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La madre di tutte le seghe (Grava dei Serini)

Antefatto: “entrare sempre, in fondo mai” è il nuovo motto inventato da Ernesto per Mg, “come, in fondo mai?” in cuor suo Mg decide seriamente di impegnarsi ad andare in fondo, e ci è andata, eccome ci è andata, ha raggiunto niente di meno che: il fondo della segaggine.

L’epica impresa: Teatro della vicenda è, non una grotta qualsiasi, bensì i Serini, percorsi un miliardo di volte, in ogni situazione e condizione psicofisica, la seconda casa dei Nozzoli, e proprio quella grotta ha visto, con orrore, Mg cimentarsi in un carosello di seghe, una peggio dell’altra. Ma andiamo con ordine. Dopo una notte al campeggio ai serini, la tribù, composta dagli alternativi Paolo, Manuela, Ernesto e Michela, dai classici Nozzoli nonché dai prodi Sabaudi, si sveglia e, radunate le cose, intraprende l’erta salita. In un nanosecondo, al solito, i sabaudi si trovano al salone Donati, seguiti dal Nozzolone e da Mg, quest’ultima con la lingua lunga un metro, e non solo per le chiacchiere. Lì si stravaccano, ma un urlo rompe il silenzio ipogeo “LA CORDAAAAAAA, tornate indietro!!!!!!”. Mg, l’ultima, non accenna minimamente ad alzarsi, tocca a Max ad andare a vedere, scende il pozzo ed, al frazionamento, trova la corda irraggiungibilmente acciambellata lassù, distante da qualsivoglia tentativo di recupero. “Chi è stato l’ultimo a salire?” “MG”. Un silenzio eloquente sottolinea la scomparsa improvvisa di: tessere del CAI, SSI, GSG, GGS, patentino da speleologa, e la necessità, per la maldestra, di rifare il corso propedeutico alla speleologia, onde tentare un improbabile recupero. Naturalmente gli altri, visto che la possibilità di vincere è sfumata, non solo per questa volta, ma per tutta la stagione, data la gravità ed il peso specifico della sega vinta, si rilassano e forti dell’impunità, danno il meglio di sé, nell’armo (Paolo, con armi banzai), nella radio (Michela ossia la donna radio che trasmette 24ore su 24), nella rottura di pezzi (il Nozzolone con un’ennesima rottura di costola) nella “musette” (la sacca d’armo dei Sabaudi). Mg, però non è ancora paga e pensa bene di far scivolare lo zaino dentro a no panic, sommando sega a sega. Arrivati alla galleria fangosa ci si divide, chi rileva, chi scava. Inutile il tentativo di recupero di Mg, immersa nel fango per mimetizzarsi, la sega brilla come neon, per niente offuscata dal tramestio scavante, né tacitata da botti improvvisi. Dopo un congruo numero di ore, con l’elastico di Mg ormai rotto, si torna, abbastanza soddisfatti dei risultati raggiunti: al posto di una fessura invisibile c’è una galleria di dimensioni Nozzolesche; i rilevatori, invece, hanno preso un’infinità di punti, da far invidia alla famiglia Cappa. Mg, allora, tenta ancora il riscatto, riempiendosi lo zaino con piede di porco, mazzetta e due scalpelli, naturalmente messi di punta verso il fondo dello stesso. Naturalmente gli scalpelli sfondano lo zaino, e uno piomba nel sottostante meandro sportivo. Che dire? Max, con voce didattica, riepiloga ad Mg le norme elementari di come si porta uno zaino: nei pozzi va fatta attenzione che, intrecciandosi con la corda, inavvertitamente non la recuperi, nei passaggi va tenuto legato, se ci metti lo scalpello devi metterlo con la punta in su. Mg, più che sprofondare in un mare di fango, altro non può fare e questo l’ha già fatto, imbrattarsi il capo di cenere è inutile, i capelli incotechiti alla vercingetoriche si dipartono a raggiera, il rosso di vergogna è ben nascosto dal fondo tinta marroncino. In suo aiuto viene la voce suadente di Manuela, “non sei tu la colpa, la colpa è dello zaino, colpito dalla maledizione di mar-cello”…..e con il pensiero di Marcello, al quale siamo grati per averci dato così innumerevoli spunti di conversazione, vi saluto e….
Alla prossima!!! Mg 10.8.2003

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