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Saverio magnate e'melanzane (Recupero termometri ed esplorazione Grotta Pandora)

Antefatto:Schiere di psicologi si sono interrogati sul perché l’uomo va in grotta (la donna, si sa, ci va per rimorchiare…), e di tutte le spiegazioni, quella di Saverio è la più azzeccata, per non passare la domenica a magnasse e' melanzane.

L'epica impresa: Appuntamento ore 7 a Monteporzio con Saverio, siamo entrambi in anticipo, meglio, che per me la bellezza di andare in grotta è uscire presto (psicologi, è la patologia “effetto elastico”). Saluto calorosamente il Nozzolone “non aspettarmi prima delle due di notte” e via, ad acchiappare Elena che stavolta abbiamo spiazzato, essendo arrivati prima di lei. Per strada Saverio ci racconta in lungo e largo la prosaica vita dell’uomo di casa, mare, battesimi, matrimoni e
parenti, e dire che lui, forzuto com’è, scalerebbe la parete Nord del Cervino e scenderebbe a meno duemila al Krubera, ma ahimè gli tocca invecchiare, ginocchia sotto il tavolo, magnando le melanzane. Già, pure io a suo tempo sognavo il fondo di MonteCucco e ora sono ansiosa per il fondo di Pandora, chissà se gliela faccio. Tutta un’ansia che mi porto dietro da giorni, trasmessa a chiunque, che la capa mi ha persino chiesto “se hai paura perché ci vai?” “per l’onore!” vuoi mettere?
A Maranola inglobiamo il 4° del gruppo, Mauro, con tutto l’ambaradam per scendere il ramo attivo. Perché abbiamo deciso di dividerci in due squadre, io ed Elena a prendere i termometri e Saverio e Mauro ad esplorare il ramo attivo. Cosa che scatena l’ansia di Elena “noooooo non ci lasciate laggiù a morire” Mihhh anvedi sta qua, ha una fiducia in me che levati, “ma che morire e morire, son due pozzi, scendiamo, prendiamo i termometri, risaliamo e li raggiungiamo, chissà che deve succedere” “se m’incrodo?” intanto saprei su per giù come sbloccare un’incrodata e poi ci sono sempre i soccorsi. Per non saper nè leggere né scrivere non mi appesantisco lo zaino, lascio che il materiale esplorativo se lo portino i forzuti esploratori, con l’energia data dalle melanzane, e poi cerco di scendere a razzo. Nel pozzo da 40, notoriamente bagnato, mi metto un bustone di plastica che non serve a nulla se non a fare effetto scartoccio, di acqua non mi pare ce ne sia moltissima, a dire il vero, di fango, invece, quanto basta.
Alla base ci dividiamo e con Elena scendiamo il famigerato 30 in libera. Che non mi fa nessunissimo effetto. Poi c’è il 40 poggiato ed infine il termometro. Cosa fare? Apposito foglietto “metti su leggi, metti su off con tre scattini” ma ne fa solo uno, boh?. Chiedo ad Elena “andiamo a vedere il fondo fondo o basta così?” “fai come meglio credi”. Sono le due e mezza, Paolo ha preventivato che dovremmo uscire, bene che vada, per le 9 di sera, per me basta così, che non so se gliela faccio a risalire sta pletora di pozzetti. Sale prima Elena, a razzo, tento di seguirla e mi viene una fatica che mi spaventa. Lei parla, parla, parla a macchinetta, intervallando “tutto bene?” e io devo fare uno sforzo notevole a strillare “nooooo!!!!!!!” .
Non va tutto bene, lei va avanti di corsa e nel meandro m’incastro terribilmente con il pedale dentro uno spuntone di roccia. Ben mi sta, dovevo legarmelo addosso, ma per la fretta di seguire Elena non l’ho fatto. Bon, è il caso che mi riposo, tra l’altro, finalmente, c’è uno spazzo di silenzio e posso rifiatare. Mi prendo i miei tempi, faccio le cose per benino e, finito di sudare, esco dalla strettoia. Ariecco la voce “tutto bene?” “nooo!!! Mi sono incastrata, se vuoi andare vai, io devo sistemarmi le cose”. Allora lei decide che devo salire prima io, bene, meglio così, almeno doso la velocità.
Mi sistemo per bene il croll e risalgo il 30 pensando a Federica “non fa paura”. Se non fa paura a lei, nemmeno a me! Così scopro che la fatica era per il croll sistemato male e la pettorale troppo stretta “liberaaaa!” “hai detto libera? Si grazie” dopo un po’ “è libera?sicuro che è libera?” ahò pur de parlare sta qua mi fa sgolare ogni frazionamento. Gli esploratori dell’attivo stanno ancora esplorando, per cui diamo una voce “noi continuiamo a risalire” “ok, vi raggiungiamo che qua non si può proseguire oltre” .
Sono scesi per altri tre pozzi allargando alla bisogna, ma poi la grotta continua troppo stretta e l’acqua si infila laggiù. Così sali, sali, sali, rifiato solo ad aspettare Elena, ma appena è a tiro di voce, via, “liberaaaa” “hai detto libera?” riscappo via. Alle strettoie meandriformi medito sul fatto che è proprio ora di piantare l’elmetto al chiodo, elasticità pari allo zero assoluto, con Elena che inferisce “ma che son strettoie? Hai detto strettoie? Diciamo che sono comodisssime”. A soreta, intanto peso almeno 20 kili di più e poi avrò le cartilagini dei legamenti come carta velina, sta a vedere. Ok, al secondo termometro ripeto la procedura, ma mi pare che sia già messo sull’off. Alla fine della parte larga il gruppo si ricompone e ne approfitto per cambiare la batteria del casco “dice Badino che il vero speleologo si riconosce se in uscita ha una buona luce”. Magari sarò sega squallida a portare zaini pesanti ma almeno una buona luce ce l’ho.
A proposito di zaini, nel mio c’è la sopravvivenza per ogni situazione, in quello di Mauro e Saverio di tutto e di più, Elena ha le medicine per tutto il gruppo e enervit scadute che mi offre per poter risalire “prendi queste, sono scadute due anni fa appena” “no, grazie, preferisco integrare i sali con l’acqua di Pandora, come fa Federica”. Poi si lagna che il suo zaino pesa, ha una farmacia dentro, compreso il farmacista, “non sono per me, io so cosa mi serve” ah, sono per noi? Minchia, ci vede malaticci una cifra. Intanto Mauro esce “c’è la luce!” c’è la luce? Sarà il crepuscolo delle nove di sera, ormai il mio orologio è come la vasca dei pesci con acqua torbida, non si vede un tubo. “Accendi il cellulare e guarda che ore sono” “le 18 e 18” ammazzate! Abbiamo fatto una volata!! Avrei detto di no. Ok, il lavoro è stato fatto, ramo attivo esplorato e termometri recuperati, peccato che, non essendo stati accesi per bene, non abbiano rilevato alcunché. Un ultimo avvertimento. Le corde spesso e volentieri passano vicino a lame di roccia, è assolutamente necessario verificare che siano libere e non s’incastrino, sia in salita che in discesa!
Alla prossima!!!!!!!!!! Mg 13.7.2013
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