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Le vicence del Bus del Giaz

Per rifare ex novo una pista da sci nella Paganella, la Provincia autonoma di Trento aveva chiuso con massi e detriti la grotta denominata "Bus del giaz", storica cavità della Paganella, iscritta nel Catasto speleologico VT Trentino Alto Adige con il nr.187, studiata sin dagli anni trenta(rilievo del 1932), che si apre a 1970 metri alla Selletta, poco sotto la sommità della Paganella. Una cavità "storica" (un tempo d´estate vi si attingeva il ghiaccio per gli alberghi di Molveno), particolarmente interessante perchè caratterizzata da un deposito glaciale perenne situato a quota relativamente bassa, è stata, così, riempita con camionate di materiale per allargare - rifacendo un nuovo pendio artificiale - la pista da sci di circa 20 metri con tutte le autorizzazioni del caso.
Tutto questo con l'assoluta inosservanza della legislazione vigente (LP 31 ottobre 1983, n.37) che tutela il patrimonio carsico provinciale, in virtù della "valorizzazione turistica" del territorio.
I Gruppi grotte trentini e la Società Speleologica Italiana sono intervenuti, invitando tutta la comunità speleologica, e non solo, a mandare lettere di protesta al quotidiano "L'Adige", contro l'ennesimo attacco al patrimonio carsico.
Questa è stata la pronta risposta del mondo speleologico:
"In relazione alla legge provinciale 31 ottobre 1983, n. 37 (così come modificata dalla L.P. n.1/1988) - Protezione del patrimonio mineralogico, paleontologico, paletnologico, speleologico e carsico-, la quale, all'art.2 recita: Le grotte e gli ambienti carsici sono altresì considerati patrimonio speleologico della Provincia" ed all'art.14 bis aggiunge: "non può essere consentita alcuna forma di sfruttamento del patrimonio speleologico quando ciò possa determinare la distruzione o alterarne sensibilmente la consistenza attuale" chiediamo l'intervento degli organismi preposti alla difesa dell'ambiente, ed in particolare del delicato ecosistema carsico, rappresentato dalla cavità "Bus del Giaz" iscritta al Catasto speleologico VT Trentino col numero.187, conosciuta e studiata fin dal 1932, per disporre la riapertura e fruizione della predetta cavità, attualmente chiusa con massi e detriti."
Facciamo presente, al riguardo, che la distruzione e depauperamento, mediante costruzioni, demolizioni o qualsiasi altro modo, di bellezze naturali, si configura quale estremo di reato sanzionato dall'art.734 del codice penale.
Le cavità carsiche, infatti, rientrano a tutti gli effetti, per le loro caratteristiche geografiche, e di vulnerabilià, tra gli habitat naturali la cui difesa viene garantita dalla direttiva habitat 94/43/CEE del 21.5.1992, integrata dalla direttiva habitat 97/62/CE del 27.10.1997, il cui regolamento di attuazione è stato emanato con D.P.R. 8.9.1997 n.357."

