Risalite a Bellegra
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Sarà Serini Diario delle esplorazioni

Antefatto:
Ormai le risalite ai Serini stanno segnando il passo, la risalita sul Salone Donati non ha portato ad alcun risultato, quella al “ramo dei sospiri” si sta rilevando una rottura ai limiti dell’umana sopportazione a causa della sequenza strettoia - pozzo - strettoia, quella sul fondo del meandro di notte chiude inesorabilmente.
Allora i nostri sforzi si sono concentrati a Campo di Venza, li’, com’è noto, innumerevoli doline sono state più volte sondate nella speranza di trovare l’esile filo d’aria che ci fornisse l’imput per cominciare faraonici lavori di scavo.
Le doline più promettenti pero’ risultano essere discariche tuttora in funzione; cosi’, in occasione dell’inaugurazione della sede del CAI di Esperia, alla quale siamo stati invitati per proiettare diapositive sulla grava dei Serini, abbiamo esposto al Sindaco intervenuto, la necessita’ ed opportunità di liberare, o per lo meno impedire, lo scarico di materiale vario nelle doline.
Il Sindaco, una signora alla mano dall’aria molto efficiente, si e’ dimostrata subito interessata alla faccenda, ci ha dato la disponibilità alla recinzione di una dolina ed alla messa a disposizione di mezzi (muli) per liberarla dalla immondizia.
Il gruppo di Esperia ci ha inoltre assicurato futura collaborazione al momento dello scavo.
Nell'attesa della stagione opportuna per iniziare il lavoro, alcuni sopralluoghi nelle alture circostanti il campo, hanno pero’ portato alla scoperta di un primo pozzetto presto intransitabile e di un secondo, aprentesi tra una giacitura di strato, davvero promettente a causa di una certa corrente d’aria aspirante. I nostri sforzi si sono cosi’ concentrati su questa scoperta promettente, speranzosi che, vista la posizione defilata dell’ingresso, parzialmente nascosto alla vista del campo, il pozzo potesse rimanere intonso dalla presenza di rifiuti. Domenica dopo domenica abbiamo cominciato ad allargare la prima strettoia dopo il pozzo d’ingresso, aperta la quale ci siamo accinti a rendere transitabile anche il pozzo successivo, accumulando via via, in un anfratto tra le 2 strettoie, il materiale necessario allo scavo, tra cui il “deus ex machina”, il pannello a celle solari per ricaricare le batterie.
La discesa del 2° pozzo ha quasi distrutto le nostre speranze; un ponte di roccia immette:
a) in un bella verticale con buchetto infimo sul fondo
b)in una brutta verticale con buchetto infimo collegante con il punto a) ed un cono detritico ricoperto dai residui degli scavi.
L’aria si e’ persa, nel frattempo, in strani budelli della roccia forse collegati tra loro; ma cosa porto’ i nostri eroi a non arrendersi all’evidente evidenza?
a) l’assenza di uno scalpello caduto durante gli scavi del pozzo;
b)l’assenza dei residui di puzza dopo gli scavi;
c) la quasi matematica certezza di essere sopra ai Serini.
Il solito Francesco, mai vinto dall’evidenza, ha quindi risalito in parte la brutta verticale per sondare uno dei budelli: l’aria e’ li’ e si infila in un meandro morfologicamente simile a quello dei sospiri, ma tutto da allargare. Mentre il nostro iniziava i lavori di allargamento, Maria Grazia, con nude mani perché senza l’inseparabile paletta sradicapiante, cercava dentro il conoide la presenza dello scalpello.
Scava scava, in fondo al conoide e’ emerso infine, non lo scalpello, misteriosamente scomparso all’affetto dei suoi cari, bensì un buco rimbombante; forse la cima di qualcosa.

