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Sentiero geologico (Escursione Gransasso)

Antefatto: “Hai studiato?” mi chiede a bruciapelo Giorgio “no, a dire il vero” rispondo intimorita “perché oggi andremo al sentiero geologico!” “ E VAI!!!!!!!!!” a saperlo…avrei studiato.

L’epica impresa: Come da prassi ci troviamo un quarto d’ora abbondante prima dell’appuntamento concordato. Alle 5.15 Giorgio e Arnolfo mi prelevano al bar, purtroppo ancora chiuso “E Augusto?” non si sa, il fatto è che proprio lui voleva fare sto sentiero, certo anch’io, ma non ci speravo visto che Giorgio mi ha avvertita che è molto impegnativo. Sottinteso, seghe astenersi. Così, senza indugio alcuno, eccoci sotto al Gran Sasso, direzione Vado di Corno. L’aria fresca e il cielo limpido mi mettono l’energia addosso, mi sento in piena forma per affrontare il sentiero, Giorgio invece dice di essere stanco, niente vero, avrà mangiato anche oggi i croccantini rivitalizzanti dei gatti. Procediamo lenti, per fortuna, più che altro perché il sentiero è nuovo per tutti e, tra l’altro non è tracciato, presenta solo alcune scarse pitture sulle rocce e Giorgio deve seguire la traccia del gps, per cui ci porta immediatamente nello scapicollo. “Forse non è questa la via” vorrei vedere, manco i camosci passano di qua. Bon torniamo sui nostri passi e, mentre loro cercano la giusta via, ne approfitto per fare la solita quintalata di foto ai fiori, tant’è che mi vien voglia di approntare un itinerario botanico ad hoc. Però presto si trova il vero sentiero, si fa per dire, sentiero, ed arriviamo alla ferrata. Qua quellidelcai hanno ancora da ridire sulla mia attrezzatura spelea da ferrata e prendo subito le difese del Nozz che l’ha testata, se lo dice il Nozz è vangelo e bon, non si discute proprio. Qua inizia una pettata tremenda che finirà solo sulla cima del Monte Aquila. Presto depongo ogni velleità a fare un itinerario botanico, quelli di actaplantarum mi carcerano se li porto qua. Dopo qualche passaggio di ferrata tocca salire dritti per dritti su un pendio che non finisce più, chiamarlo ripido è poca cosa, tra l’altro immersi in un materasso di ginepri nani e vegetazione varia che fa effetto materasso, simile a camminare nella neve fresca. A metà percorso incontriamo una mandria di camosci che ci guardano perplessi “di qua non è passato nessuno da millenni” sembrano dire. E te credo. Dopo la pettata erbosa passiamo a quella franosa comprensiva anche di una bella arrampicatina che devi solo accarezzare le rocce altrimenti caschi assieme a loro, che son tenute su dalla bava di camoscio. Un appunto, ma com’è che si chiama geologico sto sentiero? Perché casca e pende e frana da tutti i pizzi? Arnolfo dice la sua “è perché è roccia calcarea che si è formata sotto l’acqua”. Ahhh come gran parte dell’Appennino…Giorgio, per non essere da meno, guarda con un certo interesse le fratture della roccia e la potenza degli strati. Si vede che non sono speleologi, di meraviglie del genere sono fatte le grotte, e si sa, come dico loro con un’aria di sufficienza “gli speleo hanno una marcia in più”. Niente vero, la marcia in più ce l’ha Giorgio che mentre noi arranchiamo un passo ogni 5 minuti su per la salita lui è giù in cima che ci aspetta. Tra l’altro parte appena arriviamo, effetto lepre. Ad una certa Arnolfo se n’esce con sta frase “siamo al numero 30 e la fine del sentiero è 90”. Cosa che mi butta nella profonda prostrazione. Secondo me dalla fatica non ha visto bene sti numeri che non so bene da dove son sbucati. Però poi strilla che siamo arrivati. Non credo nemmeno a questo, mi pare troppo bello finchè non vedo la croce di Monte Aquila circondata da gente che per arrivare qua c’ha impiegato si e no un’oretta comoda comoda da Campo Imperatore. Noi no, dovevamo farla difficile per vedere le frane. Belle come no! Però sopra mi fanno i complimenti, si vede che tutto sommato tanto sega non son stata, e in effetti rispetto all’altra volta mi sento allenata, merito della zumba sicuramente. Bon non ci resta che mangiare e scendere dal comodissimo sentiero di cresta che da Monte Aquila porta a Vado di Corno, quasi un’autostrada di montagna rispetto a quello che abbiamo fatto.
E giù ci aspettano gli avvoltoi volteggianti, anche birra e patatine se è per questo.
Alla prossima!!! 5.9.2018
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