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i Serini non regalano niente (Grava dei Serini ramo by sola)

Antefatto: Giovedì sera siamo pochi “che si fa questo we?”subito Andra propone: “io e Lavinia vorremmo andare a rilevare Ramo Ginevra, ma siamo solo in due” rispondo: “andò? In fondo ai Serini? Nelle zone remote? Dopo il sifone? E roba da morìmazzati!!... solo in due? Vengo!!!”.
Perché, ditemi, come si fa a resistere a 4 occhi pietosi che mi guardano e implorano “Serini!”. Speravo, in cuor mio, che si facesse avanti Simone, macchè, deve improrogabilmente studiare e poi lui, alle zone remote, mica c’è mai stato.

L’epica impresa: :
Appuntamento ore 5,30 davanti al bar chiuso. “Regà, ho calcolato che ci stiamo 10 ore; 4 per arrivare alle zone remote, 2 per rilevare e fotografare il remotame, 4 per uscire; Nozzolò se non ci senti per mezzanotte chiama i soccorsi”. Devo dire, in tutta onestà, che avevo una gran apprensione ad andare alle zone remote, che vent’anni fa ero più giovane e mò ho la schiena incriccata, però visto che pago la palestra sarà ben ora di saldare i conti, annamo vah!.
Colazione si fa a Esperia, alle nove eccoci all’ingresso, precisi. Entriamo come spade, controllando tutti gli armi, già che ci siamo. Appproposito, ci sono da cambiare il canapone al traverso dei pipistrelli e la fettuccia mezza rotta al traverso sopra la cascata e metterci un cordino buono. Bon, alle 10 siamo al Donati. Precisi.
Mi vien da vomitare, sarà stato il cornetto di Esperia? Sarà l’apprensione? Boh, intanto proseguo come se niente fosse. Andrea e Lavina vanno come schegge.
Panic, no panic, galleria fangosa, passiamo Yasmin ed eccolo il famigerato canjon, stretto e scomodo quanto basta. “I Serini non regalano niente” dico. Eccoci al sifone, abbiamo le buste per imbustarci le gambe, ma vedo che l’acqua non è proprio alta, non mi va di perder tempo e provo a passare. Mi bagno a metà cosce, metà braccio ma salvo lo zaino e sto di là. “Venite!!” passa anche Andrea senza imbustarsi mentre Lavinia prova con i bustoni. Servono poco perché mi pare che si sia bagnata lo stesso. Ben, strizziamo i calzettoni e poi a fare tutti i passaggi stretti e la strettoia terrosa. “I Serini non regalano niente” ripeto.
Ecco finalmente il pozzo sottiletta. Nonostante la corda non riesco a salirlo, è armato troppo basso e non arrivo al sasso, anzi mi incastro mezza. Spreco i tre quarti della forza della giornata, per fortuna Andrea mi spinge ed atterro sul sasso, mortammazzata. Loro, invece, lo passano benone. E mò? “Dice Paolo che il ramo Ginevra sta subito all’inizio del meandro di notte, sulla sinistra, c’è la scritta, non c’è da sbagliarsi e c’è da prendere una dinamica gialla”.
Davanti a noi c’è la sala delle vacche, più avanti una spaccatura stretta, a sinistra una statica bianca e nera e una corda da salire. Andrea va a vedere se per caso il ramo Ginevra partisse dalla sala delle vacche. “No” mi riferisce “ c’è solo sta spaccatura stretta” . “No, troppo stretta, vedrai che meandro di notte sta dopo sta corda”.
Sali sali troviamo un meandro e un’ennesima corda da salire “Non può essere” dice Andrea “quelli da salire sono i pozzi sparagna” “Eh si, non mi pare che siamo saliti tanto, vedrai che è questo il meandro di notte, cerchiamo Ginevra, poi è mezzogiorno siamo puntuali al secondo”. Percorriamo il meandro che stranamente ritorna verso il canjon.
“E’ questo il meandro di notte?” mi chiedono “a me par di si” ma sono perplessa, non c’è nessuna diramazione con scritto Ginevra ma ci sono i punti di rilievo. “Certo mi ricordo che l’abbiamo rilevato”. Veramente me lo ricordavo bagnaticcio e questo è tutto asciutto fossile, tra l’altro continua stretto e mi stanco assai. “Andiamo avanti io e Lavinia, aspettaci qua con gli zaini”.
Ne approfitto per svolgere le normali funzioni fisiologiche, levarmi imbraco e tuta e mi prende subito il freddo siderale. Ben poco male mi metto la kripsta. Serve a niente, ho ancora freddo siderale e tornano i due. “Il meandro chiude e non c’è nessuna deviazione” “Lavinia ti va di salire il pozzo e vedere se per caso fosse lassù? “ Andrea invece va a vedere il meandro dall’altra parte della corda e io preparo la digitale per le foto.
Mi metto gli occhiali che tra fango e condensa è peggio che non averli. Bon, famo a occhio.
Lavinia e Andrea non trovano nulla per cui fanno da modelli, scatto un po’ di foto e per consolarsi dico “tanto Paolo del vostro rilievo mica si fida, lui deve sempre rifarli, lo ha fatto con noi e quello dei Serini che ci siamo mortimazzati per rilevarli più e più volte”.
Ariscendiamo a sala delle vacche e stavolta la voglio vedere bene, tralasciando ovviamente la spaccatura, troppo stretta, mica può essere di là. Intanto Lavinia e Andrea si portano via due statiche abbandonate e iniziamo il ritorno. Dovrebbe essere semplice, è in discesa, ma i Serini, come noto, non regalano niente, e siamo pure infreddoliti abbastanza. Al sifone, mentre passano, scatto altre foto, che il posto è assai simpatico. Poi ne faccio altre alla galleria fangosa, dove ci fermiamo a mangiare. “Sono le due, se va tutto bene alle 5 siamo fuori”. Infatti. Mi pare di essere assai stanca, di scivolare dovunque ma sento Andrea borbottare “i Serini non regalano niente!!!” Mica vero. All’uscita ci regalano un raggio di luce che entra, una meraviglia!!!!!!!!! E via foto su foto di loro che salgono immersi nella luce, che bello!!!!! Ma la curiosità di sapere dov’è il ramo Ginevra ci attanaglia e appena il cellulare prende chiamiamo Federica “come non l’avete trovato??????? Sta dopo la sala delle vacche, nella spaccatura, voi avete fatto il ramo by sola!!!!!!!!!”
NOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!! me possino acciaccà! ora mi ricordo, era il ramo by sola!! Ecco perché tornava indietro. “Va beh, Andrea, ti presto il casco mio, ci tornate con Paolo che tanto lui il rilievo l’avrebbe rifatto!!” Ho vinto una sega che levati!!!
Alla prossima! Mg 23.8.2014

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