23.8.1998

Siamo i soliti 3, “l’inossidabile famiglia Nozzoli”, gli alternativi sono andati invece a scavare nell’alternativo abisso Ernico, il resto del gruppo e’ latitante.
Lo scoglio da superare e’ convincersi vicendevolmente, al suono della sveglia, che tutto sommato conviene alzarsi, nonostante i malanni, di solito e’ Francesco il persuasore, Sergio invece invoca tutti i suoi disturbi, ma poi finisce per cedere, lui e’ come un grave, una volta messo in moto prosegue uniformemente accelerato. La strada, percorsa innumerevoli volte e’ la stessa, l’autostrada del sole fino a Pontecorvo, e poi si gira a destra verso Esperia.
Immancabile la sosta al bar e da Carmina, la pizzaiola, dove veniamo accolti calorosamente. Al bar si incontra sempre qualcuno del gruppo di Esperia, stavolta e’ Clino, come al solito ci scambiamo promesse di uscite insieme, raramente mantenute.
Si riparte, la Duna viene inghiottita dalle strette viuzze di Esperia, già Rocca Guglielma, dove il traffico e’ regolato da un semaforo ambiguo, attenti se e’ verde, fino a sbucare nell’ameno rio Polleca; il pilastro e’ li’ sempre in bilico, come in bilico e’ il masso fermato dalla mano di sant’Onofrio; si gira poi nella sterrata a sinistra, verso costa Serini, sosta obbligata al cancello di Antonio, ogni volta diverso, per favorire “i speologi”; finalmente si arriva allo spiazzo denominato “campeggio ai Serini”.
Zaini in spalla partiamo alla volta di campo di Venza, tappe d’obbligo ingresso basso e medio dei Serini per depositare le bottiglie d’acqua e verificare il grado di escursione termica agli ingressi.
Dopo circa un’ora di cammino arriviamo all’ingresso alto, mettiamo il pannello al sole e ci accingiamo ad entrare, a questo punto Sergio si accorge di aver lasciato il portafoglio sopra la Duna, così ritorna giù mentre noi decidiamo ugualmente di andare a scavare senza appoggio esterno.
Francesco scava al meandro, Maria Grazia nel conoide del pozzo.
Il meandro prosegue alto e stretto, e’ battezzato “meandro dei tormenti”, e’ sempre più simile ai meandri dei Sereni ed e’ percorso da una costante corrente d’aria; invece,il buco che si intravede sotto il conoide, viene pomposamente definito “la via di Archimede”, a causa del principio della leva; questa via in verità non desta grandi aspettative, e’ solo un mezzo per passare il tempo a chi fa da spalla al lavoro del meandro e forse una chance.
All’ora convenuta lasciamo perdere, un po’ a malincuore, gli scavi; Sergio ci sta aspettando; salutiamo la nostra amica grotta, e’ certo che ci porterà ai Serini, speriamo entro quest’era geologica, e giù al “campeggio ai Serini” , fornito di abbondante animazione.

6.9.1998

Oggi siamo ancora in 3, pero’ al posto di Francesco( che e’ andato a fare la risalita al meandro di notte con Mario di Giudonia e Maurizio Barbati dello Speleo) assieme a Sergio e Maria Grazia c’è Carlo, novello sposo, il quale ha lasciato la neo mogliettina a dormire per venire a scavare (una volta di più si conferma l’insanita’ mentale dell’ homo spaeleus).
Il nostro obiettivo principale e’ allargare ulteriormente il pozzo per far passare Sergio, tenuto conto che, in mancanza di secchi, e’ necessario utilizzare i grossi. Il pozzo e’ stato allargato ed i detriti hanno richiuso la via di Archimede, Carlo e’ andato a vedere il meandro dei tormenti e per un’ora non ha più aperto bocca dallo sconforto. Il morale e’ a terra.

20.9.1998

Anche oggi siamo in 3, Angelo Gagliardi, Maria Grazia e Sergio. Sergio e’ rimasto fuori, il suo compito principale e’ fare lo sherpa, io e Angelo siamo andati a lavorare nel meandro dei tormenti, dopo il pozzo battezzato da Angelo “sali e scendi”; la grotta non soffiava ne’ aspirava nei suoi vari orifizi. Abbiamo allargato l’entrata del canyon, successivo al meandro, ed il meandro(ora non serve più togliersi l’imbraco); l’opera si presenta faraonica in quanto il canyon, alto circa 3 metri, e’ invece largo 20 cm. Abbiamo poi deciso di sospendere i lavori a causa dell’inizio del corso di speleologia e dell’imminente stagione delle piogge, cosi’ ci siamo caricati il materiale eccedente portandolo a valle.

15.5.1999

Francesco ricomincia alla grande, portando con se Sergio De Carlo, l’allievo uscito dal corso, denominato “lombardo-napoletano” per il suo accento nordico contrastante con il suo “pensiero filosofico” poco incline alla fatica in genere, a sua volta contrastante con l’effettiva buona volontà del soggetto. I lavori proseguono con l’allargamento del canyon.

