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Un pozzo tutt'altro....comune (Pozzocomune)

Antefatto: Prima domenica di agosto, mentre la gente affolla le spiagge di tutta Italia, c'è una categoria di persone che continua a condurre una vita di stenti: gli speleo.

L’epica impresa: Appuntamento canonico, 7.30 al Cavallino a Grottaferrata. Si preannuncia una giornata già fuori dell'ordinario. Il programma era stato variato la sera prima, cambiando la destinazione dall'Ouso Due Bocche a Pozzo Comune, approfittando del fatto che era tutta armata e che all'ASR servivano le corde e bisognava disarmarla.
Sono stata subito felice del cambio di programma: volevo proprio andare a Pozzo Comune al più presto, perché i racconti di Sergio a cena durante il campo sul Pollino mi avevano stuzzicato curiosità ed immaginazione.
Giunti a Pian della Faggeta ci accorgiamo di essere in tanti: Maria Grazia, Sergio, Patrizia, Angelo, Paolo, Manuela, Max, Sabrina ed io, oltre a Sandro, Stefano e... il travestito di cui non so nemmeno il nome!
Ci dividiamo subito tra chi avrebbe raggiunto il fondo risparmiandosi la fatica di portare le corde ed armare fino a -180 e chi, come me, era tanto se fosse arrivato a scendere il Marilù.
La maestosità di questo inghiottitoio si avverte già dall'ingresso, che trasmette il suo fresco respiro di profonda origine. I saltini iniziali che conducono al primo salone sembrano un cortese invito di Madre Terra ad accogliere gli umili speleo disposti ad addentrarsi nelle sue viscere.
Dopo aver lasciato andare avanti i "fondisti" ci avviamo in ordine Mg ed io, e subito dietro, Sergio e Patrizia, che si erano attardati per sistemare la carburo di Patrizia.
E' certamente il meandro la parte che più colpisce, in ogni senso, di questa grotta: perfettamente lavorato dalla forza dell'acqua con rigore geometrico che, a tratti, cede il posto alla spettacolarità che un'opera d'arte ti può trasmettere, in un susseguirsi di curve quasi perfette.
Con un po' di fatica, alleviata dal piacere nel gustarsi il panorama ipogeo, arriviamo al Bicchiere. Mg ed io ci fermiamo per iniziare a rientrare verso l'uscita, Sergio e Patrizia vanno ancora avanti fino in cima al Pozzo a gradoni, ma lì si fermano (Sergio ha assaggiato l'acqua del bicchiere!).
Al ritorno i passaggi sulle pozze nel meandro mi succhiano l'energia rimasta, che Mg prontamente provvede a restituirmi ingozzandomi di cioccolata e sali minerali ed irretendo la mia curiosità con magiche parole sulla morfologia, la tecnica e l'esperienza di chi ha ormai sostituito il sistema cardiovascolare con un perfetto fenomeno carsico! Al Marilù, infatti, mi ero già ripresa.
Tutte le sei ore e mezza di grotta e le altre tre passate appena fuori da essa ad aspettare il resto del gruppo sono trascorse tra risa e gossip su chi mancava (˜ ? ), interrotte solamente dall'apparizione fugace dei fondisti: prima Max e Sabrina (con al seguito il travestito) che, dopo aver salutato il sifone, tornavano in fretta dalla loro ospite che avevano abbandonato a casa la mattina per fuggire in grotta, poi Angelo, inzuppato fradicio, che attanagliato dal freddo aveva mollato un sacco con un bambino che avevano infilato dentro a sua insaputa, Manuela e Paolo che inveiva contro Francesco per averlo ascoltato ed aver imboccato una risalita fangosa che solo un folle come lui avrebbe potuto affrontare. Ed infine, Sandro e Stefano, con tutte le corde appresso, che parevano risalire da sole dal fondo. Ma in fondo.... Non c'è solo il fondo!

Irene Mauceri 12.8.2003

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