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Olimpiadi, il bosco distrutto per la pista da bob: a Cortina in pochi giorni abbattuta la stessa quantità di alberi degli ultimi 12 anni

a cura di Giuseppe Pietrobelli- Il Fatto Quotidiano-

Per fare posto alla nuova pista da bob “Eugenio Monti” per le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026 è stato abbattuto un numero di alberi equivalente a quelli caduti nell’arco di 12 anni sotto le seghe elettriche nel Comune di Cortina d’Ampezzo. Lo sconcertante dato, che giustifica le preoccupazioni sul danno ambientale arrecato al bosco di Ronco, alle pendici delle Tofane, emerge dalle precisazioni fornite da Infrastrutture Milano Cortina spa (Simico) dopo le polemiche provocate dal taglio dei larici centenari. La società governativa che deve realizzare le opere olimpiche per il 2026 è uscita allo scoperto per tranquillizzare, invece conferma quanto sia grave l’impoverimento del patrimonio boschivo.
L’abbattimento dei larici è cominciato il 21 febbraio, da parte di Lgb Forestal service, la società di Luca Ghedina Broco. Siccome poi è nevicato, i tronchi sono ancora sul terreno. Cristina Guarda, consigliere regionale di Europa Verde, ha lanciato il primo sasso, inviando un esposto alla Forestale perché verifichi l’ampiezza dell’area interessata. La rivista on line L’Altramontagna ha insinuato che a cadere saranno molti di più dei 500 larici previsti, visto che la quantità di legno indicata da Simico, seppur sotto forma di stima, era di 2.200 metri cubi.
C’è a Cortina un Piano di Riassetto Forestale che riguarda l’estensione del Comune. È composto da un programma decennale e da uno biennale (dal 2009 al 2020), secondo cui la quantità di massa legnosa utilizzabile dai tagli boschivi era in totale di 8.210 metri cubi. Dividendo per dodici anni, si ha una media di 684 metri cubi all’anno tagliabili. La previsione ha largheggiato rispetto agli interventi effettuati, visto che nel periodo interessato sono stati tagliati 1.298,95 metri cubi, con 6.911,05 metri cubi di alberi rimasti intatti. Il consumo è stato, quindi, pari a circa il 16 per cento, segno di uno sfruttamento non intensivo del bosco. La scoperta allarmante è che per la pista da bob sono stati tagliati in pochi giorni 1.199,30 metri cubi. Si tratta soltanto di 100 metri cubi in meno di tutti gli alberi abbattuti a Cortina dal 2009 al 2020. Non è vero, quindi, che l’intervento al patrimonio boschivo sia limitato.

È un "laricidio", il CAI condanna il taglio dei larici e la pista da bob di Cortina

Il Club alpino italiano prende posizione sull'inizio dei lavori per la costruzione della nuova pista da bob a Cortina d’Ampezzo: "Ancora una volta si è scelta la realizzazione di una nuova 'opera inutile' in luogo della salvaguardia e della valorizzazione di beni naturali comuni".

Il Club alpino italiano prende posizione sull'inizio dei lavori per la costruzione della nuova pista da bob a Cortina d’Ampezzo, sposando appieno la visione del Comitato scientifico centrale sul tema, che si dice fortemente scettico verso la realizzazione di una "nuova 'opera inutile' in luogo della salvaguardia e della valorizzazione di beni naturali comuni".
L'articolo del Comitato scientifico centrale del Cai inizia spiegando che, "come è stato anche opportunamente osservato da Luigi Torreggiani su L'AltraMontagna, l’azione – ossia il taglio degli alberi – non deve far dimenticare l’intenzione".
"Infatti - prosegue l'articolo - è certamente gravissima la perdita, in termini di naturalità del territorio e del paesaggio intorno a Cortina, provocata dall’abbattimento di così tanti alberi, ma va pure ricordato che i 'parchi a larice' da secoli sono soggetti a tagli per l’utilizzo di ottimo legname nell’edilizia e nell’industria del mobile (tuttavia con criteri ben diversi dal taglio a raso, che qui si sta operando senza alcuna considerazione delle procedure forestali!)".
"La questione più importante, dunque, è il motivo che sta dietro a tale abbattimento - evidenzia Comitato scientifico centrale - La costruzione dello Sliding Centre di Cortina: è questo il problema vero. Un’opera contro cui si sono espressi in molti, fra comuni cittadini, associazioni e comitati civici, e anche lo stesso Comitato Olimpico Internazionale. Un’opera che, mutuando le critiche mosse dal CIO, è da ritenere intempestiva rispetto al cronoprogramma predisposto per le Olimpiadi invernali 2026, enormemente costosa (verosimilmente poco meno di un centinaio di milioni di euro), non sostenibile quanto al suo mantenimento in futuro, sostanzialmente inutile (vista la disponibilità di altri impianti già funzionanti e considerato il ristrettissimo numero di praticanti delle discipline sportive interessate). E senza considerare l’ulteriore consumo di suolo (diversi ettari) che l’opera comporta, problematica questa che già vede il Veneto posizionarsi ai primi posti fra le regioni italiane!"
Il Comitato scientifico centrale del Cai ricorda inoltre la pista di Cesana, realizzata in occasione delle Olimpiadi invernali di Torino 2006 e abbandonata a pochi anni dall'inaugurazione. Questa struttura doveva servirci da monito, ma "evidentemente, anche in questo caso la storia non è magistra vitae".
"A dispetto di ogni considerazione, anche di ordine economico - continua il Comitato scientifico centrale - si continua infatti ad inseguire un modello di montagna nello stile 'Vacanze di Natale', cercando di perpetuare modalità di frequentazione che da più parti vengono considerate ormai fuori dal tempo.
Per alcuni le 'strategie di adattamento' ai cambiamenti climatici (meglio: al riscaldamento globale) consistono non già nel perseguire nuove modalità di frequentazione e valorizzazione del territorio e dell’ambiente, di minore impatto e coerenti con le mutate condizioni, bensì nell’investire nuove ingenti risorse pubbliche per continuare ad assicurare, nonostante tutto, le ormai sorpassate modalità di fruizione, anche se ciò comporta l’adozione di soluzioni ancora più impattanti ed energivore. In tal senso rappresenta un esempio emblematico la scorsa edizione delle Olimpiadi invernali, che in Cina ha visto – per la prima volta nella storia di questa manifestazione – l’esclusivo utilizzo di neve artificiale".
Anche il Cai veneto ha ribadito, in più di un'occasione, la propria contrarietà verso la costruzione della pista da bob.

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