30.5.1999

Oggi, festa di S.Clino ad Esperia, siamo in 3, Maria Grazia, Davide e Sergio Nozzoli, lo sherpa. La salita, sotto il sole già caldo, è rallegrata dalla splendida fioritura della salvia; Costa Serini ogni mese si ammanta di fiori diversi, in aprile ben 7 specie di orchidee spiccavano tra il candore del calcare, a maggio insieme alla salvia si vede sbocciare la rosa canina, che nasconde con un roseo tralcio l’ingresso medio della grotta. La bellezza delle fioriture attenua certamente il pensiero della salita, così si arriva senza grande tormento all’ingresso superiore. Scendiamo, io e Davide, con trapano, batterie ed il necessario per lo scasso. M’incastro stupidamente nel meandro dei tormenti a causa degli attrezzi mal disposti sotto di me e penso al libro di tecniche di grotta di Badino: ho sbagliato tutto; Davide mi aiuta, così supero la claustrofobia che mi prende sempre quando non riesco a muovermi. Comincio a mettere le cariche, la batteria nuova va alla perfezione, la punta appena affilata dal padre di Ernesto è una meraviglia e le cariche da 8 sono eccellenti; in pochissimo tempo ne metto 3, tutte a buon segno, poi passo la mano a Davide; anche Davide si fa prendere dall’entusiasmo dei blocchi di roccia che riesce a togliere, il problema diventa dove piazzarli; in ogni caso si procede bene ed in relativo poco tempo finiamo le 8 cariche a disposizione. Si riesce a vedere la fine del canyon che stiamo allargando, la possibile prosecuzione sarà solo sotto, ed il grosso problema sarà riuscire a spaccare senza intasare il canyon stesso del materiale, l’aria non ha un andamento preciso, si perde un po' nei diversi buchi, speriamo solo di aver scelto quello giusto. Per scaricare la batteria faccio il buco in quella stronza strettoia che mi ha incastrato, la prossima volta non esisterà più.

5/9/99 - 10/9/99 - 18/9/99 - 26/9/99

E' passata anche l'estate, ma il gruppo non è stato con le mani in mano, i Serini erano stati accantonati per ben altro sistema ipogeo. Le piogge però portano il refrigerio e gli speleologi a Campo di Venza. Finalmente a dar una mano a Francesco, nell'infimo scavo, viene pure Paolo Dalmiglio, forse stufo agro di scavare all'Ernico, così vedendo che tutto sommato la grotta merita, si appassiona terribilmente e ritorna, accompagnato da Manuela e da sporadici soci-sherpa, per tutto il mese di settembre.
La grotta però non si lascia tanto abbindolare dai 2 fascinosi scavatori e invece del pozzo promesso, che si intravedeva nero sotto il meandro, regala un vano cieco, però utile per buttarci il materiale di riporto...non tutto il male vien per nuocere. Lo scavo prosegue dritto, lungo il meandro, finchè l'immanente corso speleologico con interrompe le fatiche degli speleo-minatori.

13.11.1999

Uscita tragicomica che vede Francesco Nozzoli e Angelo Gagliardi alle prese con mille avversità tecnico-meteo-ipogee. Intanto decidono di salire da Valle Gaetano, anzichè dalla via più breve ancorchè più ripida. Così lasciata la macchina nella predetta valle, salgono abbastanza rapidamente fino al valico del Faggeto, lì trovano le stesse difficoltà a trovare il sentiero diretto già sperimentate da Sergio in una precedente uscita, cioè una serie di vallecole e doline che deviano la via e l'interesse degli speleologi a mò di sirene di Ulisse. I nostri però, sordi al richiamo di possibili inghiottitoi (forse perchè carichi come muli), proseguono imperterriti verso campo di Venza. Dentro la grotta, quasi subito il trapano dà forfait, ma loro imbracciano mazzetta e scalpello e continuano a mano a scavare fino a farsi venire le vesciche, per la gioia di quelli che dovranno subire le iniezioni di Angelo. La grotta decide così di premiare la testardaggine irragionevole dei due, lasciandosi penetrare in un meandro discendente ed arioso....sempre stretto, ma ricco di futuri sviluppi. All'uscita si accorgono che, vista la stagione e l'ora solare, è diventato buio, così scendono per il sentiero più evidente, verso il Tasso, seguiti da un branco di cavalli curiosi e di cani ringhianti. Evidentemente i cani non hanno osato attaccare due esseri poco raccomandabili, per cui, sani e salvi, dal Tasso tricchete tracchete i nostri sono finalmente riusciti a risalire fino a Valle Gaetano e riprendere la macchina.

28.11.1999

Paolo, Davide, Angelo e la neo iscritta Manuela Tiburzi, zaino in spalla, hanno intrapreso la via dell'ingresso superiore mentre Ernesto, Michela, Manuela Merlo, Michele hanno deciso di andare ad allenarsi ai Serini intermedi; Sergio e Maria Grazia, colti da malanni vari, sono invece tornati a casa. Lo scavo prosegue lento, ma inesorabile, buco dopo buco gli scavatori sono scesi ancora trovando un bell'ambiente.

8.12.1999

Paolo e Manuela Merlo hanno fatto tutto il rilievo delle nuove scoperte, Davide e Francesco hanno continuato nello scavo, rettificando il meandro, la grotta va bene, l'aria non manca, il passaggio resta comunque proibitivo.

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