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9.6.2010 Eccoci di ritorno verso Cesme, offrendo l'ultima chance alla Turchia con la visita della penisola omonima. Stavolta stiamo attenti a non imboccare l'autostrada dai doppi ticket. La penisola dopo la prima parte turistica, diventa subito deserta nella sua orrida bellezza del nulla, dapprima un monte calcareo con nessuna strada in mezzo ci rallegra gli occhi ma non c'incoraggia affatto, le grotte se ci sono sono troppo terremotate e poi non c'è nessun paese nè posto dove dormire, la strada poi percorre una landa desolata vulcanica molto suggestiva ma quasi identica alla parte nord di Chios, anche qua non si sono posti per dormire nè strade per la costa, sicuramente se c'è ancora una parvenza di foca monaca, abita qua. Percorriamo il perimetro della penisola e, ritornati sul calcare, troviamo un'ottima fonte risorgente e una cava di marmo che vedremmo come riferimento della penisola per tutta Chios.Lungo la strada vediamo due cinghiali morti tutti gonfi"non li mangiano?" "no sempre porci sono, manco li toccano neppure per portali via secondo me, Nozzolone, non hai visto che ogni volta che ti toccavano si disinfettavano le mani offrendoti salviettine imbevute?". Arrivati a Cesme compriamo immeditamente il biglietto per Chios. Per ingannare il tempo prima delll'imbarco, andiamo a cercare qualche bella spiaggia, facile? ma de che! tutte private quelle belle, gira che ti rigira ecco a Ilica una lunga distesa di spiaggia bianca con mare cristallino, libero? pare di si, l'enorme albergone Sheraton Hotel che c'incombe sopra ha fatto la gentile concessione di lasciarla liberamente accessibile. Stavolta mi faccio un bel bagno tra qualche frammento di immondizia galleggiante ma nel complesso l'acqua è pulita. Accanto a me una famiglia turca con femmina tutta coperta che si fa il bagno vestita velo compreso. Qualche turca spudoratissima sta anche in costume e io mi tengo rigorosamente il mio, aggiuntandomelo ben bene per non far baluginare nessuna grazia esposta. Per salire sul traghetto tocca espletare le solite formalità, la nostra macchina desta scalpore con tutti quei distintivi e ci tocca spiegare a gesti che siamo speleologi, non ci pensano neppure a rovistarla visto un paio di mutande mie in bella mostra, che cascheranno addosso al frontaliero greco, a mò di monito anti rovistamento. Per fortuna che vai a spiegare che i sassi che trovo sono semplici sassacci e non roba archeologica. Arriviamo a Chios finalmente, in Europa, non da clandestini, proprio europei, tiriamo un grosso sospiro di sollievo e c'avviamo per Avgonima, il nostro paesello tra boschi e montagne, dove c'è la casa dei nostri sogni. Macchè, è in ristrutturazione, ci offrono una che è, in pratica, una grotta, bella come no, ma grotta. Un soppalco divide la parte sotto con cucina e bagno da quella sopra con il letto. La parte sotto è gelida quella sopra un forno. Per tutto il soggiorno a Chios il nostro compito principale sarà lo scambio di calore tra i due settori della casa-grotta, compito badinesco.

10.6.2010 Chios!!! bagni da favola in posti da favola. Andiamo subito a Capo Pirgos in quella che sarà la nostra spiaggia preferita, sotto un arco di roccia che se viene un terremoto ci ritrovano fossilizzati, con mare gelido da risorgente carsica ma ultra pulito, con una baia di ghiaia che ho provveduto a ripulire per tutta la durata del soggiorno. E dopo una scorpacciata di bagni eccoci alla prima escursione, appunto sopra Avgonima-Anavatos, sotto il bosco di pinus brutius che è uno dei boschi più belli che abbia mai visto.

11.6.2010 Oggi saliamo il Pelineos, la montagna più alta dell'isola, 1297 metri, calcarea, che c'aveva fatto scassare la macchina la volta precedente. Ovviamente, avendo sbagliato subito strada, invece di salire da Spartounda, cioè fare 300 metri, saliamo da Viki, ossia ne dobbiamo fare 600, senza pane, perchè i numerosi paesi tra Avgonima e Spartounda sembrano disabitati, solo Fitia, dalla bella e freschissima sorgente, ha un kafeneion-taverna ma non ci vuol vendere il pane, a meno che non ci sediamo e mangiamo, per il caffè non è valido, amen, fortuna che un greco ci regala delle albicocche e qualcosa da mangiare ce lo siamo portati, da previdenti speleo. Lasciamo la macchina ed il Pelineos sta dritto innanzi a noi, impossibile arrivare lassù, pensiamo, troppo erta la salita. Erta e soleggiata ma soprattutto ventilatissima, roba da spostare il Nozzolone che è tutto dire.In ogni caso ci proviamo a salire. Arrivati stremati ad una sorgente perdiamo il sentiero, ma il monte sta dritto per dritto sopra di noi per cui seguiamo il primo sentiero di capre ben tracciato. Il Nozzolone ad un certo punto devia a sinistra, non posso protestare più di tanto perchè sono troppo indietro a fotografare fiori e vedo la bella traccia di capre che sale mentre noi andiamo scalinando lungo il versante tra mezzi campi solcati. E te pareva, mi viene un nervoso cane. Però l'usma del Nozzolone ha visto giusto, non so come ma troviamo il sentiero segnalato. Protesto in ogni caso che devo sfogare i nervi. Arrivati alla sella il vento impetuoso ci sposta, andiamo appena sotto e le facili roccette ci invitano a proseguire ancora in su, ancora per poco, la vetta è troppo lontana mi dice il Nozzolone. Non ho nemmeno il fiato per protestare e lo seguo per le facili e divertenti roccette che pare di stare al GranSasso. Ad un certo punto vedo dei mattoni, presumo che siamo quasi alla chiesetta della cima, ma proprio in questo punto il Nozzolone si ferma come un mulo dicendo "io non gliela faccio più" "manco io" penso, ma sono quella che vuole sempre le cime per cui non dico nulla. Scavallato nuovamente il versante ecco la chiesa a 15 minuti di salita, ci andiamo, trovando anche un pozzetto (saranno 5 metri a sasso bell'ingresso). Alla chiesa il Nozzolone si ferma mentre proseguo per la vetta che sta a tre passi tre dalla chiesa. Soddisfazione estrema e bellissimo scenario sull'Egeo, sulla Turchia sta bene dove sta, su Chios in generale. Ho trovato pure un fiore endemico che vattelapesca cos'è, mai visto (tornata a casa ho scoperto che trattasi di asyneuma limonifolium, volgarmente, raponzolo meridionale) .

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