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22.4.2013 Montenero
La nostra meta è la grotta di Montenero, partendo da SanGiovanni Rotondo per il sentiero in cima al monte. Il Nozzolone ha messo nel tablet il gps con tutte le cartine, i punti, le grotte, ecc ecc , non c’è da sbagliarsi, tra l’altro c’è l’apposito sentiero tutto tracciatissimo, cartelli a non finire, ecchè! basta seguirli e bon, la grotta è nostra. Intanto, il Nozzolone devia per ogni dolina e io per ogni fiore, e visto che ci sono un’infinità di doline ed ancor di più di fiori, il nostro tragitto è un continuo zizzagare, peggio dei cani, il sentiero dice un’ora e mezza? Ne avremo fatto almeno il triplo. Ad una certa ci siamo trovati davanti ad un cartello “punto panoramico” fine del sentiero. Che dice il tablet? Che abbiamo sbagliato, tornare indietro! Poco male, riprendiamo quello giusto a cammina, cammina, cammina, toh, un buco nero. Ci vado io a vederlo che il Nozzolone è fiacco “sono stanco” dice, “come mai?” avremo fatto 10 km a piedi, come mai? Il buco è una monnezza di terra, “soffia?” mi fa schifo solo ad avvicinarmici, altro che soffia, tra l’altro non soffia niente. Il fango esce fin dalla grotta per ghermire i vestiti che mi devono durare tutta la vacanza, che qua non so come asciugarli. Non se ne parla neppure d’infilarmi in sto buco. Chiude! Almeno per me, mica è mio, è dei pugliesi, se lo tenessero stretto. Ari cammina cammina, ecco una freccia “grotta di montenero” bene, ci siamo. Avanti avanti e la grotta non si vede, manco l’ombra. Il Nozzolone declama “la grotta stava dietro, esattamente dove c’era il buco che hai visto, sarà stata lei”. Ma scherziamo? È una grotta chiusa, semi turistica, mai più fanno ficcare i turisti in un buco fangoso per terra e senza alcuna chiusura evidente, tutta terra. Fatto sta che sta grotta non l’abbiamo trovata e quasi quasi siamo arrivati a San Marco in Lamis percorrendo un sentiero che più bello non si può. Mai visti tanti fiori tutti insieme. Naturalmente il tablet ci dice “non tornate indietro, chessietematti? Andate avanti dritto per dritto e capitate sulla macchina, precisi!” A dire la verità delle indicazioni strampalate di sto tablet che non c’ha portato alla grotta mi fido poco, ma non mi dispiace affatto perdermi nel bosco, “andiamo” invece in 4 e 4 otto eccoci alla macchina “anvedi! Donna malfidata fui!”. Alla macchina ci siamo arrivati giusto in tempo per non beccarci la grandinata ma il giorno è alto, andiamo alla ricerca della grotta da SanMarcoin Lamis, in macchina però. Trovato il cartello e lo stradone, trovata anche la voragine palla palla, 80 metri da scendere se ci va, trovate tutteccose ma la grotta di montenero ancora no, forse domani.

