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Monte Cucco mon amour...con questi del CAI!
(Escursione Grotta di Monte Cucco turistica e Valle delle Prigioni con CAI )

Antefatto: Quando Giorgio, in persona di Presidente del CAI di Frascati, mi ha proposto di organizzare un’uscita a Monte Cucco “lo conosci?” la mia risposta è stata un entusiastico urlante “SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!”…adoro Monte Cucco, sopra e sotto, Cens, Cleofe, Checco, Luca, calcare massiccio, calcare maiolica, scaglia grigia e rosata, ammoniti e quant’altro offre st’angolo incontaminato d’Umbria marchigiana.

L’epica impresa: :
Grotta di Monte Cucco
Appuntamento ore 10 a Sigillo, ma questi del CAI stanno già alle 9,30 sul posto zampettando impazienti, nelle persone di: Giorgio, Pina, Renè, Arnolfo, Alberto ed Elena, mezza caina, mezza spelea. Ovviamente, trattandosi di Umbria, potevo mai esimermi dal costringere Marco l’Eugubino a venire con noi, che è da una vita che lo voglio trascinare in grotta a fotografare? Lui a sua volta porta Francesco e Gabriele, rispettivamente, del CAI di Perugia e di Gubbio.
Così eccoci pronti ad aspettare Luca che ci fa da guida nella grotta di Monte Cucco, turistica. Il Nozzolone ci lascia a malincuore a Pian del Monte e c’inerpichiamo sul sentiero. Il Cai con la sua solita anda forsennata, fortunatamente stoppata da Luca. “Davanti a voi vedete…” e c’indica tutta la geografia dei monti fino al GranSasso e la geologia delle rocce giù giù fino alle anidriti di Burano. Che il Cai sia stato attento ne ho la riprova il giorno dopo, alla valle delle prigioni, quando mi hanno mostrato la scaglia rosata “è rosso ammonitico?”. Eccoci davanti alla turistica a fare le immancabili foto di rito. Bon, qua si perde anche troppo tempo ed entro in grotta a respirare aria ipogea. La grotta illuminata come non l’avevo mai vista mi prende il cuore e le spiegazioni di Luca il cervello. Mizzica ci ha fatto un vero e proprio corso di speleologia in poco tempo. Il chè ha permesso a me e Marco di sbizzarrirci in foto artistiche senza paura di infangare le digitali. Ecco a che servono le grotte turistiche, tra l’altro. Luca, preso dalla foga dell’insegnante di grotta, ci porta pure in una deviazione che manco avevo mai visto, spegne le luci e mi sento subito in campo interno. Ahhhh che bella la grotta!!! L’uscita mica tanto con gli zaini fuori ordinanza che s’incastrano nei pioli. E mò? Chesseimatto se non sali in cima manco puoi dire che sei stato in montagna. Bon, salutiamo e ringraziamo Luca al bivio, che se ne va con tutti i caschi penzoloni, e noi su dritto per dritto che a questi del CAI le gambe si atrofizzano a camminare piano. E mò? Se magna e i fotografi fotografano. Ora prendo le redini del potere “si va ad ammoniti” e via senza sentiero a scapicollarci per il grigio ammonitico. Ma questi del CAI a raspare non ne vogliono sapere, una volta accese le gambe se non arrivano al punto preventivano non si fermano manco a fargli vedere, chessò, un tasso barbasso. Bon, niente ammoniti, manco il CAI eugubo-perugino è stato collaborativo, solo Alberto mi fa vedere il calcare maiolica “questa è un’ammonite?” “no, massimo una scodella…”.
Arrivati a Pian del Monte salutiamo gli Umbri e, visto che non è ancora notte, andiamo alla Spaccatura del Lecce. Che sarebbe una bella faglia da vedere per coronare le acquisite conoscenze geologiche. Ma questi del CAI, ammirata la faglia, eccoli partire a spron battuto per la gola sovrastante e via di corsa verso Pian del Monte. “Ahò! Tornare arretro che ci aspetta il CENS!!!” grida Giorgio redarguendo gli indisciplinati soci. Al Cens ci sono il Nozzolone e Francesco che ci fanno gli onori di casa. Che dire del Cens? Le esclamazioni di ammirazione di questi del CAI hanno avvalorato lo splendore della struttura gestita in modo magistrale da Checco e Cleofe. Talmente bella e ospitale che le donne del gruppo pensano bene di dormire in separata sede per non approfittare dei ben 2 maschi a disposizione a testa per qualsivoglia bisogno impellente. Ahò, io c’avevo il Nozzolone altrimenti non mi sarei fatta scappare la ghiotta occasione…
Alla sera mangiamo sotto il Cens in un locale con karaoke che ci prepara in un’era geologica un sacco di amenità locali a modico prezzo. Appena il folcloristico cantante attacca un’allegra sarabanda di canzoni con Elena a musa, ecco il Nozzolone scappare a gambe levate, che gli pareva di stare allo speleo bar.

