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Sega del tornado (Pozzo Zi Checca)

Antefatto:Sono finiti gli enne corsi speleo che abbiamo iniziato mesi e mesi fa, gli uni accavallati agli altri con lezioni, uscite, corsisti, mischiati in un caleidoscopio di eventi peggio di un blob informe. Fatto certo è che abbiamo acquistato 4 allievi iscritti e una ragazza che spontaneamente si è presentata al gruppo, già speleologa provetta, piovuta dal cielo per grazia divina.

L'epica impresa:“Bisogna battere il ferro finché è caldo”, dico al Nozzolone “sfruttiamo questi allievi ancora ignari” “vero! dove li portiamo?” a furia di scartare grotte e abissi concordiamo sul Zi Checca, bello, facile, istruttivo. Con noi vengono Angelo nostro compagno da sempre, Fabio il neo iscritto, ed Elena, la piovuta dal cielo, gli altri si danno opportunamente malati.
Perdiamo un po’ di tempo per cercare la grotta, visto che sono cresciuti ovunque rovi ed arbusti straspinosi che nascondono non solo la grotta ma anche tremende spaccature; alla fine Angelo la trova nonché mi s’ingrippa il ginocchio a saltare tra campi solcati. Non mi va di armare, viste le critiche che ogni volta mi vomita addosso il Nozzolone, ma visto che lui fa il perditempo, mi trovo, mio malgrado con la corda in mano a scendere il primo pozzo. Lo aspetto al terrazzino per passargli l’onere, ma mi ritrovo ad armare anche il secondo pozzo.
Vorrei cedergli il terzo, ma mi passa anche la corda da 60..ecchecavolo, allora te la sei cercata! Per inciso, la corda da 60 l’abbiamo fatta portare ad Elena caduta dal cielo che ancora ci sta ringraziando..…di come Angelo l’ha salvata da morte certa visto che la stava portando con zaino in spalla giù per il primo pozzo. E poi dicono che non restano da noi i nuovi arrivati…Ma torniamo al terzo pozzo, vahhh. Allora armo con Elena che mi segue, vorrei fare la mia bella figuretta, visto che non mi conosce, faccio tutta la splendida e filo la corda giù per il pozzo. Dovrei filarla con lo zaino, ma no, proprio per evitare di portare sto peso, filo la corda con grande nonchalanche. Seguo la corda giù per il 30 e vedo che la fine, con il doveroso nodo, s’è incastrata a metà pozzo su un bello spunzone aguzzo dall’altra parte. Poco male, metto croll e maniglia e risalgo per scastrare la corda, pendolo e voilà, fatto. Metto il discensore e mi accingo a togliere gli attrezzi quando vedo che dentro il rinvio s’è intrufolato il cordino della maniglia.
Che ce vo? Faccio per toglierlo ma sia per il peso della corda che per il groviglio della chiave di blocco non ci riesco. Poco male, ora metto il croll, peccato che visto che il cordino della maniglia è incastrato non ci riesco affatto. E se alzo la maniglia? Niente da fare. E se scastro il cordino? Peggio che mai, nodo gordianissimo. E se riprovo a mettere il croll? Non c’entra manco a bestemmiare. A proposito. SERGIOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!! Elena mi chiede “tutto bene?” “benissimo, mi sono incastrata con gli attrezzi ma niente paura, Sergio dov’è?” intanto penso, ma lui che cavolo mi può fare? Niente, e io che posso fare? Ho due belle possibilità: morire da sindrome da imbraco o tentare ancora. Bon,ora levo quanto meno il peso della corda dal discensore. Ben fatto Mg, con manovre da orologiaio svolgo pian pianino il nodo gordiano e libero il discensore. Che faccio, scendo? No, ormai salgo e stavolta armasse pure il Nozzolone, ne ho abbastanza. Il Nozzolone arma e noi che scendiamo dietro a lui gli facciamo notare che la corda struscia e lui sempre “no, a me non struscia”. Questo è il Nozzolone, a lui non struscia.
Arrivano pure Angelo e Fabio e vanno a vedersi, il fondo- fondo, 5 metri sotto, c’è andata anche Elena che poi si mette a sedere insieme a me mentre il Nozzolone comincia a risalire. Mentre facciamo le cose che uno fa quando aspetta, cioè il nulla speleologico, dove la mente frulla tra la voglia di mettersi il poncho contro la pigrizia di tirarlo fuori dallo zaino, tra la voglia di mangiarsi qualche schifezza o il desistere dallo schifo che fa, tra la voglia di levarsi subito di mezzo il pozzo od il pensiero della fatica della risalita , ecco un boato assordante come di esplosione.
Esplosione??? Sasso???? Terremoto???
Mentre qualcosa sibila di sotto, Elena con scatto felino si mette al riparo e io strillo come un’ossessa
SERGIOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
Nessuna risposta, ma piomba giù uno zaino e una bottiglia d’acqua, esattamente dove stava seduta Elena.
SERGIOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
Niente, mi aspetto di vedere precipitare pezzi di gamba, braccio, tronco, quando sento declamare placidamente dall’alto “Zaino!!”
SERGIOOOOOOOOOOOOOOOO MA STAI BENE???????????????????? “Si, è cascato lo zaino”.
Intanto Fabio che stava risalendo dall’ultimo pozzettino, ci racconta Angelo, dallo spavento si è spiaccicato contro la roccia diventando dello stesso terreo colore siccome camaleonte-geco e non ha più fiatato. E poi dicono che da noi non restano, i nuovi arrivati…………………………..
Stabilito che il Nozzolone sta bene, che Elena anche, che mi ritrovo di colpo invecchiata di 40 anni, inizio a risalire con un fiatone da Ardito Desio nell’Everest senza bombole. Allora è vero che gli spaventi tolgono anni di vita, eccomi a 90 anni ad affrontare un pozzo da 30.
Lui, il Nozzolone, per nulla scalfito mi suggerisce “vai più piano” sehhhh, qua mi tocca portare a casa la pellaccia, prima che succeda qualcos’altro. Il resto dell’uscita però si svolge placido, con Angelo che fa una spaccata alla Nureiev per togliere un deviatore messo dal Nozzolone, anche se, caro Angelo, la sega l’ha già vinta lui, eccome se l’ha vinta!
Il rientro a casa è tutto un ridere con Angelo che rivive la giornata odierna “poi ad un certo punto, ecco arrivare un tornado dentro il pozzo, era un tornato, non era uno zaino, un tornado era…...”
Alla prossima! Mg 25.10.2009
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