va al resoconto precedente
torna all'indice
torna al menu
Umili e decorosi a grotta giada (Scavi a Grotta Giada ed altre)

Antefatto:“Io non capisco perché non ci adeguiamo agli statuti altrui, leggi questo, oltre che essere ardimentosi bisogna dare prova d’umiltà e poi essere sempiternamente decorosi anche fuori dal gruppo speleo”…. Cheeeeeeeeeeeeeeee?????????????????????? Ma lo siamo già di nostro, una cifra!

l'epica impresa:Umilmente e decorosamente ci appropinquiamo alla nostra meta, lo scavo di grotta giada e l’allenamento in parete per i neofiti.
Chi siamo? Oltre alla sottoscritta (mi scrivo per prima per dar prova di umiltà), ci sono Nozzolone, Angelo, Paolo, Simone, Loretta, Riccardo, Andrea, Sanvicenzodaitri e Gianluca. Finalmente splende un bel sole, ma monte Altino, te pareva, sta immerso nella nebbia. “E che gli fa?“ dice Angelo, “almeno non si vede il nostro indecoroso abbigliamento speleo, appppproposito, non ho la tuta” “ahò, ti presto la mia, tanto voglio armare la parete, mica scavare” rispondo pronta, fosse mai la sua una scusa per non entrare. Intanto il gruppo si avvia immerso nella nebbia e io, al solito, resto buon ultima, come si conviene ad un umile presidente. Non riesco manco ad alzare la testa da quanto pesa lo zaino, e meno male, Paolo, senza Federica che lo redarguisce tutto il tempo, s’è scordato per terra la mise del buon scavatore. Tiè metto anche questa nello zaino e via. Rifletto che camminare tutta piegata ha il suo bello, osservo ogni minimo fossiletto, fiorellino, pianticella, tutto un universo pressoché sconosciuto a chi cammina testa alta, umile per niente.
A quanto pare anche i nostri baldi giovani stanno guardando per terra, Riccardo, infatti, scopre un bel pozzo già fatto, ancorché tappato da pietrame, su per la costa. Bene! Subito Riccardo, Simone e Andrea s’immergono indecorosamente assai allo scavo forsennato senza manco mettersi tuta e guanti, dopo un po’ sono ridotti ecce homo ma che soddisfazione vederli!! Estraggono quintali di sassi come non avessero fatto altro nella vita. Speleo doc dalla nascita, abbiamo vinto un terno al lotto averli al gruppo.
Umilmente parlando.
Paolo però li stoppa, “oggi si scava grotta Giada, questa teniamocela per un domani”.
Così, i tre neofiti, umili quanto basta, lo seguono senza lagne, comportamento molto decoroso, devo dire. Arrivati alla grotta ci dividiamo e con imperio impongo ad Angelo che deve prendersi la mia tuta e scavare che, umilmente parlando, la parete tocca a me che la devo armare col Nozzolone famo a capirse, che nella buona e nella cattiva sorte mi spetta di diritto. La parete però la sceglie il Nozzolone, fa tre passi e c’arriva, non l’ardita Laolatra in faccia al mare, bella al sole se ci fosse, no, un’orrida spaccazza tutta massi, lato ombra rivolta ad una dolina senza panorama alcuno. Di ciò se ne rallegra Andrea, devo dire.
Armo sta parete e il Nozzolone non ha di che lagnarsi, solo che nel scendere mi butta un macigno quasi addosso, “certo è un po’ franosa”.
Fortuna che non l’ho utilizzato, penso, quasi quasi stavo per metterci un fix, speriamo che non crolli tutta mentre scende Andrea, altrimenti si mette paura. Riccardo sale e scende una volta e poi decide che lui preferisce di gran lunga scavare e se ne va, seguito a ruota da Loretta tutta giuliva di avere tutti sti ragazzi da allevarsi. Restiamo noi con Andrea e lo facciamo salire e scendere enne volte finchè anche lui, con le orecchie piene di “famo a capirse” decide che vuole scavare. “Ok, t’accompagno in grotta” gli dico, pensando alla tuta che ho dato ad Angelo e che dovrò assai indecorosamente smerdarmi tutti i vestiti e scendere alla macchina fangosa come un cesso. Poco male, sarà prova di umiltà.
Ma la prova è di pazienza ad aspettare Andrea che scende e rifà la chiave di blocco enne volte mentre Angelo mi fa da radio dentro le orecchie. Alla fine mi tocca mettermi sotto la corda e strillare ad Andrea “non ti preoccupare se precipiti cadi sul morbido” mentre lui, con voce rotta, proclama “aiutooo!! Voloooo!!” scendendo, invece, in modo impeccabile. Però ad onor del vero aspettare Andrea scendere non è mai tanto quanto aspettare Angelo che fa e disfa lo zaino perché prima dice di aver perso il portafoglio chissà dove e poi si accorge che l’ha messo proprio in fondo a tutto. Per non saper né leggere né scrivere mi riprendo la tuta, fangosa in modo indegno, sia mai me la perdesse, che devo testare la lavatrice. C’ha messo talmente tanto Angelo a prepararsi che escono anche gli altri, hanno gettato la spugna in sta grotta del cavolo (scusa Saverio ma quanto ce vò ce vò) e vanno a scavare il pozzo nuovo che il giorno è ancora lungo ed è indecoroso tornare a casa tanto presto.
Alla prossima! Mg 6 aprile 2013
va al resoconto precedente
torna all'indice
torna al menu