23.4.2013 Zazzano
Prima cosa, imperativo categorico: trovare la grotta di Montenero. Trovata! Da prassi, dalla strada per San Marco in Lamis, seguendo il sentiero che ti ci fa cascare dentro. Poi abbiamo capito perché ieri non l’avevamo trovata, perché hanno spostato il cartello molto più avanti rispetto al sentiero che uno deve prendere, deviando dal principale, per arrivare alla grotta che sta un pezzo sotto. Però il punto era quello giusto. Bene, ovviamente la grotta è strachiusa da cancello e non ci sono altri ingressi benché infimi. Poco male, dalla descrizione sono poche sale mezze franose, ancorchè abbia un ingresso accattivante, della serie la volpe e l’uva. Il Nozzolone oggi deve riposarsi, per cui, visto che il tempo va peggiorando, decidiamo di cercare la grotta di Zazzano, di questa non abbiamo il punto, si sa solo che veniva utilizzata per far sparire mafiosi, interessante! Prendiamo una sterrata in mezzo alla natura selvaggia, selvaggiamente prosegue un sacco tra doline e vegetazione per cui è pressoché impossibile trovare la grotta. Ogni tanto andiamo a sondare qua e là e troviamo un bellissimo antico villaggetto Dauno e un sacco di orchidee. Niente grotta. Ben, poco male che oggi è di riposo. Allora che si fa? Andiamo a cercare la strada Scaloria che scende a Manfedonia. Perché l’amante della natura oltre a chiederci se intendiamo cenare qua, no, troppo caro, ci racconta di sta grotta Scaloria “volete che v’accompagno?” a chi? A noi? Con il tablet, le carte igm e i punti? Ma de che! La troviamo! Ma de che? Mica, solo la strada e, visto che eccola la pioggia, decido di andare a vedere il santuario di SanMichele Arcangelo. Tre volte sono passata per Monte Sant’ Angelo e tutte e tre le volte con la pioggia. O qua piove sempre o è il miracolo dell’arcangelo. La seconda che hai detto. Il Nozzolone non viene manco morto a vedere un santuario, che gli farebbe bene più della chemio, macchè, ci vado io a intercedere per lui. Mica vero, ci vado soprattutto perché ho visto un mare di fioretti sul muro di cinta del castello e mi piacerebbe fosse la rara endemica campanula garganica. Che mi manca. Bon, vado al castello e lo schifo, perdo tempo a fotografare i fioretti del muretto, la campanula non è fiorita e mi accontento dell’aubrieta che ho già. Poi passo al santuario, non si può fotografare, mihhh e manco fotograferei arcangeli e madonne ,niente fiori. Entro nel riparo sotto roccia che in pratica è una chiesa o viceversa e stanno facendo una messa tedesca, un prete mi guarda stortissimo, avrà capito che sono venuta in veste spelea per il riparo sotto roccia? Boh? Così torno fuori che il Nozzolone mi aspetta non so dove. Manco una cartolina compro, che come soggetto hanno solo l’arcangelo e pure brutto è. Il cellulare non prende, quando si decide di prendere non prende quello del Nozz e quando prendono entrambi si scarica la batteria. Ma bene, fortuna che siamo speleo e ci incontriamo lo stesso. Tablet incorporato come i pipistrelli, tiè. E poi? Trovo e fotografo la rarissima tulipa sylvestris sotto gli occhi della Stradale che mi guarda scapicollarmi per muretti. “Alt! Vietato scapicollarsi” “ma ho l’assicurazione SSI” allora vada, circolare…Ciò fatto dico al Nozzolone che possiamo pure tornare a casa, che questa m’interessava..ma non c’è la grotta Scaloria da fare, quella che passa sotto tutto il Gargano ed esce nel castello di Manfredonia? ah già…

24.4.2013 Valle Campanile
