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Sul Monte Etra con "QuellidelCAI" (Escursione)

Antefatto: E’ dall’anno scorso che non faccio un bel giro con “quellidelCAI” e quando leggo la mail di Giorgio, con il resoconto della recente attività, rosico tantissimo, così appena arriva l’invito ad uscire aderisco immediatamente. La meta? Tre opzioni: Monte Etra (600 m di dislivello, 14 km), Sprone Maraoni da Gorga (la via infinita), Monte Cavo (‘no sputo
L’epica impresa:
Partenza alla solita ora antelucana, un quarto alle 6, ma essendo in modalità “quelladelCAI” anticipo e ci troviamo tutti pronti davanti alla casa di Giorgio buoni 20 minuti prima. Giorgio ci ha avvertito che, se andiamo a Monte Etra, farà molto freddo, ci sarà molto vento, probabilmente ci beccheremo neve o pioggia “portatevi da coprirvi”. Ecchè!!! Dove andiamo? A Monte Cavo che fa 16° o a Gorga che ne fa una decina? Chesseimatto! A Monte Etra!! (meno 7° percepiti). Già prevedo assideramento e diavoloti per cui mi porto due paia di guanti e due cappelli supertermici, il trouse grotta di ghiaccio, nonché le ghette (che il Nozz mi raccomanda di portare, per fortuna) thè bollente e cibarie caloriche in abbondanza. Arrivati a Val d’Arano non mi pare che la situazione sia poi così tragica, certo è sotto zero, ma non c’è vento, bon. Dopo la sterrata saliamo baldanzosi per la via Romana. Saliamo, si fa per dire, lungo un sentiero bellissimo e abbastanza in piano, sopra le gole di Celano, che gira intorno a Monte Etra. Nella mia somma ignoranza, visto che non mi sono scaricata le mappe mandatemi da Giorgio, presuppongo che tutta qua sia l’escursione, si gira tutto intorno al monte senza troppo dislivello e senza raggiungerne la cima. Sehhh! Ah illusa!!di botto vedo Giorgio e Arnolfo partire di getto dritti per dritti su per una pettata. Il mio pensiero è “mica saliranno in cima?” perché la cima l’avevo vista, sta proprio in altissimo, e chi gliela fa? Con quell’anda poi!. Li seguo con il fiato che diventa sempre più asmatico, sniffo le gocce del re come una drogata per darmi ossigeno, la capoccia mi ciondola per terra dall’affanno e scorgo dei bulbi divelti, si tenne, si tenne!!!. Tutti fangosi li ficco nei pantaloni, che altro devo fa’? Mica mi posso fermare!! Che ogni tanto Giorgio si gira indietro a guardarmi laggiù in fondo con torvo occhio clinico “sta sega dovevamo portarci dietro!”. Di botto scorgo tre grifoni che volteggiano sempre più vicini, la digitale!! Posso mai fermarmi ad estrarre la digitale e perdere minuti preziosi per raggiungere quei due lassù in alto? Ma posso almeno avvertire “GRIFONI!” e far perdere minuti preziosi a Giorgio per fargli estrarre la sua di digitale!!! Intanto si alza anche in famoso vento gelido e le nuvole s’affollano intorno alle cime circostanti. Mi viene anche una gran fame. Va beh, salissero pure che devo mangiare una banana, ne va della mia vita che ho consumato tutte le energie vitali. La banana mi rimette al mondo ed evidentemente lassù ha fatto effetto specchio perché li vedo rintanati dietro un sasso a mangiarsi qualcosa pure loro. Finalmente li raggiungo e, per non perdere i soliti minuti preziosi, mangio i loro viveri invece di estrarre i miei. Così rifocillata posso finalmente riprendere fiato. Manco per niente, Giorgio ha deciso che devo andare per prima verso la croce. Allora è vero che andiamo in cima! Effettivamente vedo la croce, per raggiungerla c’è una cresta laddove puoi cascare sulla destra o sulla sinistra, a scelta, tra neve farinosa (per fortuna) che nasconde i segni del CAI e il volo dei Grifoni sempre più vicini, come dire, “lo sappiamo che la tua digitale sta nello zaino, tiè,vogliamo vedere poi se possiamo mangiarti come cadavere, sia mai esalassi l’ultimo respiro, posto che ne abbia ancora!”. Bon, il compito assegnatomi lo svolgo bene, nel senso che faccio proprio la cresta anche quando la traccia passa sotto. Finalmente siamo in vetta, foto di rito con la mia faccia rossa come una torcia e poi di corsa in giù. In giù e anche in su. Perché c’è la solita inevitabile anticima, quella che ti frega una volta che hai ripreso fiato. Per scendere, visto che c’è abbastanza neve, Giorgio segue le tracce di un lupacchiotto che ha fatto preciso preciso tutto il sentiero CAI. “Ci aspetterà alle macchine con forchetta e coltello” mormora Arnolfo. La discesa non mi pare proprio accia. Nel senso che è su ripida cresta nella quale scendi, il passo attutito da morbida neve. Per fortuna. In effetti comincia pure a nevicchiare e per non mettere le catene Giorgio allunga il passo. Ma in discesa se po’ fa. Poi arriviamo allo stradone e mi pare di star finalmente in macchina, ignorando un bell’invito a tornare salendo e scendendo un’altra montagna. Non ci fossi stata io quei due l’avrebbero fatta senza meno. Lo stradone è lungo infinito, tipo da Gorga a Sprone Maraoni. E mi è venuta una bella contrattura alla schiena per cui cammino tutta sghimbescia facendo stretching camminando. “Com’è che non parli?” mi chiedono “perché? Forse mi è rimasto fiato per estrarre una voce?” Bon, eccoci alle macchine. Tappa a vedere Alba Fuscens e al bar a bere birra e mangiarci tutte le schifezze, come gli spelei che non gli si fa mai notte…. Alla prossima!! “con QuellidelCAI” che mi son divertita una cifraaaaaaaaaaa..io si, chissà loro con me….
Alla prossima! Mg 14.1.2016

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