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Chi ben comincia (Grotta di Nespolo)

Antefatto: Continua il bel tempo e Francesco propone a me e al Nozzolone di andare a vedere due grotte, sperando che, complice l’assenza d’acqua, si possa trovare la prosecuzione.
“Ci portiamo anche le bimbe?” in una si, nell’altra servono le corde e una stazza smilza.

L’epica impresa: La zona è in quel di Nespolo, per noi del tutto sconosciuta, ma sempre nel Lazio, bene, bene.
Mentre andiamo, Francesco, carico come un mulo e con Diana in braccio (che ha paura del lupo nel bosco), ci racconta cose geologicamente assai interessanti che c’invogliano proprio di vedere ste grotte in territorio che sembra torbiditico.”No”, dice “non è torbidite, sopra c’è un calcare massiccio da paura”, sarà, per ora vediamo solo mondezza.
Il primo buco si trova tra i rovi vicino ad un fosso, è una risorgente ma pare inghiottitoio, la roccia è incredibilmente bella e lavorata, seguo senza indugio alcuno Francesco che arma un pozzo dicendomi di averlo fatto in libera. Mecoions! non l’avremmo cresciuto troppo spericolato, alle volte? Intanto lo seguo scendendo sto budello, manca un po’ l’aria, ma penso che l’altra volta non c’ha lasciato le penne e speriamo bene che non ci sia il monossido di carbonio. Il budello si fa stretto “Francè! Pensa che gnomo gnomo è tutto così anche peggio, meno male che non ci sono andata” questo per non rosicare. Sotto ci dovrebbe essere il sifone, non c’è!!!! Francesco mi cede il passo per scendere all’ex sifone e strillo che la galleria continua grande e bellissima!!! Arriva anche lui e andiamo ad esplorare, ma girato l’angolo, percorsi 10 metri, eccolo un lago limpido che proprio chiude la grotta. Il posto è talmente bello che mi dispiace non avere la digitale, sotto la superficie dell’acqua si intravedono gallerie continuare, e mi vien voglia d’immergermi in quel cristallo liquido!!
Torniamo fuori, mentre Sibilla ci viene incontro fino al pozzo, la temeraria, tutta suo padre. Va beh, molto a malincuore ma contenti di aver aggiunto almeno 10 metri al rilievo, andiamo all’altra grotta.
Si chiama “La Portella” è una bella risorgente anche questa, ma grande per cui c’entriamo tutti, anche il ciccione Nozzolone e Diana la fifona, che dopo aver proclamato aver paura dei pipistrelli, appena ne vede uno se ne innamora perdutamente, buon sangue non mente. Le bimbe non mostrano alcun timore, percorrono la grotta come non avessero fatto altro nella vita, poi, mentre Francesco esplora, si mettono senz’altro a scrivere nel fango, che già hanno capito come si occupa il tempo in grotta. Già, il fango, c’è né una quantità industriale che ha riempito la grotta, non c’è più nessun pozzo, no, il fango l’ha seppellito. Francesco non si capacita, ma qui c’era un pozzo di una decina di metri, dov’è? Solo una risalita da fare e, visto che è assai stretta, ci va Sibilla ma non continua, nell’altra ci va Francesco, niente. Fango solo fango, da dove viene? Intanto Sibilla fa palline di fango e le butta sulle pareti, ripetendo ignara, il gesto di antichi suoi progenitori paleolitici, la guardo incantata, mi svela l’arcano delle grotte francesi. Un pipistrello tenta disperatamente di dormire e Diana mi dice che quello è il figlioletto, la mamma sta sopra e l’aspetta, mi sembrano razze diverse ma tant’è, le spiego solo che non hanno le ali ma membrane, e allattano i piccoli come noi.
E’ ora di tornare e ci dispiace a tutti lasciare la grotta, penso che quest’uscita ce la ricorderemmo per sempre.
La sega? visto che Sibilla e Diana ormai sono entrate a buon diritto nell’universo speleo, la sega la darei a Diana per fifonaggine acuta, solo nel sentiero del bosco, però, invaso da ogni specie di lupi che se la vogliono mangiare, sto bocconcino!
Alla prossima! Mg 2.10.2011

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