Non passa mattina che l’amante della natura, mentre mangiamo sta colazione ecologica che ci propinano, marmellata senza zucchero che te la raccomando, peggio del tè di Elena, ci stura le orecchie con le ebbrezze naturalistiche della zona, prima di tutto, la grotta Scaloria, stavolta anche la bellezza dei serpenti a bosco quarto, ma tanti, non vi piacciono? No. Infatti la nostra meta odierna è valle campanile. L’itinerario l’ha impostato il Nozzolone sul tablet con l’igm, punti, tutteccose, sarà...invece di seguire il comodo sentiero descritto dal Cai, dico io. Ma diamogli fiducia una volta tanto. Infatti ci perdiamo subito. Premessa. Ho uno zaino pieno di roba invernale, se fa freddo; roba estiva, se fa caldo; cibarie rimaste, che scadono; fave e pecorino, che è ora; corda, moschettoni, cordini, se troviamo grotte, e che altro? La sopravvivenza se ci perdiamo, da prassi. Un sacco di peso e non dico altro. Così cominciamo una discesa comodina ed è troppo comodina “Alt!” impone il Nozzolone “ stiamo andando all’eremo di san Barnabea, in cima alla valle e invece dobbiamo scenderla, ma non di qua” . Te pareva. Sto fatto che in discesa arrivavamo in cima alla valle e non in fondo mi suona strano, ma è lui che ha i punti. Per tornare imbocchiamo una salita erta che non ti dico, infrattati in mezzo ad un bosco che mi tartassa le braccia nude, perché finalmente fa caldino, sembro l’eremita penitente tutta sanguinante e c’ho sto zaino che pesa peggio andassi in grotta. Così imposto la lagna acida. “Certo che se il CAI descrive un sentiero, segno evidente che tocca fare quello e non questo che manco c’è”. Il Nozzolone per tutta risposta mi lascia la chance “se non ti va torniamo a casa”. Manco morta. Nel frattempo ho fotografato un mare di orchidee e fiori vari che quasi quasi mi sono anche stufata di farlo, ogni volta inchinati e poi alzati e lo zaino che mi inchioda per terra, così quando il Nozzolo esclama “una morchella!!” e vede che la schifo, decide di fare il cavaliere “dammi un po’ di cose se ti pesa troppo lo zaino”. Ad onor del vero l’aveva detto già in partenza ma ho voluto fare la generosa, tu hai la chiemio, io lo zaino. Ora però..tiè, gli mollo corda, moschettoni, fave e pecorino e riprendo a vivere. Finalmente imbocchiamo il sentiero giusto. Dovremmo trovare tre grotte, da sentiero Nozzolescu, e ne troviamo puntualmente due. Per la cronaca, ripari sotto roccia, roba da eremiti. Finchè arriviamo in un posto fantastico assai. Dove vorrei ritirarmi in beata solitudine col Nozzolone per potermi almeno lagnare in pace. Una casa scavata nella roccia completa di tutto, davanti la veduta sulla valle incisa, intorno tutti mandorli e praticelli da coltivare. “Mangiamo le fave” dice il Nozzolone “non gliela faccio più a scendere oltre, sono stanco” . Da ciò deduco che è il peso delle fave a fare la differenza, transitando da uno zaino all’altro è transitata la stanchezza. Infatti , mangiate sta fave si rialza come se niente fosse e decide di andare a vedere più avanti. Come se non lo conoscessi. Vedere più avanti e scorgere tutti gli eremi in programma che ci chiamano “venite venite” e’ tutt’uno, scendiamo nella valle e bon. Gli eremi sembrano a prima vista del tutto inaccessibili, arroccati sulla parete e come c’arrivi?invece gli eremiti hanno intagliato le scalette nella roccia, in tutti tranne che in quello delle carceri. L’eremo studion ha le pozze di acqua limpidissima dentro, il Nozzolone lo elegge a bivacco e io me ne vado sotto a quello delle carceri, lì non ci si arriva, ci buttano il monaco dentro con una corda dall’altro e quello sta ancora lì. “Sti eremi, a parte il carcere, sono tutti collegati e a tiro di voce” come dimostra il Nozz che strilla “a Giovà!! Che te serve un po’ di pecorinooo??????”. “Lo vedi?” Mi dice mentre fa scappare i rapaci, “qua erano eremiti per modo di dire, praticamente una città, tutti collegati”. “Si, ma non c’erano donne” rispondo “ che all’epoca eravamo le emissarie del demonio e non avevamo nemmeno l’anima!” tanto per rafforzare la tesi mi spoglio tutta che voglio prendere il sole eremitico. Per poco, perché è ora di tornare, la strada è lunga e ripida e il Nozzolone sta in pensiero. Veramente a risalire sono più lenta io ma lui insiste a dire che è fiacco. E si sta portando pure la corda che non mi vuole cedere. Arriviamo invece abbastanza presto “domani al mare” mi propone, non mi posso affaticare di più. Bene! Manco lo conoscessi…al mare passando per chissà che cima, che valle, che eremo….
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