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Buco dei due ingressi (Ricerca cavità Monte Malaina)

Antefatto E’ tempo di corsi e il gruppo è in subbuglio per i preparativi, ancorché manchi del tutto la materia prima, ossia i corsisti; ma nemmeno il tempo di lagnarsi che ne arriva uno, Stefano. “Sei venuto per il corso?” gli chiedo, riflettendo sul miracolo che sia arrivato prima di aver pubblicizzato l’evento. “Si” risponde tutto compreso nella parte. Bon, fa anche l’infermiere, che tra tutti i lavori è il più apprezzato, tant’è che ancora stiamo rimpiangendo Angelo.

L’epica impresa: Fatto sta che subito il Nozz e io ce l’accaparriamo per l’uscita di domenica “ti va di camminare?” “si, dove si va?” “a cercare il buco di Rocco”. Uno dei centomila che ci ha segnalato, tanto si chiamano tutti così, buco di Rocco. Bon, partenza presto, che Stefano, come tutti gli infermieri della terra, è assai impegnato e deve rientrare per le 3 (..non di notte..). Da Pian della Croce c’incamminiamo alla ricerca del buco, quando mi esce la proposta indecente “ti va di farti una grottina? C’è la grotta del fiammifero, le frontali le abbiamo”. Stefano acconsente entusiasta e mentre il Nozz ci aspetta, entriamo nel buco, infangandoci per bene nel passaggio stretto, arrampicandoci per la scaletta e fermandoci ad ammirare dove prosegue, un infimo budello in discesa che soffia discretamente. Stefano ammira la grotta manco fosse Frasassi, non ha problemi di sorta e secondo me si sarebbe anche infilato nel budello, vestito così e senza casco. La speleologia gli è entrata subito nel sangue. Usciamo e troviamo il buco-dolina che avevamo scavato. Anche qua Stefano si fionda dentro e, per verificare l’aria, si bagna la mano; “non perdere tempo con questo, l’abbiamo abbandonato, vieni invece all’altro”. Quello decretato chiuso che scende circa due metri. Che te lo dico a fare? Tocca scenderlo di nuovo, non si sa mai si fosse aperto. Stefano ormai è lanciato, leva sassi, infila il bastone del Nozz e mi costringe a entrare di nuovo per buttare un sasso microscopico che chiude inesorabilmente la prosecuzione. Ora è la volta del buco dei due ingressi, scende circa 5 metri, non lo vorremmo fare senza corda ma Stefano insiste che è arrampicabile. Ecchè, vuoi tarpare le ali a una promessa delle speleologia di sta portata? Entro ed effettivamente è arrampicabilissimo, dentro è abbastanza grande, ci sono stati, c’è l’impronta di una scarpa. Non prosegue però, ha dei pertugi ma non soffiano, non pare pozzo da perderci tempo, ma rilevarlo si, è rilevabile. E finalmente troviamo anche il buco di Rocco, quello fatto a bocca spiaccicato per terra. Dalla foto sembrava chissà che ma invece è una spaccatura che ci butti due sassi e già è tappata. Però vicino, sotto un roveto di more, il Nozz ne trova un altro laddove il sasso rotola abbastanza, non soffia ed è da allargare. Finite le scoperte per tornare altra proposta oscena, saliamo verso il Malaina e ti facciamo vedere gli ingressi di Ouso di Passo Pratiglio (- 800 m) e di Monte Fato ( - 300 e rotti). Ciò per mostrargli la differenza dei buchi del cavolo che andiamo scavando noi rispetto a quelli che si rispettano che lui potrebbe fare visto che è giovane, forte, magro, appassionato e pure infermiere!
Alla prossima!!! 23.9.2018
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