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La sega di una certa età (Esplorazioni Grava dei Serini)

Antefatto: Quando l’età bussa alla porta, saggezza vuole che le si dia ascolto, basta grotte, basta tenda, basta natura selvaggia, meglio le domeniche al mare, tutti in fila sulla Cristoforo Colombo e full immersion nel carnaio di Ostia, spalmati di crema abbrozzante-antirughe-anticellulite……

L’epica impresa: Sabato ci si ritrova al campeggio ai Serini: i Sabaudi, i Nozzoli, la famiglia Presidenziale. Il tempo è incerto ma, sicuri delle previsioni non tanto brutte, si impiantano le tende. Nella notte la pioggia cade ininterrotta, tutta Italia è asciutta ma a Costa Serini piove a dirotto. Mattino, nessuno si sveglia, i Nozzoli, umidi e titubanti pensano sia cosa saggia tornarsene a casa. E invece no, i Sabaudi hanno dormito con la sottotuta per essere pronti e scattanti ed, incuranti di qualsivoglia lamentela, appena svegli esigono il trapano. Mg il trapano non lo vuole cedere, piuttosto va anche lei, umida e malaticcia. Così l’insana beve un buon litro di latte freddo, contro tutte le infermità, veleno di vipere e quant’altro, nonsisamai, si carica lo zaino (poco, perché Max, in forma più che mai, porta quasi tutto lui) e parte. Già a Costa Serini dà segni di cedimento, gli altri sono già all’ingresso e lei arranca col latte che caglia dentro la pancia borbottante.
Triste chi le sta dietro (ma chi?) una puzza nauseabonda di sparge per ogniddove, qualcuno dà colpa ai pipistrelli, ma è latte in decomposizione.
Fino al salone Donati è una lagna continua ed ininterrotta: le mani tremolanti che impediscono la regolazione della carburo, la pettorale nuova non va bene, il panico nei passaggi circospetti, e il latte che continua a cagliare dentro la pancia flaccida.
E’ l’età che chiede il conto, ma lei sorda al richiamo della sorte, continua incespicando il tormentoso trascinamento delle cascanti membra fino al sifone.
Lì è la volta del trapano a dar segni di cedimento, anziché il super efficiente ILTI, ci si trova a manovrare un trapano a manovella, lento come le più lente seghe di ogni gruppo che si rispetti, ciò nonostante qualche buco viene messo a segno, con l’immancabile defaillance di botti scrausi. Ma non paghi di tanto trapano, i buoni amici chiedono l’intervento di Mg, la quale assimilando energie sbragata sul fango, si sta nel frattempo riprendendo, meditando tranquillamente sull’età che s’invola. Con mani ancora tremolanti Mg tenta l’attacco dei fili, ma già vede che bisogna spellare il maschio, così sbava sul filo lasciandoci la protesi dentaria, senza tuttavia riuscire a denudare il rame. Naturalmente il botto non sbotta e serve l’intervento dei denti cavallini di Sergio, che smadonna tutto il tempo contro le seghe in genere.
Si lavora ancora un po’, poi, scaricate ben tre batterie per soli 4 buchi, s’intraprende il ritorno. Lì Mg pare riprendersi, decide che il tremolio non è alzheimer incipiente, né morbo di parkinson galoppante, bensì effetti collaterali di antibiotici, così, sia perché il ritorno è in discesa, sia perché ha trovato di che giustificarsi di tanta segaggine, pisciando il latte per ogni dove, caracolla allegra verso l’uscita.
A chi la sega d’oro? Mica la vorrete dare a me, spero, ricordatevi la canzone di Guccini “i vecchi subiscon le ingurie degli anni, non sanno distinguere il vero dai sogni” e ricordatevi che la vita è una ruota, basta continuare a sognare……..che tanto c’è Max a portare la roba………

Alla prossima!! Mg 18.5.2003

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