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10-6-2013 Jaice Stamattina sveglia prestissimo, è un classico della vacanza, sognare ardentemente quelle due ore in più di sonno e poi svegliarsi alla solita ora, vispi come grilli (oddio, non così incazzosi magari...). Meglio, la Bosnia Erzegovina ci aspetta col suo carico di mine inesplose da calpestare! La strada per arrivarci è una via crucis di lavori in corso, una specie di avvertimento, che ve credete di cavarvela così? Al confine, il gendarme di turno analizza la carta d'identità del Nozzolone e gli fa un sorriso 36 denti, prende la mia e si schifa, tutta rotta spiegazzata, alza le mani e mi fa segno di tornare indietro, panico, cerco il dialogo pacifico: “can you speak english?”, “ma de che, solo bosnio-erzegovino, vedi di tornare arretro che nun te faccio passà!”, ahhh asso nella manica,ho pure il passaporto di cartone bello duro e manco spiegazzato, “va bene questo?” “e potevi tirarlo fuori prima, si, trasite pure!”. Appena sconfinati ecco la pioggia bella abbondante e fulminosa, come dire, “ah regà questi sò i Balcani!” . Il Nozzolone si disturba che voleva un percorso accidentato, boschi inestricabili, montagne invalicabili, canyon, forre e tutteccose distubate, mentre la strada percorre placida e dritta attraverso polje pieni zeppi di doline. La guida mica diceva sto fatto, nà ciufega sta Bosnja. Invece io osservo i minareti e le donne piegate a metà sulla zappa corta. Mussulmani sono, però i giovani sono modernamente slavomorfi, pensa che intreccio di razze. Tentiamo, in uno sprazzo di bel tempo, di percorrere un sentiero per arrivare alla Una, fiume bello e bla bla, ma il percorso è troppo lungo per il Nozz e io leggo nel cartello della flora fauna e annessi connessi, che c'è la vipera bosniaca endemica e il marasso, tutti molto velenosi, sai che ti dico? Nun se po' fa, meglio le mine. Per farla breve alla fine arriviamo stufi orbi di macchina a Jajce, mihhh questo posto ci piace assai! C'è un bel fiumone con le cascatelle tipo Plitvice in tono minore, un castello atavico, le catacombe, i mulini ad acqua, una zecca che tenta di scalarmi la gamba, calcare del triassico sparpagliato, e l'ostello della gioventù dove dormire con 20 euro che accoglie anche i vecchi come noi ed internet che finalmente funziona per la gioia dei flikeriani. Bene, lascio il Nozzolone a riposarsi e vado a visitare il paese. Siamo nei Balcani,caruccia,te lo sei scordata? Non faccio in tempo ad uscire che m'investe la pioggia a vento ed i fulmini a tuonarmi nei timpani. Ah, no! La camminata la devo fare. Non vedo nulla e a momenti si rompe anche l'ombrello, tento di salire al castello, ma penso che magari faccio da parafulmine, qua non è aria! È solo pioggia...me ne torno all'ostello che devo fare i convenevoli con i miei amici virtuali!

11-6-2013 Sarajevo Com'è il tempo oggi? Ancora non piove, benone, andiamo a far colazione davanti al mitreo di Jaice, secondo la guida il meglio mitreo di tutti i tempi, ma de che! Ostia antica ne ha di meglio assai, questo non è male, l'altorilievo è ben conservato , ma è una specie di ara pacis, inglobato tra i vetri in mezzo ai palazzi e gli manca tutta la grotta intorno, sparita nel nulla. La nostra meta è Sarajevo, non tanto per la città in se, ma per i dintorni carsici. La prima cosa che incontriamo è un camion davanti che ci fa venire, volgarmente parlando, latte alle palle, mica si può sorpassare e poi è tutto un seguito di case, paesi, niente sentieri bucolici, sembrano i dintorni di Roma o delle grandi città, uffff....allora grande pensata: “Nozzolò, invece di fare sta strada diretta che non ha niente di che e pare il raccordo anulare, 150 kilometri di strazio, perchè non facciamo quella parallela che sembra agreste?” disgrazia vuole che il Nozz una volta tanto mi dà retta. Perchè sta strada agreste è in via di allargamento, costruzione, riadattamento, chissà che cosa, 150 kilometri di ghiaia, polverone, camion fermi, ingorghi a non finire, perchè gli stradini non ci pensano proprio a dirigere il traffico e far passare le macchine un po' per volta, macchè, tutti in mezzo chi arriva e chi viene. Che manca? La pioggia a calmare il polverone, ora che serve non c'è. Per distrarmi dalla claustrofobia incombente mi metto a fare osservazioni etniche, guarda sto paese con il minareto e il cimitero a cippi, guarda questo appresso con la chiesa, una croce enorme per far rabbia a quello di prima e il cimitero con le lapidi nere. E le donne? Dal burqua totale alla minigonna, pensa quella dentro al burqua se è strafica come quella in mini, pensa a quella con i tacchi se invidia la ciabattona col burqua. Finalmente ecco Sarajevo, mezza moderna e mezza bombardata, prendiamo uno stradone che l'attraversa perchè la zona carsica sta esattamente dalla parte opposta. ALTTT!!!!! manifestazione! Non si passa, mihhhhh che nervi, torniamo indietro con i capelli dritti come Vercingetorige e decidiamo che ne abbiamo fin troppo della Bosnia, dei bosniaci e anche degli erzegovini. Ora si va a Mostar e in Croazia, amen, anche perchè è l'unica strada che procede veloce. Invece il Nozzolone legge “Bjelasnica”. “E' uno dei posti che dovevamo visitare!”