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Dolina della Quartara

Antefatto: Da quando Giorgio me l’ha fatta conoscere mi è rimasta la voglia di esplorare per bene la dolina quartara, quella più grande, le altre due non tanto, troppo irrovate e quasi intransitabili.

L’epica impresa: L’occasione è una giornata fredda ma limpida, i Lepini sono innevati ma qua, a 200 m di quota, si cammina volentieri. Prendiamo il sentiero per Colle Quartara attenti a non perdere la traccia successiva che porta alle doline, previa immersione nel fango e attraversamento di fili spinati fino ad affacciarci agli strapiombi di quella più grande. Sergio prova a scenderla da una lato ma subito desiste, optiamo quindi per la parte più dolce e..tatata!! la traccia. Quella del tablet che contiene tutti i sentieri dell’universo. “Vedi, c’è la traccia per il fondo della dolina” mi dice mentre affonda nell’ampelodesmeto. Lo seguo perché per terra si vede un’esile scia, peccato che gli alberi l’hanno coperta quasi del tutto e tocca strisciare sotto alla vegetazione come in una strettoia. Finalmente arrivo al fondo mentre aspetto che Sergio, con le cesoie, si faccia largo. Così con tutta calma posso ammirare un tappeto di galanthus nivalis e cercare tra i massi se, tante volte, ci sia un pozzo. Fessure ci sono, in effetti, ma niente d’esplorabile. Arriva Sergio per constatare che il fondo è pressoché tappato da macigni. Però questo posto m’intriga per cui, invece di risalire dalla stessa parte, decido si affrontare la frana di macigni e vedere sotto alle pareti, posto che riesca ad uscirne fuori. Sergio invece risale per la traccia quando gli dico che forse anche qua c’è una specie di sentiero. Oltrepassata la frana seguo sta specie di sentiero ripidissimo verso le pareti scoprendo che è stato fatto da qualche animale. Vuoi vedere che capito nella tana del lupo lepinico o di qualche cinghiale? La curiosità è più forte della paura e mi trovo ad affrontare un roveto che mi strappa occhiali e ferma capelli, persi per sempre, ma non desisto, scendere è senz’altro più arduo che salire. Stavolta devo quasi arrampicare perché davanti a me vedo il passaggio tra le rupi e mentre affronto un saltino sento arrivare una zaffata di aria calda. Una piccola apertura butta aria calda pazzesca da far tremare le foglie davanti e con tutto il fiato ancora rimasto strillo “grottaaaaaa!!!”. Piccola e intransitabile ma decisamente grotta. “Prendi il punto” mi strilla di rimando Sergio, bravo, con che, visto che senza occhiali non ci vedo. Mi arrampico ancora fino ad arrivare sopra alla dolina e stavolta strillo a Sergio di raggiungermi per prendere il punto. Sotto di me ammiro la via delle fedriadi che ho affrontato a cuore più o meno leggero. Diciamo che ho pensato a Francesco e alle avventure che mi racconta, si sa l’esempio è tutto e non posso essere da meno. Anche Sergio ha il suo bel daffare a raggiungermi in mezzo all’ampelodesmeto. E’ già tardi per cui scendiamo lungo il bordo della dolina per raggiungere il sentiero tracciato, attenti a non cascare in qualche pozzo, impossibile vederci i piedi. Finalmente eccoci alla sterrata accolti da cacciatori col fucile spianato. “Ci sono grotte?” chiediamo speranzosi “si una lassù grande (la dolina) e un altro piccolo pozzo, nonlotroete, sta tra la macchia”.
Mentre torniamo elucubriamo sul come organizzarci per allargare sta porta dell’inferno che ho scoperto…”Francesco, scendi che ci serve una mano!!!!!!!!!!”
Grazie!!!!!!!!!!!!!!
Alla prossima!!!! Mg 13.1.2022

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