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Sega del calcare di falda sabina

Antefatto:Non passa giovedì che Paolo non ci ricordi che il calcare buono è solo quello della dorsale lepini-ausoni-aurunci, con spiccata predilezione per l’aurunco ed il resto è mondezza, specie la famigerata falda sabina, un accatastamento di blocchi incoerenti di calcaraccio marnoso, sììì, c’è l’importante grotta di Cittareale, ma sempre mondezza è.
Allora che c’è in programma? Paolo, Federica, Angelo andranno alla Falange Armata a vedere un nuovo meandro, bravi….e gli altri? Tra il silenzio tombale risuona lo squillo di tromba di Mg “io e il Nozzolone andiamo a vedere un buco promettente nella famigerata falda sabina”.

L'epica impresa:Questo buco ci è stato segnalato dal Polvero, l’emerito istruttore nazionale e, a dire la verità, è un anno che tergiversiamo con scuse di ogni genere, perché, tra l’altro sta lontano peggio di Esperia, che è tutto dire.
Stavolta però non siamo riusciti ad inventarci più niente di vagamente plausibile, tocca proprio andare.
Così eccoci, diretti dal Polvero su per la valle del Velino, in quella parte del Lazio che s’incunea al confine tra Abruzzo ed Umbria.
I posti sono notevoli, oltrepassiamo le terme di Cotilia con le pozze di acqua lattiginosa, il lago di Paterno formato nel condotto vulcanico profondo 400 m, le sorgenti del Peschiera che dà l’acqua a Roma, il monte con la scritta DUX orrore di tutti gli orrori ed, arrivati a Posta. deviamo per il paesetto di Vallemare, strano nome visto che siamo circondati da monti ancorché di lurida falda Sabina.
In realtà, salendo verso il paese, fermandoci ad ammirare il Terminillo e le gole del Velino dove il fiume è anche stato inghiottito , possiamo notare una bella balconata di scaglia cinerina, non sarà che finalmente stiamo nel più promettente calcare Sibillino?
Macchè, il buco dove Polvero ci porta sta in uno sfasciume che chiamarlo calcare è fargli complimenti.
Lasciata finalmente la macchina prendiamo gli zaini ben affardellati manco dovessimo fare un meno mille, non si sa mai.
A Polvero consegniamo un machete da foresta pluviale. “Se mi vede la forestale che gli racconto?” “che sei un emerito istruttore nazionale all’opera”. Il machete serviva, il bucone formato da più nicchie è immerso in un roveto inestricabile aggrovigliato con la clemantis.
Mentre il Nozzolone fa maschia dimostrazione brandendo il machete, gli passo sopra incurante dei rovi (che fanno tanto bene alla cellulite) per andare a verificare subito la nicchia più promettente.
Scorgo alcune scritte a matita, vergate con scrittura piuttosto arcaica, mihhhh! come il fondo del Corchia!, anche qua ci sarà passato qualche Zuffa a lasciar traccia di sè. A parte le scritte non c’è nulla. Nel frattempo il Nozzolone va a verificare il successivo nicchione e ci raggiunge il Polvero contrito. Mentre ammiriamo il calcare frantumato e le varie strie di faglie tra poche sporgenze lisce, Polvero ci descrive come il terremoto possa aver prodotto danni in quella zona, visto che tutto sommato siano a poca distanza da L’Aquila, separata da noi solo da una cresta montuosa. La volta del cavernone è l’incoerenza fatta roccia, bene, Polvero, ci manca solo il terremoto per completare la giornata. Non contento di averci portato nella famigerata ed incoerente falda Sabina, il Polvero vuole anche verificare se sopra tanto calcare ci sia pure un inghiottitoio. E va beh, accontentiamo l’emerito, visto che è un anno che ce li fa a pezzetti con sto buco. Il Nozzolone si avvia con moto uniformemente accelerato, mentre tento di far passare per rosso ammonitico, agli occhi del Polvero, un ammasso di fango non meglio precisato.
Il Nozzolone non trova nulla, io mi faccio una scorpacciata di cornole e guato fiori da fotografare per il sito, manco endemici oltre tutto, fioracci di falda sabina di nessun valore come sta specie di calcare.
Non ci resta che mettere le ginocchia sotto il tavolo, dopo gli sforzi di quest’esplorazione epocale.
Nel ritorno vorrei far vedere al Polvero almeno l’ingresso della grotta di Cittareale, anche se l’alzheimer galoppante m’impedisce di ricordarmi dov’è. Telefono al Nozzolino che mi dice che sta a Cittaducale.
Io avrò l’alzheimer ma sto figlio mi segue a ruota, se si chiama di Cittareale come fa a stare a Cittaducale?
La ferrea logica dell’emerito istruttore nazionale, non per niente emerito, non fa una piega.
Il ritorno lo facciamo con la velocità degli ebrei nel deserto, che la strada è costellata di autovelox e pattuglie, appositamente messi per risanare i bilanci dei Comuni di tutto il reatino.
Però il Polvero, mano a mano, ci illustra monti e valli, sorgenti, laghi e condotte sotterranee, il tutto per confonderci vieppiù le idee e non farci vedere l’amara realtà tanto vituperata da Paolo: l’infame e tremebonda falda sabina. La sega, ovviamente, va a Polvero per scoperta di buco inconcludente.
Alla prossima! Mg 27.9.2009
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