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Sega al Monte Faldo (Escursione Monti Lessini)

Antefatto:Il 26 dicembre, da prassi, si deve andare al buso della Rana, o al limite, alla Pisatela.
Stavolta no, al trio Mg, Nozzolone e Marina si aggiunge Luigi, noto claustrofobico da quando l’avevamo abbandonato alla grotta di monte Cucco “mi raccomando, non ti muovere, noi andiamo a vedere una prosecuzione, tu aspettaci”.
Ancora ce lo rinfaccia, fortuna che l’avevamo lasciato in buona compagnia, con un’altra che non era mai stata in grotta e s’erano fatti coraggio a vicenda.

L'epica impresa:Luigi ci propone un percorso sulla cresta di Monte Faldo, monti lessini, tra la vallata di Chiampo e quella di Valdagno, dal paese di Altissimo, purissmo, levissimo a quello di Nogarole. La nostra prima preoccupazione è sapere che terreno è. Luigi non si sbilancia più di tanto “ci sono terre rosse ma anche buxi”. Beh, sarà un misto, visto che siamo vicini a Bolca, magari ci scappa qualche calcare. Allora veniamo. Luigi prende la palla al balzo e, visto che ci sono due macchine, ci propone l’integrale, lasciando una macchina all’inizio del percorso e la seconda all’arrivo. Seconda preoccupazione. Non abbiamo niente da mangiare e le botteghe sono chiuse, magari ne approfittiamo per smaltire la ciccia accumulata, facendo il percorso come penitenti. Sarà, fatto sta che, tranne Luigi che ci deve propinare gli avanzi del giorno prima, ognuno di noi svaligia le rispettive case racimolando roba edule, sia mai dovessimo morire di stenti aspettando gli avanzi di Luigi.
Terza preoccupazione. Quanto s’impiega a fare l’integrale?. Luigi dapprima minimizza poi, lasciata la macchina senza possibilità di ripensamenti, ci confessa che l’integrale non l’ha mai fatta, ma ci vorranno tre ore che, fatte le debite proporzioni con le pippe che siamo, risulteranno 5 immagino. Beh, le tikke ce l’abbiamo, vorrà dire che gli avanzi li mangeremo per cena. Incontriamo pure dei camminatori che, dopo aver saputo la nostra velleità, ci guardano ammirati “però”…. il che assomma a 6 ore abbondanti…
Dopo aver lasciato sta benedetta macchina andiamo con l’altra alla partenza, percorrendo una strada asfaltata infinita. “Niente paura” ci rassicura Luigi “noi facciamo la cresta, che è tutto un saliscendi” cioè fatte le debite proporzioni ci metteremo almeno 7 ore, sicuro come una palla, già la Marina solleva una perplessità ”… ce la faremo?”
Arrivati al bar, per ogni buon conto, compro cioccolatini di tutti i tipi, che al limite ci faranno sopravvivere in attesa del CNSAS.
Finalmente, arrivati al paese di Altissimo, purissimo, levissimo, lasciamo anche l’altra macchina per inerpicarci sulla benedetta cresta del monte Faldo.
Il sentiero è buono, saliamo lungo la valle dei pini mortiammazzati non si sa di che, arriviamo al ristorante più caro dell’orbe terracqueo, passiamo per una strada asfaltata, “certo” spiega Luigi” stiamo facendo l’integrale, viceversa saremmo partiti da qua” e poi arivia, altra salita, altra cresta. Loro, perché Marina resta fulminata sulla via di Damasco a vedere uno sterro vulcanico con bombe vulcaniche, robaccia vulcanica che mi metto a fotografare manco fosse un filone di oro tempestato di diamanti.
Loro intanto proseguono incuranti e dobbiamo pure spesegare a riprenderli. Giunti sulla cresta, con orrore scopriamo che più che cresta è linea maginot per gli uccelli, è tutto un susseguirsi di roccoli di tutti i tipi, a casetta, a cesso, a gru, a traliccio, a dolmen, a fortino, nascosti da piante alloctone che l’uccello si sarà chiesto “boh? Credevo di sorvolare il vicentino vuoi vedere che sono arrivato in marocco?” e nel chiederselo sarà rimasto morto stenco da una nube di proiettili. Cioè ste piante più che nascondere spaesano. Uccelli in effetti non ne abbiamo visti ma siamo stati sorvolati da un elicottero. Sicuramente il CNSAS che voleva accertarsi a che punto eravamo. Ecco questo lo volevamo sapere anche noi, che ad ogni cucuzzolo interrogavamo il vate Luigi “è questo monte Faldo? “ e lui “vedete quella chiesetta laggiù sull’altra cima? Non quella lì davanti, l’altra all’orizzonte, ecco quella è la metà, non la meta, la metà del tragitto”. Bon allora mangio, e con ciò mi stoppo nel posto più ventoso e più squallido di tutto il percorso, meglio così ci siamo anche sbrigati ad andarcene.
Incontriamo pure altri camminatori che mi chiedono da dove veniamo “Da Altissimo purissimo levissimo” e quelli restano basiti “ben cio che bravi!” ciò significa che ci manca ancora tutto. Ahhhh scoramento degli scoramenti e poi è tutto vulcanico spinto e non ho visto nemmeno un endemismo faldesco, solo fungacci gelati e roccoli.
Arrivati finalmente, con passo assai baldanzoso, alla chiesetta dell’orizzonte decidiamo di mangiare ufficialmente nonostante Luigi ci faccia baluginare sti avanzi che ormai ci siamo. Ma il Nozzolone non vuol sentir ragioni, vuole il pan secco della Marina a tutti i costi.
Mangiamo come sfondati tranne Luigi che aspira ai suoi avanzi e poi giù, dopo 5 minuti siamo alla macchina. Ci abbiamo impiegato 3 ore e mezza, tolto il tempo per cazzarare, tre ore, come preventivato, cioè sul vulcano non siamo pippe, evidentemente, forse è sul calcare che non rendiamo il dovuto, a ben vedere, ha anche una sua logica, il calcare è pieno di campi solcati, mica liscio come l’olio di un sentiero in fango-peperino .
A casa di Luigi diamo fondo a tutti gli avanzi agognati e poi, per smaltirli, andiamo a vedere l’ingresso del buso della rana.
Mitica, come una sirena ci chiamava, io e la Marina non venivamo più via con la scusa di fotografare ogni minimo particolare annusando l’aria di grotta come un drogato la coca.
Bon e la sega? A furor di popolo dovremmo darla a Luigi che ci ha portato nel vulcanico e noi volevamo il carsico, però, visto che ci ha fatto fare l’integrale a noi pippaccioni, allora la diamo ai cacciatori della linea maginot di monte Faldo.
Alla prossima! Mg 26.12.2009
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