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9.6. 2012 Colonne Il bello delle vacanze in giugno sono le giornate lunghe, da sfruttare tutte, praticamente la marcia forzata delle vacanze. Così di mattina: spesa (dilazionata per vari supermercati e ambulanti per comprare tre pomodori e un cetriolo, il tutto per risparmiare che c’è la crisi), kafeneion, museo (due sale, ma una con i reperti di agia triada), mare (con pulizia di tutta la spiaggia, nuotate trans-baiette, studio di pesciologia con maschera). D’inverno tutto ciò avrebbe comportato minimo tre giorni. Pomeriggio: montagna, a vedere la cava con le colonne. Forse ho preso troppo sole, eppure sono stata sotto le tende beduine del Nozzolone, ogni giorno più raffinate, armate come un pozzo da cento, capolavori che solo a farle disfarle c’impiega il tempo che perdo a pulire tutta la baia,riempire un saccone d’immondizia, tutta contenta di ciò che dovrebbero darmi la corona d’alloro per premio, sti greci. Insomma, fortuna c’è il meltemi e non sento troppo caldo. Andiamo per sentiero assolutamente non segnato, a occhio verso le colonne che si intravedono in cima al monte. Sto appiccicata al Nozzolone che ha il bastone anti serpenti e mal me ne incoglie. Lui cammina con ste gambe che ogni passo suo sono venti miei, mò che è magro poi, corre come Abebe Bikila. Io non ci penso nemmeno a fotografare piante, devo solo sopravvivere dietro sto forsennato. Con un caldo della madonna, la faccia rossa come un faro, che manco il cappello posso mettermi dal vento che me lo strappa ogni secondo. Il sentiero è in mezzo a prati e poi su sterpi bruciati, un serpente scappa via, grosso come le cosce itrane. Ad un certo punto avverto il Nozzolone che la pompa non mi regge, cammino ma il cuore non gliela fa a portare il sangue dovunque. Lui fortuna rallenta ma mi passa la vita davanti, tutta una vita di stenti speleologici, te credo che la pompa non mi regge, si sarà usurata di brutto, sta a vedè. Come Zeus vuole, arriviamo alle colonne, meravigliose. 4 enormi colonne appena sbozzate buttate là, tutto marmo cipollino, altre in fase di costruzione, la cava anche è uno spettacolo. Non faccio in tempo a fotografare che il Nozzolone zompa qua e là come una cavalletta. Tento di fare qualche autoscatto per far vedere la grandiosità delle colonne rispetto all’essere umano, meglio se femmina. Il vento però potrebbe buttare a terra la digitale e m’incazzo come una bestia. “Ci vediamo in macchina, io resto qua che devo fotografare, manco una foto mi fai ecchec…” Il Nozzolone s’incazza peggio “non sono venuto a far foto!” “io si!” e se ne va. Bon, mi siedo per terra e mangio ciliegie, la cosa è molto saggia. Se t’incazzi mangia ciliegie e ti passa. Vediamo di fare qualche autoscatto, vah. Niente da fare, troppo vento. Allora torno indietro ma col passo mio da formica, e poi posso fotografare ogni fioretto,magari si fa notte,tanto ho la pila, per i serpenti stocaz.. che sono a perdere, vecchia come sono. Invece il Nozzolone mi sta aspettando all’ombra di una colonna “vuoi una ciliegia?” “si” “mi fai sto cazz di foto?” “ok” “andiamo in cima al monte a vedere il marmo cipollino tutto contorto?” “ma se la pompa non ti regge!” “per ste cose mi regge sempre!” “no, a me aspetta la pastasciutta”. Visto che mi ha fatto la foto e mi ha anche aspettato lascio perdere di andare al monte, tanto devo fotografare ogni sputacchio di roccia contorta che qua a voja! La giornata è finita? Macchè..devo sempre catalogare enne fiori, ti pare… la notte è piccola per me, troppo piccolina…

