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Il Rapiglio...finalmente! (Riposizionamento risorgente del Rapiglio)

Antefatto: Un sabato qualunque in cui ti svegli sgomenta, quasi depressa come solo tua madre....le bambine non ci sono più….la palestra uffa, ieri tre ore e le gambe ancora legnose, e poi c’è il sole, ma non puoi piantare, è primavera quasi e devi lasciar fare alla natura, va beh, vedremo, sempre un giorno regalato, mi vesto normale e guardo il Nozzolone nudo che m’interroga ”come mi vesto? Da montagna?” “SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII” di colpo il giorno ha un suo perché, il sole brilla e la vita inizia felice. “Andiamo a cercare il Rapiglio! Per lo meno la strada che da Carpineto ci va”…non mettiamo troppa carne al fuoco.

L’epica impresa: Prima la biblioteca, rifornimento libri, e poi si va, per l’autostrada che è tardi. Sosta al bar Sempreavvisa e su per la strada che parte a destra del fontanile, oggi chiuso con un recinto. La nostra speranza è arrivare sotto al Rapiglio in macchina, siamo speleologi per cui camminare a vuoto è inutile se non dannoso. Però la macchina non è dello stesso avviso, a metà salita slitta che è una bellezza. A retromarcia il Nozz parcheggia in uno slargo e saliamo a piedi verso la sella. “Eccerto ci sono due km in linea d’aria da fare” mi dice sgomento, vorrei rispondere “echessò’ di fronte ai 20 fatti mercoledì” ma…astenersi bisogna, la modalità spelea detesta tutto sto camminamento cane. Eppure la sterrata ha un suo fascino, calcari impilati a strati quasi verticali con interessanti buchetti sotto, qualcuno anche scavato. E tocca ficcanasarli tutti. Camminando a sghimbescio un passo avanti e uno ai buchi, arriviamo alla sella con le antenne, laddove si gode un bellissimo panorama su Carpineto e Conco Merlo, dall’altra parte sul Monte Lupone, davanti tutte le cime cimette fatte con Giorgio e in fondo il mareeeeeee (scrivo come un percorso CAI, notare..). Ma non ci soffermiamo affatto, scendiamo fino al recinto del pastore “Dove andate? Alla Fota?” “si” veramente no, al Rapiglio, ma non perdiamo tempo in chiacchiere e giù ancora lungo la strada. “Certo che il Nozz stavolta va alla grande” penso, visto che scende senza pensare che poi dovrà risalire. Secondo me ha sentito il rumore della cascata del Rapiglio e gli è presa la frenesia esplorativa. Infatti. Arrivati alla cascata e la fontanile, mentre gli faccio notare, con nonchalance, che forse il sentiero per la grotta è quella traccia infame su per la parete, lo vedo salirci come se niente fosse. Quasi. Fatto sta che ci troviamo davvero davanti all’ingresso medio del Rapiglio, sta sotto un fosso laddove inizia la cascata, se ti scapicolli e caschi dentro la cascata puoi vedere anche l’ingresso inferiore mentre precipiti; quello superiore invece è un buco infimo lungo il sentiero. Noi cerchiamo di vedere tutti e tre, e quello inferiore butta proprio tanta acqua. “Certo ad essere speleologi ti viene una gran voglia di entrarci!”. Leggiamo la descrizione della grotta, quand’è in secca si possono percorrere più di 700 m e poi diventa una fessura acquatica. Restiamo lì in religiosa contemplazione e sento un bel vento freddo uscire dalla grotta. “Ma quale sifona, questa continua!!!”..come i Serini. Oggi non entriamo, prima di tutto non abbiamo nemmeno il ricambio scordato a casa e poi, mi fa notare il Nozz, c’è da strisciare nel fango. Ma va? Che novità. Torniamo, cercando di fare un sentiero degno di tal nome e lo troviamo anche. “Certo qua ci sono stati cani e porci di speleologi, se il sentiero fosse stato accidentato manco ci sarebbero venuti”. Avrei anche una certa fame ma il Nozz vuol mangiare dopo la salita, altrimenti gli pesa lo stomaco. E va beh. Arrivati dal pastore ci fermiamo a fare i convenevoli, più che altro per riprender fiato. Si chiama Claudio, è vecchio come il Nozz ma sembra suo figlio (l’aria dei Lepini conserva), conosce Alberta, ha tappato un buco che sta lassù “vedete quel cespuglio?, sta nei pressi”. Ciao ciao, andiamo subito al cespuglio, prima che ci si annebbi la memoria. In buco è sotto, non soffia, il sasso non rotola e bon, “Mangiamo? Che sono le due e ho lo stomaco che si sta autodigerendo” c’è anche un bel sole ma il Nozz si ferma dove c’è l’ombra, essendo speleo amante delle zone buie del mondo. Fortuna che uno sprazzo di sole lo trovo e mangio anche le riserve delle riserve che tengo nello zaino per i momenti di sommo sconforto. Al ritorno stessa solfa a vedere ogni buco, soprattutto quelli scavati “ma chi so’? Che se scavano che non c’è una madonna qua sotto, e come scavano, a mano?” mistero fitto, attribuiamo l’opera a quelli di Colleferro che essendo gruppo neonato, magari sono pieni di inutile entusiasmo coniugato a pochi mezzi e poi, diciamolo, le grotte qua sono quasi tutte viste straviste, non gli restano che i buchi per strada.
Alla prossima!! Mg 20.1.2018

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