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Sega agli speleo (Escursione a Monte Velino)

Antefatto: 30 sotto terra…..

L’epica impresa: Chissà perché all’improvviso mi viene voglia di montagna, penso al Velino e ci trascino Angelo, sempre disposto a tutto e voglioso di bottino (fossili) nonché il Nozzolone, assai recalcitrante ad uscire allo scoperto, sotto il sole di agosto poi!!!! L’epica impresa non è niente di trascendentale, andiamo da Piani di Pezza alle punte Trento e Trieste e poi giù, un bel giro panoramico, con doverose puntate verso piani di assorbimento intercettati lungo il percorso. Durante il tragitto la mente vagola e confronta: l’aria, questa montagna soffia; il cielo, con tutte le sfumature di azzurro e le nuvole come bambagia, così bianche e soffici, senza impedimenti alzo lo sguardo e non si ferma nel nero ma va oltre, spazia finalmente al di là del cerchio della carburo; gli odori: non di acetilene mista a sudore, muffa, fango, ma di foglie secche, aromi di mentuccia, sfalcio di prati, crema contro le scottature; il percorso fluido, costante, un piede dopo l’altro, libero d’ingombri, senza schiacciamenti, quasi in assenza di gravità, tant’è la leggerezza del camminare; il salire prima e scendere poi, un sollievo del pensiero; l’infinito intorno, senza angoli, strettoie, pozzi, lame.
Perché allora la grotta? Perché per fare queste riflessioni e vedere con occhi (quasi) vergini il mondo a colori, un mondo facile, accessibile, umano e riuscire a godere intimamente di piccole gioie dimenticate, bisogna avere alle spalle infinite domeniche di buio, sofferenze e patimenti, freddo, fango, fatica.
A chi la sega? Agli speleologi che per godere fuori devono soffrire dentro…..
Alla prossima: Mg agosto 2003

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