10.6.2012 Monte Kotilea Orcocane che giornata! In virtù della cartina scala 1:25.000, studiata dal Nozzolone nei minimi dettagli, oggi cerchiamo due grotte dirimpettaie. Dove? A metà Eubea, sopra Manikia, nel Monte Kotilea. Una cifra distante da Karistos. Arriviamo abbastanza presto, nonostante la distanza. La vista del massiccio calcareo, a livello supramontano, ci mette immediatamente l’ansia da esplorazioni. La strada che da Neochori porta a Manikia entra in una gola con pareti piene di buchi. La sterrata che conduce alla zona prescelta è brutta ma, come ci dicono i locali, sigò sigò(piano piano), si arriva a profeta Ilias senza scassare gomma alcuna. E mò? Verso le grotte, una delle due fa sparire un torrente. Lasciamo la macchina e scendiamo in direzione dell’acqua, subito incappiamo in un greco, apicoltore gentilissimo, che, in ottimo inglese, ci spiega come arrivare alla Katavothra, tanto per capirsi gli chiedo “ci sono serpenti?” “oki” “dove possiamo comprare il miele di qua?” “quest’anno niente miele, è piovuto para polì”.. Salutiamo calorosamente il greco e proseguiamo nel sentiero. Subito la visione di uno scavo dantesco di diga incompiuta ci lascia di stucco, è una devastazione incredibile tra una natura incontaminata di boschi, prati,calcare, e l’acqua del torrente di un verde da tuffi. Arriviamo all’acqua e per andare alla grotta è tutto un attraversamento di qua e di là su calcare scivoloso, ne sa qualcosa il ginocchio del Nozzolone… Dietro un angolo del meandro, annunciata da un soffio freddo, ecco profilarsi una paretona verticale e il nero della grotta, dove l’acqua si tuffa dentro e noi no (quasi..). Restiamo senza fiato. Un buso della rana, una pietrasecca, un pozzo comune qua, con tanto di torrente che entra. Quello che si chiama “inghiottitoio” da manuale. Cerchiamo la via per scendere, impossibile senza corda, non c’è traccia di armo. “Secondo me la fanno con le mute, si buttano dentro e bon” “si, brava te, e per risalire?” “già..arrampicano, che ne sappiamo degli usi e costumi dei greci in grotta?”. Intanto noi non abbiamo niente se non le pile. Non ci resta che mangiare pane e formaggio, fare enne fotografie e restare in religiosa ammirazione dell’ingresso, sognando i 4/5 km che separano l’inghiottitoio dalla (forse) presunta risorgente. “Magari sifona subito, sta a vedè..” aridaje, la volpe e l’uva..Al ritorno alzo lo sguardo e vedo l’altra grotta, un bucone immenso su parete. Ci arrampichiamo come capre fin sotto il buco, e mò? Verticale. Il Nozzolone gira l’angolo e trova l’ingresso, un passaggio ogivale che porta al piano superiore. Sento un refolo d’aria provenire da un meandrino, fosse nostro scaverei. C’è una sala superiore. Per salire adopero il Nozzolone a mò di appiglio, ma sopra non c’è nulla se non un passaggio stretto che porta al piano inferiore senza necessità di arrampicata alcuna. Orcocan, che fortuna sta grotta. Mica è finita. Mentre mi trastullo a fotografare, il Nozzolone trova un passaggio che porta alla grotta a fianco, anche qua, una specie di scala a chiocciola fa evitare inutili arrampicate. Il tutto assolutamente naturale. Una specie di grotta ad intarsio, sopra, sotto, di lato, una vera fortezza paleolitica, in effetti mi casca l’occhio su un coccetto greco antico che lascio andò sta. Qua è ancora tutto da scavare, ci metto la testa che è stata usata ed abitata da sempre. Ottima posizione con il torrente a portata di mano. Un posto ed una grotta indescrivibili. Al ritorno bagno nel torrente con cascatella tonificante (io no, troppa paura dei serpi, ancorchè non visti). E poi alla ricerca degli inghiottitoi in zona Koliadhako e Fterolaka (buca delle felci). Ci sono, stanno aspettando gli speleo come le sirene Ulisse. Si è fatto tardissimo, tappa d’obbligo a Manikia dove compro un kilo di miele del monte al kafeneion, 10 euro e caffè offerti dalla casa. Giriamo l’occhio e vediamo appiccicato ad un vetro lo stesso stemma degli speleo greci che sta nella nostra macchina. Certo, ci sono stati, ora è da capire com’è sta grotta, rilievo e pantarei. Al ritorno troviamo un bel bypass per Karistos, via Nea Stira, che fa evitare kilometri di strada a buche. Mica era segnato, ai turisti fanno fare le buche, per la gioia dei gommisti che proliferano per ogniddove (per fortuna..). A parte la polvere che ha ridotto noi e la macchina lerci come Pig Pen la giornata è stata estremamente proficua, conclusasi ancor meglio con una mangiata di gabros, eccellenti pescettini, quelli che vedo con la maschera, ciccini che buoni!

