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Mezze seghe al fondo del Corchia

Antefatto: E’ finalmente arrivato il momento tanto agognato, quello di raccogliere il frutto di un’intera esistenza spelea votata ad una sola meta: “il fondo del corchia”. Il tutto, grazie all’impeccabile organizzazione di Cesare Raumer , il quale è riuscito a trascinare la recalcitrante Mg alla mecca agognata, ed, insieme a lei, anche: il Nozzolone e Angelo l’infermiere, del GSG; Simone Valmorbida, Fernando Sampò, Alessandro Landi del GGS; Moreno Cocco del gruppo speleo di Valdagno; Carlo Carletti, del gruppo speleosubacqueo toscano.

L’epica impresa:

Inizia davanti alla turistica, dove vengono divisi pesi e zaini, perchè l’obbiettivo è il completamento degli ancoraggi fissi dall’ingresso del serpente fino al fondo, con piastrine, anelli, tasselli inox inamovibili, forniti gratuitamente dalla ditta Raumer di Schio. Il padrone della ditta, quindi, provvede alla divisione, nei vari zaini, del materiale necessario per l’armo fisso e l’armo e disarmo con corde del percorso fino al fondo, un bel pò di peso. I romani vengono utilizzati come cambusieri, vista la loro spiccata propensione a ciò , così i loro zaini conterranno, in abbondanza, cibi bevande e, scarsamente, carburo. Il tempo è brutto, è prevista pioggia e Carlo Carletti racconta di quella volta al fondo, che gli prese la piena e dovette aspettare per 24 ore il deflusso dell’acqua. Mg è sempre più preoccupata, ma nello zaino ha, oltre alle altre vettovaglie, anche tre maglie di diversa natura e spessore; mentre il Nozzolone porta il cibo bastante per un mese.....Entrano i veneti e cominciano ad armare con l’alacrità del nordest, in pochi nanosecondi. Sono le 9,30, Mg entra ultima, dopo Angelo, e già al serpente comincia ad avere attacchi di claustrofobia, subito sedati da quest’ultimo che le ricorda tutte le grotte fatte insieme, 35 anni di grotte, “a Marigrà, e che sarà mai?”. In pochissimo tempo si percorrono le passerelle ed inizia la parte verticale, con il pozzo della gronda. Stavolta Mg guadagna posizione, ormai è lanciata verso il fondo, presto, presto, prima che l’elastico si metta in tiro. Arrivano anche i turisti, che, vedendola passare il frazionamento, sperano nel sangue “tiè, fatto tutto come da manuale”. Usare lo spieder dà il piacere di una buona scopata, e sentire Cesare parlare un misto di trettarolo e romanesco, e Carlo quello toscano, mette un’allegria incredibile: “problemi zero”.
L’armo procede alla grande, si scende pure l’elle e gli zaini cominciano a svuotarsi. Fernando si gira verso Mg “dammi il tuo zaino, te lo porto io”. INCREDIBILE!!!!!!!!!!!!!!!!!!! non le era mai successo questo in tutta una vita speleologica, “non è che ho già steso le zampe e sto in qualche speleoparadiso?”, minchia sti veneti, “no, grazie, magari porta quello del Nozzolone, che ha problemi nello stretto”. Così arma e arma, scendi e scendi, si arriva in men che non si dica al MITICO SIFONE VIDAL. Lì, sbracati sulla candida spiaggia, si mangia; a dirla tutta, non ce ne sarebbe bisogno, ma il Nozzolone si rifiuta categoricamente di perdere ciò che ha di più affascinante, la sua pancia accogliente. Intanto cominciamo a fare amicizia con sti veneti incredibili, che raccontano di abissi, strettoie, sifoni, “non so da voi, ma da noi ste grotte CHIUDONO!!”.
Si arriva alla parte fossile, grandiosa, stupefacente, un misto tra la Rana, Su Bentu, Lilliput, Salone Donati all’ennesima potenza, sentieri tracciati nella sabbia, concrezioni a occhio di bue, e, mentre si scende, il rombo del fiume che inizia a sentirsi in lontananza.
Mg ormai, ha preso posto tra le venete genti, e, arrivata al fiume, corre a vedere la famosa cascata dell’a-monte, troppo bello l’attivo, ormai vuole, nel modo più assoluto, seguire il corso del Vidal.
Si sale per il passaggio “Zuffa” e, mentre Cesare arma l’ennesimo pozzettino, il Nozzolone inizia a lamentarsi del mal di schiena, subito imitato da Angelo; Carlo, invece, si leva stivale e pedalini ed osserva la caviglia gonfia, reduce di caduta. Angelo dà il suo parere spassionato e competente “riposo assoluto, non c’è altro”. Un rapido consulto porta alle seguenti conclusioni “andiamo senz’altro al fondo”. Così si percorrono, tra un passaggio ed un altro, le sponde del Vidal. Si scende, scende, scende, il rombo non permette conversazione, le orecchie fischiano e Mg sta incollata a Simone, per imitarne la veneta andatura. Cesare arma, Moreno gli passa le corde, sono velocissimi, a ruota Simone e Fernando fanno a gara per strappare di mano gli zaini altrui, ma bevande, carburo e cibarie sono stati lasciati lungo il tragitto, per cui ognuno fa la sua bella figuretta a portarsi lo zaino, quasi scarico. Arrivati ad un certo punto Cesare si ferma, per prendere fiato “quanto manca?” “c’è un altro salto da 12 e circa 50 metri di galleria”. Va beh, allora andiamo, girato l’angolo:
IL FONDO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! sono le 18.
