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Fontana Savia (Ricerca sorgenti Monti Lepini)

Antefatto: La sottoscritta ed il Nozzolone abbiamo aderito al progetto di colorazione delle acque della grotta del Sacco che comprende, tra l’altro il censimento di numerose sorgenti, con relativa raccolta di dati vari (punti, temperatura dell’acqua, percorso, ecc, ecc.).
Bene questo ci piace, è roba da vecchiotti, ci possiamo stare.

L’epica impresa: Così oggi con Diana e Sibilla decidiamo, senz’altro, di iniziare l’opera, che chi ben comincia è già alla metà. Intanto occorre dire che loro (i coordinatori del progetto) per sapere dove va a finire st’acqua hanno compreso un territorio vastissimo, ‘naltro po’ e arrivavano agli Aurunci (terra nostra è…).
Mihhhh, che obiettivo pretenzioso, ma a noi checcefrega? Anzi.
Infatti siamo partiti da Montellanico, più realisti del Re, dalla fontana lungo la strada. “Acqua non potabile”. Appunto, perché gli speleologi pisciano in grotta, si sa.
Però non è compresa nell’elenco e poi la vera sorgente sta quasi al Lupone, che c’entra? Va beh, annamo vah…
La prossima è la Fontana Savia, questa è compresa.
Lasciamo la macchina al posto giusto ma il Nozzolone guarda il GPS e dice “di qua no, troppo lontana, la strada va in discesa e la fontana sta dall’altra parte della valle”. Occhei. Intanto mi prendo un matrullo con una splendida rudista a cono intatta e me lo carico in macchina. Che a casa una rudista serve sempre, come il pane. Poi risaliamo in macchina e stavolta parcheggiamo leggermente prima di Pian della Faggeta. “Questa è la strada giusta!” declama il Nozzolone mentre io, Sibilla e Diana, gasate ed immerse nella parte, prendiamo un rivo d’acqua e lo seguiamo su per il monte finchè l’urlo Nozzolescu non ci riporta all’ordine “NON E’ DI LAAAAAAAAAA!!!” la filosofa Sibilla spiega che noi eravamo spinte dall’umana curiosità di sapere da dove provenisse st’acqua.
Va a sapere, cammina cammina arrivi al Sacco.
Intanto il sentiero diventa presto una melma indescrivibile, prosegue ripido tra marne verdi, fango a non finire e rovi tanto per gradire.
“Nonna!!! Ho la scarpa piena di fango, anzi m’entra pure l’acqua” mi fa Diana mezza piangiucchiando “e che gli fa? Lo vedi che pure a me entra?” allora lei si riprende immediatamente “quand’è così..” e ci ficca direttamente l’altro scarpone, tutta contenta.
Poi Sibilla trova un bel fondo di olla antica. La fotografiamo e lasciamo agli archeologi a venire, con gran rammarico di Sibilla che voleva portarsela a casa “Chesseimatta!!! I reperti devono stare in loco che poi crei gran confusione se li estrai dal contesto”.
Quando siamo infangati e bagnati fino alle ginocchia ecco un casolare, il Nozz s’informa sulla fontana e gli indicano dov’è e la strada molto rapida e per niente fangosa per tornare.
Per inciso, quella che avevamo lasciato.
Ma noi, con sto fango, ci siamo divertite una cifra. Alla Fontana, piena di tritoni, il Nozzolone prende punti e temperatura e le bimbe fanno di tutto per bagnarsi ancora di più.
Fortuna che era recintata altrimenti quelle sicuro un bel tuffo se lo sarebbero fatto. Il ritorno, come detto, rispetto all’andata è stato una delizia, niente fango, solo noiosissimo stradone.
La sega va al Nozzolone per deviazione da retta via.
Alla prossima! Mg 11.1.2014

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