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Serracapriola (Ricerca grotte)

Antefatto:“Finalmente becchiamo Clino libero e non ce lo facciamo scappare, ci deve portare a Serracapriola, laddove scorazzava da piccoletto, per ritrovare le ciauche dimenticate.

L’epica impresa:
Siamo tanti: oltre a Clino ed Antonella esperiani, il GGCR è presente nelle persone di: Paolo, Federica, Luca geologo, Barbara geologa, Andrea, David, Nozz e la sottoscritta. “Lasciate tutto” ordina the President, “oggi si posizionano le grotte e poi ci torneremo”. Bon, niente tute, imbrachi, corde ma solo provvidenziali mattezza e scalpello. Lasciamo le macchine a Polleca e troviamo subito “il pozzo del Pifferaio” che sta all’interno di un roveto inestricabile. Qua servirebbero le cesoie. Passiamo oltre e scopriamo una serie di fessure, buchi, ciauche, fratture, alcune già transitabili, altre scavabili, tutte in calcare basso, che battezziamo con nomi di strumenti musicali. Lo Zampognaro, il Liutaio, il Tamburello, L’Ocarina, e, infine il “Chupa Chupa”, noto strumento esperiano che fa un rumore indecente da scrivere. Certo bisognerebbe trovare un “Fidel Castro” un “Giulio Cappa” ma nessuno pare degno di tali nomi. E poi non abbiamo corde, imbrachi, fettucce, niente di niente per sondare sta specie di inghiottitoi. Ma c’è da trovare il fantomatico “Vallone Graniero 1981”. Sta nella sella di Serra degli Spiti. Spiti? Che so’? Sputacchi? No! Spiriti. Ambè. Certo l’impresa pare impossibile ma siamo tanti, siamo tutti sparpagliati e, a pare Luca che scava ogni minimo anfratto, stavolta denominati SC buco 1, SC buco 2, ecc ecc, viaggiamo spediti riuscendo così a trovare anche questo. E’ fondo circa 15 metri, si sente aria, non è nel calcare basso, sta nella parte buia del mondo ed è abbastanza lontano per decretare che questo magari è quello buono. Finito è? Macchè! Prima mangiamo, che non si sa mai, e poi, visto che è presto, andiamo verso Serracapriola perché qua la mamma di Clino aveva trovato un buco attappato che scende. Si fa per dire andiamo, Luca non fa altro che scavare come una talpa e ci fa tornare indietro ogni volta a verificare che si, potrebbe andare anche sto buco. Secondo me abbiamo camminato peggio di “QuellidelCAI” su e giù tra Spiti e Capriola, e poi, tò, troviamo anche l’abisso della mamma di Clino. Ovviamente lo dedichiamo a lei, Vittoria. Ed è proprio assai promettente. E’ finita? No! Ci manca la famigerata “Chiavica di Canale Martini” mica robetta, un pozzo da 40/50 mai più ritrovata, nemmeno da me e Sergio che ci siamo stati battendo a tappeto tutta la zona. The President ci dispone a raggiera, peggio dei guerriglieri di Fidel nella giungla. “E’ vicino ad una carbonaia” ci dice Clino. Carbonaie? Qua la costa (all’ombra) è tutta scoscesa, roba da scapicollare dentro la grotta ed essere pure contenti che l’hai trovata. Invece niente da fare, nemmeno Luca che nel suo carnet ha raccolto enne buchi, scava più niente, al solito si sperde che lo devi chiamare all’ordine, per farlo rimanere in riga subordinato al President. Certo che s’è fatta una certa, Clino deve sfamare i cani, Antonella attaccare manifesti e noi fare gli scioperati al bar aspettando le leccornie di Carmina. La giornata così si conclude, ginocchia sotto il tavolo di Carmina a mangiare come i guerriglieri di Castro rimasti digiuni nella giungla una settimana almeno.
Alla prossima!! Mg 27.11.2016
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