Stava lì, c’eravamo fermati due metri prima. Ma non sifona, continua, e tutti s’infilano tra i massi a vedere dove passano ancora aria e acqua. Troppo stretto, bisogna lavorarci. Dopo le foto di rito, la raccolta di un macigno levigato da parte di Simone e di una pletora di brutte breccolone da parte di Fernando, inizia il ritorno. Mg non trova più lo zaino, glielo aveva preso Fernando, “no, ti ringrazio, ma lo porto io (tanto è mezzo vuoto..), anzi, porto anche la sacca d’armo di Cesare” . Nozzolone, Alessandro e Cesare inziano a salire, seminando immediatamente Angelo e Mg, i quali, fatti pochi passi, già perdono, per due volte, il percorso giusto. Per fortuna arriva Carlo che li indirizza sulla retta via. Dopo alcuni saltini Mg stramazza stravolta, manca ancora tutto. Cesare la rassicura, “anch’io, in questo punto, stramazzo, problemi zero”. Si sale, sale, sale, infiniti saltini, infiniti passaggi. Alessandro fa il bagno nel fiume, vincendo la prima sega della serie. Si sale, sale, sale, tallonati dai disarmatori: i fortissimi Simone, Moreno e Fernando. Al salone fossile Alessandro, evidentemente asciugatosi, inizia a raccontare dei corridori di montagna, gli sky- runner di cui fa parte, ed Mg, incazzata nera per non avere il fiato nemmanco per respirare, medita sul fatto che uno di questi spiderman dovrebbe portarla a spalle, invece di sprecare energie a far cazzate inutili e senza senso. Intanto si arriva, finalmente, al sifone Vidal, ma non ci si ferma che un istante, perchè i disarmatori tallonano stretto. “Angelo, che ore sono?” “Mg non te lo dico, ma lo vuoi proprio sapere? sono le 21”. Si riparte. Alessandro e Nozzolone stringono un patto di alleanza per portarsi lo zaino, uno sui pozzi, l’altro sullo stretto. Mg volentieri ridà la sacca d’armo al legittimo proprietario il quale, con nonchalanche, la passa, con tutto il trapano, ai disarmatori. Simone, Moreno e Fernando, senza battere ciglio, non solo intimano Cesare a continuare a mettere armi fissi, ma anche a levare tutto il vetusto cordame altrui. Cesare reclama il diritto di vecchitudine: “tosi, non so vuialtri, ma mi saria stracheto”. Tutti risalgono velocemente, che i disarmatori tallonano a vista. Ad un certo punto Moreno passa una pletora di cianfrusaglie ad Angelo e Mg, “sono vostre?” mizzica, ma sono le cose del Nozzolone, occhiali, chiavi della macchina, documenti e soldi, tutti lasciati chissà dove e recuperati miracolosamente da Moreno!!!! e questa seconda sega del fondo viene così vinta dal Nozzolone.
Non so per quale circostanza, ma Mg, si trova prima a salire, seguita dal Nozzolone e da Alessandro a ruota, e dà inizio alla sua specialità “la fuga in alto”.
Così attacca, senza perdere colpi, pozzi, pozzetti e passaggi, il tempo di vedere arrivare il Nozzolone e via. Le gira la testa, barcolla e decide, al pozzo a elle, di risalirlo ad occhi chiusi, in automatica, ma una craniata megagalattica la porta immediatamente alla realtà. Qua tocca stare in campana.
Non so come, non so per quale intercessione divina, ecco finalmente le passerelle. “Giuro, non parlerò più male delle turistiche”. Il Nozzolone e Mg percorrono trasognati anche le passerelle, ripassandosi gli antichi passaggi “ ti ricordi qua, quanto si scivolava?” “ti ricordi sta risalitina quant’era stronza? “ anvedi il ramo di romani tutto illuminato!!!” “ e quella non è la galleria della neve?” “queste gallerie del venerdì mica sembrano grotta, sembrano miniera, chissà che potrebbero pensare i turisti”. Lemme, lemme, i due arrivano anche alla galleria artificiale, sperando in una improbabile chiave dimenticata, macchè, dalle grate osservano che piove a dirotto, fanno uscire il materiale, e ritornano sui loro passi ad attaccare la parte peggiore, il serpente in uscita. Non hanno più il fiato nemmeno per smadonnare, ma alla fine escono, troppo stanchi anche per essere soddisfatti. Resta solo da pronunciare la frase di rito: “anche questa volta abbiamo portato fuori la pellaccia”, sono le due e trenta del giorno dopo.
Velocemente scendono per aiutare gli altri ad estrarre le corde dalla grata e sistemare il cordame, vecchio e nuovo. Mentre il Nozzolone, mezzo nudo, comincia a spignattare e preparare corroboranti pastasciutte, dalla grata arrivano tutti, in ordine sparso, per scaricasi del materiale. Fernando, oltre a corde nuove e vecchie, butta dalla grata sassi, sassi, sassi, a non finire, presi dal fondo, e manco tanto belli. Moreno e Simone, non la finiscono più di estrarre corde, corde, corde. Mg resta esterrefatta “sio strachi?” “ma no, nianca tanto, xè sta na passeggiata”. Veneti del nord est, che altro dire? Stavolta le seghe sono due: una ad Alessandro per bagno nel Vidal, una al Nozzolone per perdita di materiale in grotta.
Cesare ha fatto passare di grado Mg “deso che te ghe fato el fondo del corchia te poi vantarte de esare diventà tre quarti de sega” (ossia meno un quarto a spelea normale....).

Alla prossima!!! Mg 17.9.2005

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