11.6.2012 Potami Nonostante sia andata a dormire alle tre di notte, come mai nella mia vita, mi sono svegliata vispa come un grillo alle 6,30 di Roma, 7,30 locali. Mi giro verso il Nozzolone, ecchè, dorme? Anvedi, e a me dà della dormigliona, però che strano, saranno gli elleniko caffè che mi fanno st’effetto? Oppure ora mi bastano poche ore di sonno per quanto sono rilassata con sta vacanza? Bando alle ciance ed elucubrazioni, il giorno è alto, faccio baccano così si sveglia anche sto ghiro, la rivincita è fatta! Prima cosa, lavare la macchina che è più polvere che altro. Con il secchio andiamo al vicino potamos e via, come i greci a far gran bagnamento per tutta la strada, ora la macchina è tutta lustra fuori e dentro, anca massa, come dice Cesare “mai esagerare”. Va beh, e ora dove andiamo? Ci toccherà andare al mare oggi, ieri abbiamo fatto sega. Come tutte le donne, mi piace cambiare “senti, andiamo verso il faro, costa costa?” “chesseimatta! Sono tutte stradacce bianche, c’arriviamo domani, però potremmo fare la strada per Platanistos, prenderci un ellenikocaffè e scendere a Potamos”, “OK”. Il caffè lo prendiamo al paese successivo fatto da 3 vecchiette che ci guardano storto, un matto che ride nella persona del barman di kafeneion, 2 capre ed un gatto, 4 case comprese le stalle e una pergola di vite che è la quintessenza della tranquillità. Assunta la giusta dose di caffeina, scendiamo verso Potamos, strada bianca più brutta che bella. In 5 nanosecondi la macchina è esattamente come ieri, un ammasso di polvere dentro e fuori. Potamos è una meraviglia, spiaggia lunghissima di rena e ciottoli, da un lato una parete di scisto verde che un geologo si farebbe le seghe sopra, in fondo una duna che pare un deserto da film, in mezzo un pezzo di risorgente di fiume con acqua smeraldina piena di pesci, la battigia fatta da conglomerati colorati e tre soli ammassi umani compresi noi. Ovviamente andiamo sotto la parete di scisto verde, un po’ perché il Nozzolone deve cimentarsi con le tende beduine, ogni giorno più raffinate, tanto perché ci serve l’ombra, una cifra perché sta roccia marcia aggettante in bilico ci aggrada l’occhio. Mentre il Nozz prepara la tenda faccio incetta di pietre, una saccocciata piena, oggi niente pulizia di spiaggia, è pressoché pulita di suo, certo ci sarebbe un materasso da portare via ma ho l’impressione che sia troppo per le mie modeste forze. Stavolta da qua non ci schioda nessuno, il mare con la maschera è come entrare in una nuvola di pesci, c’è pure la roccia per i tuffi, vorrei anche scalare una faglia ma il Nozzolone me lo impedisce, magari pensa che precipito, sta a vedè. Peccato però, mi sarebbe piaciuto. Si tutto bello. Dopo tre ore il sole ci pare troppo, all’ombra fa freddino sotto la tenda, nuotare abbiamo nuotato, il formaggio l’abbiamo mangiato, che si fa? Andiamo a vedere l’altra baia, Livada, pochi kilometri di distanza. Per arrivarci con sta stradaccia c’impieghiamo come da Roma a Itri, incrociando le dita e sperando che gli dei non siano troppo invidiosi. La Kangoo si crede di essere un fuoristrada, s’è montata la testa. Arriviamo alla baia e manco c’andiamo, cioè, lo stradello non l’abbiamo preso, per sbaglio, e tornare indietro su sta strada non se ne parla proprio. Il panorama su una distesa di scisto appena ricoperto da gariga bruciata e pale eoliche dismesse è il massimo soprattutto se condito con sbattimenti di macchina siccome centrifuga di lavatrice. Bella la Grecia, certo, è una meraviglia, guarda che paesaggi! A proposito qua è segnata una spilia. Sta bene andò stà, chi la trova in mezzo a sta distesa di sterpi puntuti? Arriviamo all’asfalto come un naufrago all’isola, che bello l’asfalto, hai mai pensato alla comodità di una strada asfaltata? Giuro prima d’ora mai, quant’è bella la civiltà a volte. Subito un pastore ci ferma “Karistos?” “Ne, Sali su che ti portiamo”. Secondo me sto pastore abita nel mezzo del nulla appena passato, dall’odore di capra. Si rivolge solo al Nozzolone in greco e lui per tutta risposta “Den catalavena” fine del dialogo costruttivo, gli dico chiediamogli della spilia, macchè, come si dice in greco dove sta la grotta e se poi ci risponde? Non capiamo un tubo. Appena scende butto il coprisedile, tanto era tutto uno straccio che manco gli zingari si prendono la roba che smettiamo. Poi tappa al potamos per lavaggio di macchina, faccio per entrare e mi resta la maniglia in mano. “Orco, con tutto sto nuotare ho il braccio di ferro” ma il Nozzolone non è dello stesso avviso “hai strattonato troppo!” Delle due l’una, o per aprire la macchina devo usare la mano moscia, tipo quelle che ti danno la mano a pesce lesso, o sta macchina ha qualcosa di profondamente difettoso, l’altro giorno la pompa di alimentazione oggi la maniglia, ma ci riporterà nell’italico suolo?

