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Speleologo a chi???? (Scavi Su Stampu di Katiuscia)

Antefatto: 21 marzo inizio di primavera, tutto il mondo speleologico è in fermento, riprendono gli scavi, riprendono gli allenamenti, si oliano gli attrezzi, ma qualcuno, dalla lista, pone una domanda “speleologo a chi?”

L’epica impresa: Il primo giorno di primavera vede il Gsg diviso in due ben precise fattispecie: allodole (i tre Sabaudi, Michele e Katiuscia, Mg ed il Nozzolone) e gufi (Paolo, Manuela, Luca, Federica ovvero la donna dai controcazzi, Enrico, Angelo, Patrizietta, Rambo, Ernesto, Tommaso, Cecilia). Le allodole partono di buon mattino, e sotto un’implacabile, costante e gelida pioggerellina di marzo che picchia argentina su mantelle e zaini, s’inerpicano per Monte Lupone. I gufi, di pomeriggio neutro, vanno a far allenamento a Fioranello. La sega sta traballante, a momenti la becca Max quando, rivolto al folto pubblico, ma a Mg soprattutto, chiede “è il caso di proseguire, vista la pioggia implacabile?”, tutti, per non prendersela, fanno i vaghi, Mg risponde sibillina “non ti riconosco più Max, fuori dalla grotta diventi titubante”, e questo fa sì che si decida senz’altro di proseguire, tanto può la sabaudaggine umana. Fortunatamente Sabrina, in stato sempre più interessante, prende un’andatura umanoide, tant’è che Mg e Katiuscia riescono, non solo a starle al passo, ma anche a dire qualche parola tra un ansito ed un altro. I tre maschi, invece, procedono spediti immersi nella nebbia, fischiando talvolta per far sentire il loro garrulo richiamo. Nonostante le invocazioni di Max a tutti gli dei del panteon, la pioggia non smette, per cui, arrivati miracolosamente a Su Stampu, ci s’infila subito dentro senza perdere tempo alcuno. I lavori fervono ininterrotti con l’alternanza agli scavi di Max e Michele, Mg ed il Nozzolone a far da tapis roulant, Katiuscia a fare la massicciata romana ovvero la piattaforma carbonatica avanti ingresso, Sabrina a dirigere le operazioni. Alle ore 17, stanchi, bagnati, infreddoliti, con le mani piste e sanguinanti, ci guardiamo nelle palle degli occhi, è ora di scendere a valle, a malincuore però, perché tanta fatica ha regalato finalmente la visione di una nera fessura (cm 25 circa) nella quale il sasso, cadendo, regala un tonfo sordo di 5 secondi. Con la certezza matematica che il pozzo è la 50, lo battezziamo senz’altro “pozzo da 50”, comunque sia, mentre il prossimo, perché sicuramente ce ne sarà un altro, è “pozzo su stancu”. Lasciando il nostro cuore e le nostre speranze, con l’ultimo sguardo, a Su Stampu, non possiamo non notare com’è stato modificato l’ambiente circostante. “là dove c’era l’erba ora c’è …..” In un bel bosco di faggi s’erge un caos di blocchi, una massicciata romana conduce in forte pendenza ad un bell’imbocco nero, lo stretto, ma non troppo, pertugio ti porta in una fessura soffiantissima e di lì a ninfa, che ce vò?
Ecco chi sono gli speleologi, sporchi “utilizzatori di armi di distruzioni di masse (calcaree), luridi abbattitori di diaframmi” , strenui difensori delle domeniche carsiche, meglio, molto meglio le grotte turistiche, laddove una gradevole passerella, bel saldata con cemento ecocompatibile (sappiamo bene che il cemento, in fondo, non è che calcare), ti porta senza colpo ferire nelle viscere ben illuminate della montagna, mentre fuori ti attende quel bellissimo piazzale asfaltato pieno di auto e bancherelle, servizi igienici per tutti, a pagamento, ma questa è la via, questo il progresso, questo lo sviluppo sostenibile, questo è quello che noi, zozzi infami non riusciamo a capire, menti limitate, ma che lui, il nostro illustre Badino ha ben capito, lui, nostra luce e nostra speme, e a lui, noi, infimi speleo del paleolitico inferiore regaliamo felici la sega domenicale.
Alla prossima, spero presto, in quel di monte lupone, a far danni…. Mg 21.3.2004 sega successiva
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