. Andiamo allora, curva a sinistra e sali il monte. Finalmente un bel posto, pino nero e calcare, rotto, ma calcare. E cartelli con “mine!” e teschio famose a capì, inquietanti una cifra. Arriviamo fin dove partono le piste da sci e vediamo un cimitero musulmano fresco di morti ed un albergo completamente bruciato. Qua sa di pulizia etnica, altro che. Che si fa? Prendiamo il sentiero per un rifugio che non ha cartelli con mine ed iniziamo a camminare belli svelti, sperando di arrivarci. Non sappiamo però quanto manca. Sali,sali, sali nel bosco dolomitico finchè il Nozzolone decide che basta, per lui è troppo. Allora torniamo indietro ed inizia a piovere, certo, la pioggia ci mancava. Fortunatamente appena entrati in macchina diventa quasi grandine, Sarajevo, ci hai risparmiato. Troviamo un albergo che fa per noi, poco prezzo e cibo bosniaco e te saludo scuffia, è andata bene così!

12-6-2013 Mostar Un po' a malincuore lasciamo i balcani per scendere a valle, il tempo è tiranno (e freddo cane anche..), ci restano pochi giorni, se continuiamo a passarli in macchina diventiamo idrofobi. Scendiamo lungo il corso della Neretva, dalle acque di un azzurro incredibile, e tra gole calcaree, boschi e laghi, en passant vediamo anche un cervo. Ora che ce ne andiamo la Bosnia-erzegovina dà il meglio di se “volete andarvene? Guardate quel che vi state perdendo...”e va beh, magari ci torniamo, ci mancano Montenegro e Kossovo, le mine e l'uranio impoverito. Ci fermiamo a guardare il ponte rotto di Jablanica che tanto dobbiamo vedere quello aggiustato di Mostar. A Mostar finalmente la temperatura assume un connotato quasi estivo e quasi mi dispiace, ecco fatto, così è la razza umana, mai contenta. Ci immergiamo nella folla della città vecchia per vedere il ponte ricostruito. A dire il vero ho ammirato con sincero apprezzamento anche la città vecchia e tutto il suo folclore. Il Nozzolone per niente, intanto ha detto che l'avevamo già vista, ma secondo me si sbaglia con Dubrovnik, oppure sono io che non ricordo più nulla, e poi non gli piace per niente stare in mezzo la gente e meno che mai guardare tutte ste chincaglierie da femmine, così se ne va a passo spedito che pare l'abbia morso un cane rabbioso. Peccato perchè a me ste chincaglierie, dopo tutti sti boschi selvaggi, laghi, fiumi monti e mine, mi danno proprio gusto anche solo osservarle, anzi, a dire il vero mi comprerei la mise danza del ventre assieme a tutti sti pendagli sonanti da mettere in testa, nelle orecchie, nel collo, nelle braccia, nelle caviglie ed andarmene in giro tintinnando come la statua di sangennaro. Invece massimo che posso comprare sono due braccialetti per le nipotine e due cartoline, grasso che cola, per il resto posso solo fotografare, e anche neanche, che devo correre dietro al Nozzolone che se ne va tutto impettito imprecando contro il turismo di massa. “Vedi” mi dice “è come il ponte di rialto di Venezia o il ponte vecchio di Firenze”, “Embè? Appunto che ci vengono, vale la pena” . Per par condicio mi tocca mangiare una specie di fisch ed chip nel posto più orrendo della Neretva, dove posso ammirare un gendarme che molla il compagno a fermare camion mentre lui se la spassa a bere birra con una bosniaca, secondo me sono etnie diverse, quello gli tocca lavorà e questo niente, magari è il suo superiore gerarchico e a quello gli tocca ammorgiare, come sempre e dovunque del resto. Invece, voltato l'angolo della Neretva c'era un bellissimo borgo antico, a saperlo prima, invece di ammirare gendarmi. Va beh, ormai. Rientriamo in Croazia e di corsa senza alcuna sosta a Peljesac, precisamente ad Orebic, stessa casa di 6 anni fa. Qua è estate e mi faccio il bagno. Caldo? Macchè l'acqua è gelata su per giù come la Neretva ma da prassi al mare tocca nuotare altrimenti che ci vai a fare? Appunto...mi mancano le mine...
continua...
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