12.6.2012 Platanistos Oggi c’è una calma piatta,caldo, non si muove una foglia, troppo caldo per la montagna spelata, andiamo al mare, dove? In quella spiaggia bellissima con mare cristallino e un po’ di puzza che abbiamo scoperto provenire dal vicino trattamento acque reflue. Stavolta il mare e la battigia sono pieni di buste di plastica ed altro, magari il katarismos non funziona al meglio, mi do da fare e pulisco tutto, la baia ora è linda come zeus l’ha fatta. Per inciso porto i sacconi di monnezza a bordo strada, nessuno li raccoglie ma magari, prima o poi, qualcuno lo farà, tanto non stanno sparpagliati nel mare ed in questa spiaggia stupenda. Mentre elucubro su sto fatto che l’acqua del mare è calda, il katarismos vicino, una nave da guerra sempre stazionata nei pressi, un elicottero militare che sorvola e la polizia che passa, dico al Nozzolone “questo non è un semplice katarismos, sarà un deposito di scorie radioattive che perde pure, ecco perché qua non c’è mai nessuno”. Dopo un po’ il Nozzolone propone “perché non andiamo a vedere il ponte del diavolo sopra la gola?, qua si sta facendo troppo caldo”. Secondo me gli sono arrivati gli ioni radioattivi e sta friggendo. Andiamo, passando per il nulla scistoso, brullo, arido, bruciato “qua abita qualcuno?” eppure qualche casa di pastori s’intravede. Platanistos pare un paese abbandonato dagli dei. Lasciamo la macchina alla gola verdissima, con il torrente, acqua cristallina, cascatelle, pare un’oasi nel deserto. Il ponte del diavolo, ovviamente, sta proprio nella gola ma c’è una strada delle solite loro che c’arriva, non ci pensiamo minimamente a salirla con la macchina, meno che mai a piedi con sto caldo. Noi c’arriviamo dal torrente. “Perché, c’è un sentiero?” Nossignori, non c’è, c’è solo la gola da risalire. Mettiamo le scarpe adatte, io quelle da ginnastica ed il Nozzolone qualcosa che non si capisce bene, una specie di ciabatte con dentro le scarpette da bagno, roba che solo a vederla sa di scivoloso, infatti all’inizio casca che è una bellezza “ma non scivoli con ste scarpe?”, “no, sono comodissime” e per puntiglio non casca più, anzi, prende il via e s’arrampica come una capra su per massoni di marmo cipollino. La roccia è una favola, sembra di arrampicare sulle colonne romane, pezzi di marmo verde e bianco cristallino, tra laghetti, cascatelle e platani giganteschini che ci fanno allergia. Sali sali, il ponte non si vede, arriviamo in un posto che è una mega frana. “Secondo me è la strada sopra che ha fatto crollare i massi”, per inciso, non vedo come potremmo passarla sta frana. Io no, ma la capra Nozzolone si, prende la corda e s’arrampica. Per non vedere che casca nel laghetto e si spiaccica nel marmo, vado a fotografare qualche fioretto, ma non sento nessun tonfo, meno male, vah. “E io come salgo ora?” posto che mi vada di salire, s’è fatto tardi e dovremmo anche scenderla sta gola e, tra l’altro, ho i piedi di ghiaccio. Allora il Nozzolone va a vedere se, alle volte, il ponte sta dietro l’angolo. No. “Ora come scendi?” furbo lui, attraversa la frana che per fortuna, non frana con tutto l’uomo sopra. “Ci torniamo domani con corde, spit e roba da armare”. Sarà meglio. Intanto a scendere ci mettiamo un’ora buona e i piedi da ghiacci mi diventano insensibili, penso ai 38° di Atene e mi consolo. Al ritorno il paese è pieno di gente, da dove sono sbucati tutti? Dove stavano? Rintanati nelle case a fare la siesta? Anche nell’arido nulla vedo qualche pastore, però sti greci! Hanno colonizzato l’inospitale

continua...........

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