conferenza del paleontologo prof.Nicosia,il quale, illustrando la genesi della dorsale appenninica, accenna alla possibilità di trovare orme di dinosauro nella dorsale Lepini-Ausoni-Aurunci.
Appena me lo raccontano, immediatamente mi metto alla ricerca di orme, nei miei vagabondaggi per grotte aurunche.
Le riconosco immediatamente, vedendo uno strato, ma devono passare alcuni mesi per avere, infine, l'opportunità di fotografarle.
Invio subito le foto a Massimo il quale contatta immediatamente la sovraintendente per l'archeologia, prof. Michela Angle, e, per suo tramite il prof. Nicosia, direttore del dipartimento di scienze della terra dell'Università "la Sapienza" di Roma, uno dei maggiori esperti in dinosauri dell'Italia. L'11.11.2006, ho il piacere di accompagnarli tutti a vedere lo strato, sperando vivamente di veder confermata la mia supposizione.
Il prof.Nicosia misura, studia, annusa, raspa, sembrano orme..e, quando finalmente il sole radente illumina lo strato, conferma "sono orme, di due tipi diversi, erbivori e carnivori". Iniziano così gli studi...
Il 21.11.2006 il prof.Umberto Nicosia, con gli studenti dell'università e la dr.ssa Angle iniziano lo studio delle orme, trovando ulteriori tracce, di tre specie diverse di dinosauri, risalenti a 120 milioni di anni.

La Flora dei Monti Aurunci

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