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La Spina Santa (Escursione)

Antefatto Lassù qualcuno ci vuole bene perché, guarda caso, tutta la settimana è trascorsa tra un putiferio di vento e acqua, ma mercoledì c’è un buco di bel tempo. “Che si fa?” chiede democraticamente Giorgio “Costasole con gli ADM o Fosso di Spina Santa noi tre?”. Una persona dotata di buonsenso risponderebbe immediatamente “Costasole”, già il nome depone a suo favore, mentre “fosso” ti dà l’idea di acqua a non finire e “spina santa” peggio mi sento, spine a gogò. Così rispondo io, ma non perché dotata di buon senso, perché c’è Elena notoriamente più lenta di me. Invece che scelgono gli altri due compari? Spinasanta!!!!!!!! Ohi mamma….

L’epica impresa: Così eccoci ad affrontare fosso e spine, dotati di minima cordicella rossa, e per fortuna che c’era. Arnolfo non l’ha mai fatto per cui, davanti al primo salto, ammutolisce “di qua si passa?” noi, invece, ci rallegriamo che, stranamente, non c’è acqua. Si vede che i cambiamenti climatici hanno risparmiato sto pezzo di pianeta. Sale Giorgio e non fa in tempo ad avvertirci “state lontani che se casco vi travolgo” che casca, come si dice a Schio, come un pero marso. Per fortuna stavamo tutti sotto per cui io cerco di fermarlo e Arnolfo pure. Non so se sia stato merito nostro che abbiamo attutito la caduta, ma non si è fatto niente. Però a me viene un po’ di tremarella salire in libera e credo che sia venuta anche a loro due. Ma c’è la corda rossa!! Risale Giorgio che ormai sa come cadere “tutto appiccicato alla parete” ci spiega, e mette sta corda rossa che arriva a metà perché troppo corta. Fa niente, Arnolfo riesce a prenderla e, benché esile come uno spago da scarpe, sta cordicella fa il suo lavoro. Lo stesso faccio io. Gli altri salti sono più facili, più corti e anche divertenti da scalare, ma lo stesso usiamo la corda rossa. Procediamo dentro e fuori dal fosso alla ricerca dell’ultimo salto alto, non più scalabile. E qua Giorgio se la prende con me che ritengo salto alto tutti quelli inscalabili. Mica se la prende perchè non mi ricordo, tra l’altro come lui, no, perché gli serve uno “sparring partner”. Che è sta cosa? Tutti su wikipedia a cercarlo. Bon, mi adeguo al ruolo finchè, finalmente, ecco il famoso salto alto, una bellezza di cascata di travertino che scende come un manto di Madonna della Mentorella. Già, che l’ho nominata. Dopo il fosso dobbiamo salire in cima al monte Spina Santa ed arrivare alla Montorella, altrimenti manco i soldi della benzina. Così procediamo, tra spini a non finire, che si prendono la corda rossa sparita tra i roveti e non più ritrovata. Ha fatto il suo dovere ed è scomparsa come quelli del 2 novembre. Ovviamente arrivare in cima al monte non è così banale, fortuna trovare le melette selvatiche che mi legano la lingua che manco posso rispondere a tono a Giorgio sulle questioni di alta finanza. Con sta scusa di mangiare tonnellate di melette ci riposiamo. I panini no? No! Quelli alla Mentorella. Così vedo sti due mangiarsi le ghiande che qui sono cadute a quintali, belle grosse che fanno voglia. Pure io le raccolgo, ma per piantarle a Ciampino e farlo verde anziché rossiccio com’è adesso. Arrivati finalmente alla Mentorella ci fiondiamo in chiesa a ringraziare la Madonna dello scampato pericolo e, personalmente, accendere tutti i ceri possibili immaginabili per la Olga che si mantenga in buona salute. E ora la parte ludica, mangiare le varie schifezze peggio delle ghiande. Scoccata la mezz’ora di pausa torniamo, senza alcun impedimento, per il sentiero del Pellegrino, che la Madonna benevolmente ci ha levato i sassi da sotto i piedi e restiamo sulle nostre gambe fino al bar della Fortuna. Birra e una saccocciata di patatine giganti sono i nostri integratori.
Alla prossima!!! 31.10.2018
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