Valle delle prigioni Operativi alle 7,30 è l’imperativo categorico di Giorgio. Alle 7,30 in punto scendo e vedo Elena in stand by con sguardo accusatorio e gli altri? “è da un pezzo che stanno girando per Costacciaro” . Perché questi del CAI quando dicono le 7,30 devi tradurre un’ora prima, minimo. Bon, tragugio una veloce colazione e andiamo a Coldipeccio. Non partivamo da Pascelupo? Infatti subito Alberto, visto che non ho trovato il cartello con l’indicazione del sentiero (che stava dietro l’angolo..) mi dà un punto in meno e il Nozzolone c’ha da ridire sulla scarsa organizzazione. Ambè, eppure mi sono stampata cartine e descrizioni, ahò. Ben, a Pascelupo troviamo il cartello e i locali che ci indicano “di là” e via.
La valle è bellissimissima e dò una gran capocciata sotto la galleria dell’acquedotto, santo casco che non ho. L’andazzo è molto piacevole finchè non inizia la salita sul monte “Mò-tette” perché ho osservato che questi del CAI quando devono salire hanno sta marcia in più che mettono nelle gambe, se vanno in piano o in discesa vanno normali, appena vedono un accenno di salita prendono una fuga come se avessero un cane rabbioso che azzanna i polpacci. Ovviamente al bivio dell’anello invece di prendere la strada del ritorno scoprono che si può salire la vetta del “Mò-tette”. “Va beh, ho capito, andate andate che io vado a fonte del giglio a raspare ammoniti, ci vediamo là”. Che aggiungo l’utile del riposo al dilettevole del raspo. Li guardo partire e faccio un rapido calcolo. Ci mettono un’ora tra salire e scendere, tra un’ora stanno qua. E con anda mollemente speleologica mi accingo a cercare fossili e sperimentare macro di fiori. Uno solo vista la stagione, la poligala = “molto latte” adatta al monte “Mò-tette”.
Passa un’ora e non trovo niente poi girando vedo finalmente lo strato di rosso ammonitico, sta molto alto e peggio, fuori vista, questi del CAI staranno per tornare e non mi vedono. Sciaguratamente questo è stato il pensiero. Non avendo ben calcolato che per andare e tornare dalla cima servono due ore e non una. Però ho fatto un calcolo caino laddove un’ora dei comuni mortali è mezz’ora del CAI, perciò mi preoccupo. Le cose sono due. O sono scesi dalla cresta e non mi hanno vista, o sono scesi dal sentiero di prima sbagliando questo qua. Nel dubbio torno al bivio e salgo il monte a cercarli. Infatti li vedo che stanno scendendo così inveisco tutta rabbiosa “pensavo che vi foste persi!!!!!!!!” no io che ho fatto male i conti, loro che si sono persi, con tutto il GPS e cartina poi….
Roba da offendersi una cifra. Ben, per calmarmi si siedono mogi mogi ad aspettarmi alla fonte del giglio mentre salgo con Elena e Renè allo strato di rosso ammonitico per verificare che qua le ammoniti se le sono prese da mò. Ben, scendiamo che si è fatta una certa. Infatti il Nozzolone mi chiama tutto preoccupato “dove siete?” che anche lui aveva fatto il conto CAI “se c’è scritto 6 ore soste comprese questi del CAI tra tre ore stanno a Pascelupo”.
Niente vero, sarebbe stato così se non avessero salito il famigerato “Mò-tette”. Tutto bene quel che finisce bene, con una bella birra a Sigillo dove il Nozzolone ci ha aspettato ore staore giocando a scacchi.
Il rientro nel traffico tremendo è stato una tragedia, se questi del CAI fossero tornati a piedi avrebbero fatto prima.
Alla prossima! Mg 1-2/11/2014

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