Motivi dell'accaduto

E' un fatto sorprendente, ma solo in apparenza: la grotta è sì iscritta nel Catasto speleologico Vt tenuto dalla Sat, ed è nota ai locali e ai frequentatori della Paganella. Ma nell´istruttoria di valutazione dell´impatto ambientale - che ha portato all´autorizzazione dei lavori - la Provincia non l´ha considerata meritevole di tutela perché ufficialmente non ne conosceva l´esistenza. La legge 37 del 1983 (che tutela il patrimonio speleologico e carsico) non è stata seguita infatti da un regolamento d´attuazione e il Servizio geologico della Provincia a tutt´oggi non possiede un catasto "ufficializzato" delle cavità. Così, l´attenta Provincia non s´è accorta del pur spettacolare "Bus del giaz". E a nulla sono valsi i passa parola dell´ultima ora fra speleologi. Come pure il tentativo in extremis di Andrea Borsato, geologo e ricercatore presso il Museo tridentino di scienze naturali, che il 30 giugno ha telefonato al direttore dei lavori facendo presente l´esistenza della cavità e suggerendo di salvaguardarla, coprendola magari con una soletta in cemento e lasciando una botola. Ma in assenza di prescrizioni dell´ente controllore - la Provincia - le ruspe hanno fatto il loro lavoro. Borsato ha tuttavia avvertito anche che - così com´è accaduto al "Bus de la neve" riempito negli anni ´80 sulla pista Nuvola rossa, sempre in Paganella - c´è il rischio che al disgelo, a causa dell´infiltrazione, il "tappo" di detriti si sfondi e la cavità si riapra, costringendo a nuovi interventi. Intanto, in attesa di sapere se la Provincia intenda o meno cercare una soluzione postuma, la vicenda del "Bus del giaz" mette a nudo una lacuna palese. "L´accaduto - riflette con amarezza il curatore del Catasto grotte Sat, Riccardo Decarli - insegna che la legge provinciale 37/1983 è insufficiente, che va aggiornata e soprattutto dotata di un elenco di siti da tutelare". È urgente, insomma, la necessità di un catasto dei beni naturali del patrimonio speleologico e carsico, ma anche paleontologico, paletnologico, mineralogico. Beni che nel Trentino abbondano, dalle miniere del Calisio (il patrimonio di "canope" sul quale sta nascendo l´Ecomuseo dell´Argentario) alle grotte della Grande guerra. Un gran numero di cavità aperte dall´uomo che la Sat - autonomamente - ha già iniziato a censire con la Ssi, la Società speleologica italiana.

E adesso?

(da Riccardo Decarli, curatore del Catasto Speleologico VT Trentino Alto Adige e Marco Ischia, presidente della Commissione Speleologica SAT).
La Società Speleologica Italiana ha inoltrato un esposto alla Procura della Repubblica di Tento, che ha aperto un'inchiesta e provveduto al sequesto della pista Dosso Larici.
In seguito al ricorso della società Paganella 2001 spa (quella che gestisce il progetto di rimodernamento degli impianti di sci), è stata dissequestrata la pista, mantenendo, invece, il provvedimento per l'area circostante il Bus del Giaz. Attualmente è in fase di studio un progetto di bonifica del sito, mentre l'inchiesta prosegue per identificare i responsabili del degrado.
Nell'ottobre 2005 il PM Carmine Russo ha sequestrato l'intera pista Dosso Larici, riducendo, in seguito, il sequestro alla sola area del Bus del Giaz a causa del ricorso degli impiantisti, che però sono stati rinviati a giudizio.
Nel frattempo la Provincia di Trento ha stanziato 40.000 Euro per il ripristino dello stato dei luoghi, con conseguenti proteste da parte del mondo speleo nonchè interrogazioni, in Consiglio provinciale, del consigliere Roberto Bombarda avverso tale ingiustizia; tenuto conto che l'Ente pubblico non dovrebbe pagare per un danno arrecato da privati.
Non solo: il secondo lotto dei lavori in Paganella, aveva previsto la realizzazione di un bacino per l'accumulo dell'acqua in funzione dell'innevamento programmato delle piste.
A tal fine era stata scelta una dolina presso La Roda.
Contro questo progetto gli speleologi della SAT, in collaborazione con la Commissione TAM della SAT, hanno redatto una serie di osservazioni, che hanno determinato, alla fine, l'abbandono del progetto.
Nel frattempo e' stata presentata una proposta di legge, della provincia autonoma di Trento, per quanto riguarda la speleologia e la protezione delle aree carsiche.

relazione sul disegno di legge "tutela del patrimonio carsico"

disegno di legge "tutela del patrimonio carsico"

Amara conclusione per il Bus del Giaz

Il 2 aprile 2007,il Tribunale di Trento ha assolto gli imputati (in particolare Dario Toscana, presidente della Società funivie Paganella 2001 spa, e Giordano Farina, direttore degli impianti) dall'accusa di violazione delle leggi per la tutela paesaggistica, in seguito all'allargamento della pista di sci. Il Giudice li ha assolti in quanto il fatto non sussiste ed è prevalsa la buona fede della società Paganella 2001 e della Direzioni lavori che non era a conoscenza della cavità e nemmeno gli organi preposti ai controlli e alle autorizzazioni sapevano della sua esistenza.

21.2.2008
Il ripristino del Bus del Giaz

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