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Chiocchio zen (Corso di Speleologia Grotta del Chiocchio)

Antefatto: Seconda grotta di corso, il Chiocchio. Da informazioni incontrovertibili appuriamo che “vi bagnate fino alle mutande, già da subito!”. Partecipanti? 21!!!!!!!!!!!!! Saverio, Andrea, Lavinia, Paolo, Federica, Allison, Simone, Federico, Patrizia, Mario, Lucaluportiere, Elena, Nozzolone e la sottoscritta, nonché i corsisti tutti: Fulvio, Barbara, Angelica, Massimo, Owen, Tiziano, Valerio.
L’epica impresa:
L’idea di trovarmi tra un pozzo e un altro, sotto una bella cascata, bagnata quanto basta, ad aspettare ore straore, ipotermia assicurata, mi rallegra come andare in ufficio a rivedere le colleghe acide. Ma tant’è. Mi preparo il giusto: tuta semi-impermeabile, kripsta, poncho, candela, scaldacollo, impermeabiletto extra e, per l’esterno, tè caldo e diavolina. Si vede che traspira il nervoso da ipotermia certa perché Paolo mi consiglia “calma, ricordati lo zen da grotta” Ah, già, ci vuole zen, ha ragione. Io e il Nozz, poi, abbiamo il compito istituzionale di seguire Fulvio, e per me va bene, alla Conta non c’arriva sicuro, ergo, non dovrò aspettare le calende greche che si liberi un pozzo per scappar fuori al fredduccio umbro. Tanto per cominciare, siamo gli ultimi ad entrare per cui preparo subito il fuoco per dopo, una catasta di legna che levati. Qua sto regredendo a logista, stai a vedè…Ben, poco male, ho due tacchini corpulenti da seguire e la cosa è scaldante. Aspettiamo che tutti siano entrati e con tutta calma tocca a noi. “Ti ricordi dov’è l’ingresso?” mi chiede il Nozz, “si! sotto il fosso a scendere”. Dall’ultima volta però s’è spostato a sinistra del fosso, avrei giurato che fosse a destra. Così abbiamo allenato Fulvio anche alla ricerca di grotta nascoste, che camminare tra rovi fa benone, cellymassag si chiama. Entriamo finalmente e mi pare che l’abbiano limata, tutta larga, pavimento allisciato, strettoia inesistente, ahò e chi c’è passato? La logista umbra? Quella che al posto della minestrina sistema le grotte per il soccorso? Meglio così. Ai primi saltini l’acqua c’è, i corpulenti li percorrono con discreta agilità e quella lentezza che basta per farmi ammirare la morfologia e prepararmi bene alla lezione di speleogenesi, che qua stiamo nel giurassico (maiolica, calcari diasprini, calcare massiccio) , mica il solito cretaceo nostro. Arrivati sopra l’Alberta troviamo tutti gli altri in fila che aspettano. E qua Fulvio decide che per lui va bene così. Occhei, sale il Nozz, sale Fulvio e ho tutto il tempo del mondo per filmarlo. Visto che non si è stancato troppo, per i miei gusti, lo deviamo alla sala Merini, che merita, è un gioiellino concrezionato. “Non mettere i piedi nelle vaschette” avverto Fulvio e lui dove li ha messi? Va beh, allievo è, tra l’altro mica ha ammirato tanto le concrezioni, solo i pallocchi di fango fatti a pupazzi per aggiungerne uno lui. E voleva pure che lo filmassi. Mihhhh. “Peccato, la batteria è scarica” che qua siamo scientifici, tocca impararlo subito o mai più. I corpulenti proseguono l’ascesa verso l’uscita e stiamo fuori con un bel sole. Hai visto mai, il sole all’uscita delle grotte è un evento più unico che raro, più che altro, insperato. Provvedo, quindi, a riaccendere il fuoco per chi emergerà più tardi, ma mi è parso di sentire la voce di Paolo, non ci metteranno poi molto. Diciamo che l’uscita, per me, è stata molto zen, nel senso che freddo non ne ho preso, acqua poca e fatica niente.
Alla prossima! Mg 29.11.2015

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