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Monte Catillo e i suoi buchi (Scavo buchi)

Antefatto: “QuellidelCAI” ormai sono lanciati in questa avvincente attività: “trova i buchi!”, corrono tra cima a cima come dannati, ma appena vedono un buco… STOP! Prendono il punto e via….a macinar kilometri. Così appena Giorgio manda la traccia di Monte Catillo, Monte Sterparo e Lecitone, con tanto di buchi segnati, non posso che chiamare a raccolta una truppa nelle persone di Diana, Francesco e Nozzolone. “Dove andiamo?” “a vedere i buchi di Monte Catillo!!”.

L’epica impresa:
Ci portiamo il materiale per scavare perché Giorgio ha specificato che un buco è coperto da pietre e un altro è un pozzo. Bon. Seguiamo pedissequamente la traccia segnalata che ci porta esattamente nel punto del buco. Ora di buchi ce ne sono tre. Uno non soffia. Uno soffia un casino, l’ultimo è grossetto, tappato, niente aria, ma pare il più promettente. Francesco subito opta per quello che soffia, eccome se soffia. Con piede di porco, mazzetta e scalpello, non esce un ragno dal buco. La roccia, calcare compatto del giurassico (come dice il cartello della riserva), non si fa nemmeno scheggiare, tanto ci ha messo a depositarsi e così vuol restare, far bella mostra di se, compatta. Nel frattempo, anche per la gente che vede, vado a toglier sassi dall’altro buco, quello che a prima vista sembra chissà che e, in effetti, leva leva una fessura si vede, ma aria niente di niente. Francesco ora lascia scavare a Diana, e, hai visto mai, vien a vedere il mio “ma non vedi che è stato già scavato? Li vedi i manzi?” “quali manzi?” chiede Diana “quelli che son inciampati dentro sto buco lasciato aperto e c’hanno rimesso una zampa!” rispondo, facendole vedere le ossa di una zampa di mucca “vedi? Questa mucca ora ha la zampa di metallo come quella di tuo nonno!”. Così Diana chiede al Nozz di premere il pulsante che gli fa scattare la gamba e correre a perdifiato per i monti. “Si è esaurita la batteria” risponde, ma intanto prende il via a va diretto verso l’altro punto segnato, quello del pozzo. Che sta su Monte Sterparo. Mentre lo inseguiamo, notiamo che il sentiero ha un chè di artistico, col calcare selcifero messo a mò di pietre fitte, teatro greco, gradini, e dopo un po’ incontriamo gli artefici di tutto ciò. Stanno tentando di tendere tra due alberoni un festone di legni, rotelle, bamboo, roccette. Vorrei chiedere a che pro, ma invece tutti ci complimentiamo per l’impresa. Perché sti due, dell’associazione Peonia, hanno vinto un progetto per abbellire il monte, così immagino, “ma vi pagano?” “no” ahh. Li lasciamo sacramentare sulle corde di acciaio e saliamo verso lo Sterparo. Al punto del pozzo vediamo solo una calcara. “QuellidelCAI” sanno che è un pozzo? “ ci chiediamo perplessi e, per non saper né leggere né scrivere, tiriamo fuori i viveri predisponendoci a un meritato spuntino. “Tò un cagnaccio” penso, e il Nozz “anvedi quello, sembra proprio Giorgio” “ma è Giorgio!!” con cane e moglie. Nemmeno il tempo di salutarlo gli chiediamo lumi sul pozzo “ho messo pozzo tanto per indicare qualcosa di strano non sapendo come indicare meglio”. Svelato l’arcano ci dedichiamo al cane che è proprio il nullafacente descritto, peggio di me il meglio che sa fare è rallentare Giorgio. “Portatelo sempre!” vorrei dire, ma mi trattengo visto che sto cane si sbraga con tutto il peso addosso a me col tanfo canino che ben mi ricordo dall’ultima volta. Giorgio, visto che siamo in modalità speleo, ossia mangereccia, ci saluta e s’incammina. Però Francesco vuol salire fino alla croce e io pure, per cui lasciamo il Nozz e Diana a tornare ai buchi e via, di corsa in salita, si fa per dire. E per una volta nella vita mi trovo a superare anche Giorgio che per colpa del cane cammina a velocità spelea!! In cima, il tempo di due foto, e di corsa a raggiungere il resto della truppa. Con doverosa sosta a vedere i due artisti tribolare a tendere sta specie di festone che si capisce che è impresa rottambolesca (come direbbe Angelo). Francesco tira fuori qualche consiglio CNSAS, ma non mi pare aria…”A Francè, ma tutto sto lavoro a che pro?non sarebbe meglio impiegato a scavar buchi dico io?”. Francesco però obietta che magari piace ai bambini vedere sto trapelo de legnetti pendere dagli alberi “perché, il bosco non è bello già di suo? Magari sarebbe tempo meglio speso quello a pulire le sponde dell’Aniene” . O piantar alberi in posti immondi, come faccio io, penso…
Con questi profondi pensieri ci ricongiungiamo con Nozz e Diana, contenti felici della bella giornata e di aver scoperto la riserva di Monte Catillo..buchi compresi..grazie a “QuellidelCAI”!!!!
Alla prossima!! Mg 21.2.2016

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