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Grotta Costa Sud di Monte Trevi (Esplorazione rilievo)

Antefatto:Prima che la mannaia di eventuali censure caschi sui miei resoconti, limitando fatti, atti, persone, cose, foto e pensamenti, da inoltrare, previa verifica della santa inquisizione, solo a persone strettamente fidate e in regola col bollino, fatemi raccontare il resoconto di oggi, in quel di Sezze.

L’epica impresa:
Siamo in 4, Nozzolone, Luca-Lupo, Andrea e la sottoscritta, la nostra meta è l’esplorazione e il rilievo della grotta trovata da Giorgio, l’infaticabile “quellodelCAI”, sulla Costa sud di Monte Trevi, immersa nell’ampelodesmeto. Con un asfissiante caldo estivo seguiamo Luca che, GPS in resta, ci conduce giù per Fossa dell’Abbenda, devia per lo sterrato della condotta, s’immerge tra vegetazione e rolling-stones e dichiara che la grotta sta qua. “Dove?” chiediamo tutti, sparsi come siamo ognuno per la sua simil-traccia. “Non venite qua sotto, che c’è il dirupo, fate il giro largo!” perché, in effetti, se non stai più che attento, ti trovi a precipitare dalla volta della grotta. Ma anche oggi la sfiga del gruppo non attacca e non so bene come, ci troviamo davanti ai vari ingressi della cavità. Luca, Nozz e Andrea in quello principale e io in quello a due aperture, che scopro comunicante con il loro, previo passaggio stretto, polveroso e pieno di non meglio precisati escrementi di bovide. Ci troviamo al salone principale laddove un bel pilastrino sagomato ci dice che la grotta è stata frequentata. Bene, qua abbiamo tanto di archeologo protostorico, vuoi che non ci sappia dire tutto sulla frequentazione di questa bella cavità a tre ingressi, con dependance sulla destra con muretto, comunicante con un vano sottostante ben areato, ed altra dependance sulla sinistra, anch’essa a due ingressi, bella ampia ancorché bassetta? No! Prima deve trovare il coccio. Va beh. Mentre Luca-Lupo e Andrea smucinano dentro il muretto-ripiano in cerca di cocci, sepolture, litici, vattelapesca, io giro in lungo e largo per tutte le varie sale salette in cerca di graffiti, uomini a phi e trovo solo qualche osso, abbastanza grande, di animale. Strillo come un’aquila “ossa ossa!!” facendo arrivare di gran carriera Andrea, in piena crisi allergica, e Lupo con martello da geologo che ci scava sotto, a scopo indagatorio. Andrea prende un osso in mano e sentenzia “recente, pesa!” a bon, non è sicuro un mammuth primigenio ma vacca moderna. Per ogni buon conto fotografo il tutto, compresa qualche stranezza in parete, sia mai si rilevi essere graffito geometrico. Visto che il Nozz è stato tutto il tempo a guardare il panorama sulla pianura pontina, assiso su una roccia siccome sedia del Papa, gli propongo di incominciare il rilievo. Ci mettiamo in tre, Luca alla bussola, il Nozz alla scrittura e io alla cordella metrica. Cerchiamo di farlo bello preciso ma, per non perdere troppo tempo inutilmente, rileviamo solo la grotta principale, tralasciando le due dependance, ci venissero gli archeologi che qua c’è da fare volendo scavare sotto la merda di vacca. Il nostro dovere è fatto, grondanti come la meta sudante torniamo alla macchina per mangiare ai giardinetti di Sezze laddove passeggiano ancheggiando le setine procaci. Visto che fa un caldo che levati lasciamo il riparo Roberto per cercare le orme dei dinosauri di Sezze. Le trova Luca dentro la cava e passiamo il tempo a farci le pippe sopra, che son meglio le nostre di Esperia e via discorrendo. Ora dovremmo andare all’arnalo dei bufali e, soprattutto io, a misurare e verificare le radici della Plantago altissima, per dimostrare scientificamente l’esistenza della pianta nel Lazio, ma dei lavori stradali ci impediscono ogni passaggio, essendo vietatissimo e, soprattutto, impossibile, il transito a piedi a persone vaganti ancorché munite di ogni e qualsivoglia patacca di geologi, archeologi, botanici, speleologi per cui, bon, si torna a casa.
Alla prossima….forse, se ancora vige libertà di stampa e libero pensiero.
Mg 7.4.2016
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