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La falda sabina (Esplorazioni grotte sul Monte Pellecchia)

Antefatto: Tutto è nato da Diego che ha inviato una mail aulica e forbita a Luca chiedendo notizie della grotta della “rana bianca”. Paolo tuttologo pontifica “La rana bianca? È roba nozzolesca di enne anni fa, sai dove sta?” “Sul Pellecchia”. Il Nozzolo, punto sul vivo, decide che dobbiamo andare, non alla rana bianca, come sarebbe logico, ma a Pozzo Pellecchia, visto che ce ne sono ben tre in catasto e va a capire qual’è quello giusto.

L’epica impresa: :
Dovremmo essere solo io e lui, ma di botto s’aggiungono Luca, Roberta, Paolo Federica e Fabio. Roba che nei Lucretili quando mai l’hai visti sti qua, che è falda sabina, schifatissima. Figurarsi quando hanno visto l’argilla caotica, si sono rotolati dallo schifo.
Ben, a noi checcefrega, ci piacciono i Lucretili e poi mi sono incollata pure tutta l’attrezzatura per scendere sto pozzo del Pellecchia, visto che, come ha decretato il dottore, ho una spina dorsale da ventenne. Veramente più che scendere il pozzo m’interessava identificare querce e ho subissato le orecchie di Federica di informazioni false e tendenziose sulle cupole delle ghiande, assodato che alla fin fine erano tutti cerri. Però arrivati al pozzo nessuno si è curato di scenderlo “dobbiamo cercare gli altri tre” dice Paolo. Bon, lui è il presidente, propone e dispone, a me chemmefrega, che l’ho già sceso e non continua peggio di malga fossetta. Tanto con la scusa della battuta vado per querce.
La battuta è in mezzo a vegetazione lucretila della peggior specie, spine e spine, tanto che alla fine vedo tutti sbragati a mangiare. L’argomento del giorno è il meretricio in ogni suo aspetto più bieco. Prima che arrivi Diego che immaginiamo essere un anziano professore universitario di greco latino assai erudito, estote parati.
Bon, ora che si fa? Federica propone di salire una cima, almeno vediamo il panorama. Bello, infatti, anche capire che monti abbiamo davanti, roba impossibile per Roberta che deve rettificarsi di 90° in quanto mette il Velino al posto dei Ruffi. Visto che altri pozzi non ne troviamo, torniamo abbasso che dobbiamo vedere Pozzo fornello. Lungo il ritorno ecco un baldo giovane tutto aitante che correndo in salita chiede “c’è Luca?” “Sei Diego?” chiediamo con le palle degli occhi sgranate “Si, perché?” “perché ti immaginavamo vecchio” risponde il Nozzolone con la diplomazia che lo contraddistingue. Ben, fatte le debite presentazioni andiamo tutti a Pozzo Fornello.
Per fortuna che c’ha portato Diego perché il rincoglionimento della famiglia Nozzola è totale, si e no che ci ricordavamo Monte Flavio, al massimo. Sti qua manco lo scendono eppure è un fenomeno da vedere, soffia aria caldissima dalle profondità della terra. Aulica come espressione, si vede l’influsso di Diego. Il quale ci molla là che deve fotografarci il pozzo. Di sera. Ben, se non son strani non li vogliamo.
Abbiamo Diego che è il nostro referente lucretilo, però Paolo si vede distante duemiliardi di kilometri che schifa la falda sabina, non è sceso in nessun buco né ha scavato alcunché di scavabile (te credo, nell’argilla che te scavi?). Per darci il contentino ci dice che è contento di averli visti. Come mangiare il corbezzolo, uno e basta, per carità!. Tanto per girare il coltello nella piaga gli faccio presente che non abbiamo combinato un tubo, peggio dei cuggggggggini “Come no? Abbiamo posizionato due grotte col GPS”. Ben, se questa è l’attività allora vado alla grande!!!
Alla prossima! Mg 9.11.2014

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