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Sega ad Ardito (Escursione a Pizzo Deta)

Antefatto: Avremmo dovuto andare in grotta, a Pozzo comune per la precisione, ma per una serie insondabile di cause, il GSG onlus si è diviso in : nullafacenti (Nozzolone), gitanti (Sabaudi allargati, Enrico e Federica), o montagna o morte (Mg e Davide).

L’epica impresa: qua si racconta quella dei “o montagna o morte”, degli altri non so, tranne che per il Nozzolone, ulteriormente lievitato nel giorno del gozzoviglio senza sorveglio. “Dove andiamo?” “a Pizzo Deta, ci sei stato?” “no” allora seguiamo le indicazioni di Ardito per scegliere la via migliore. Dalla descrizione: “da Roccavivi, la più bella escursione di tutto l’appennino, e per questo la più frequentata, appena 1570 metri di dislivello compensato da splendidi panorami, ecc.”, decidiamo senz’altro “famo questa”. Già la mulattiera che parte dalla chiesa è introvabile, la chiesa sta al centro del paese, non ci sono mulattiere.
Prendiamo la prima sterrata a caso e, chiesto lumi ad una vecchietta, arriviamo ad una certa fonte, lì sopraggiunge un pellegrino in macchina e scarpe da tennis, anche lui ignaro della via, ma intenzionato ad andare a Pizzo Deta, però con libro del Landi Vittori, del 2000 a.c. Confrontate le descrizioni iniziamo a salire per uno sterrato da camion, non c’è segno alcuno, all’improvviso ecco un segno azzurro, mai più rivisto, secondo Davide il segno per la fonte, secondo gli altri un segno divino, lo seguiamo ed un sentiero (l’unico degno di tal nome dell’intero percorso) ci porta alla famosa valle “peschio-macello”, macello sicuramente, perché devi farti la via tra fratte, ortiche, rami marci, liane trabocchetto, l’escursione più bella di tutto l’appennino, non c’è che dire, frequentata poi!!!! Dopo un percorso ad ostacoli tra le fratte, arriviamo ad un’ulteriore traccia, con segni sbiaditissimi bianchi e rossi, lì comincia un ghiaione ininterrotto fino quasi la cima, circa 1000 metri di ghiaione diretto, senza curve, 45° di pendenza.
Davanti c’è la visione di un passo, ai lati delle pareti, nient’altro, curvi sulla ghiaia, un passo avanti, due indietro. Finalmente si arriva ad una zona più varia, una specie di circo glaciale, con massoni e facili roccette da salire. Incontriamo un vagabondo errante alla ricerca di Pizzo Deta “ehi, la conosci la via?” “no, è la prima volta che vengo”, naturalmente, confrontate le guide, ognuno sceglie un suo autonomo sentiero. Non so come, arriviamo al passo e, vedendo l’altro versante, facile, comodo, tra i boschi, comprendiamo che davvero abbiamo fatto “la più bella escursione di tutto l’appennino”, tanto bella da non più ripetere, si potrebbero rovinare i recettori del bello.
Al ritorno ci dividiamo, il vagabondo decide di scendere da un’altra parte, quella appena fatta è troppo bella; scarpe-da-tennis ha paura della pioggia, e scappa da tanta beltà a rottadicollo giù per le ghiaie; Mg e Davide, fatte le foto di rito, iniziano la discesa con occhio speleologico, alla ricerca del famoso “abisso di pizzo Deta”. In effetti neri buchi occhieggiano tra gli strati delle pareti, uno in particolare colpisce Mg “lì sicuramente abitava l’orso speleo, andiamo” e manda avanti Davide. Davide con l’ardire dei suoi giovani anni comincia a tagliare una pseudocengia con orrido sprofondo, seguito da Mg incollata ad incerte ramaglie, e giunge al famigerato buco…che chiude inesorabilmente e non contiene alcuna vestigia ossea. Mg, parecchio sotto, non prosegue nemmeno, e si butta senz’altro tra le ghiaie accoglienti. I due decidono all’unanimità che gli altri 2500 buchi chiudono tutti, inutile andarli a vedere. Detto fatto, ritornano soddisfatti per aver finalmente compiuto “la più bella escursione di tutto l’appennino”, se volete andarci, andateci, noi restiamo qua.
A chi la sega d’oro : Ad Ardito e le sue guide.
Alla prossima.Mg 2003

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