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Sega del fango (Grotta del Diavolo Corso di Speleologia)

Antefatto: Uscita del corso, allievi tre (cominciano le defezioni in massa), istruttori ‘na cifra, aggregati due. Dove? Nella grotta del diavolo, cioè grotta di montecchio, comunemente chiamata del diavolo.

L’epica impresa: Per raccontare la vicenda occorre premettere che al GSG per fare l’istruttore serve una cosa sola: la disponibilità. Per cui, ogni anno c’è qualche istruttore in più, qualche altro in meno, qualcuno esce, qualcuno entra, qualcuno sta sempre e solo sulla carta. Però c’è chi lo fa, si mette sta patacca, e ci crede, per cui blatera grandi discorsi sul “io sono istruttore e devi sentire solo me, gli altri ignorali, sono amebe senza possibilità di parole, opere, azioni, omissioni, poveri zombi che vengono lì solo per far fastidio, e perciò li facciamo lavorare come subumani, devono armare e disarmare, altro non servono”. Questo grande solenne discorso viene fatto all’inizio di ogni corso ed ha, come diretta conseguenza: lo spavento-stupore degli allievi di fronte alle amebe-non istruttori, la frustrazione di chi si aggrega al corso che non può nemmeno, alla bisogna, sistemare un cosciale. Per fare un banale esempio, stavolta Ernesto non è istruttore, è diventato di colpo un’ameba senza possibilità di parola, eppure è anche il nostro salvatore in caso di bisogno..(ah Ernè, portame fuori che ho freddooooo)
A fronte di tanta premessa stavolta chi ci crede è Enrico, si sente perciò investito, ed invasato in tale ruolo, comincia a subito a sbraità “chi è istruttore? Angelo è istruttore? Chi entra? Voi no, dovete entrare all’ultimo, tu dove stai? “ e giù a dare posti e ruoli, allievi e turni. Mg, il cui motto sovrano è “anarchia unica via” se ne sbatte altamente e, visto il freddo pungente, si accolla un allievo e comincia a scendere, indifferente a ruoli e turni. Sgomento l’Enrico chiede spiegazioni “come? Avevamo detto che eri la numero tre” ma Mg ha sempre le opportune risposte a qualsivoglia domanda “beh, scendo io che so la strada”, ovvio, ma altrettanto evidente che la motivazione sta nel non morire immantinentemente di morte bianca.
Infatti al bagno turco, quando tutti sudano abbondantemente, lei sta appena bene “quasi quasi un po’ freddo”.
Enrico quindi resta immusonito tutto il percorso, si sfoga appena può, quando vede profilarsi la possibilità di esplicare al meglio il suo ruolo “questo non è fango, attenti perché non è fango”, avverte gli allievi, già immersi nel plastico elemento.
Lui voleva dire, ovvio, che non è come il fango dei sifoni dell’obbuco, né come quello della galleria e risalite fangose, ma semplice merdoso fango senza infamia senza lode.
Loro però, già imbottiti di scientifiche spiegazioni sui gessi, concrezioni alabastrine, animalazzi, tettonica di strati aggettanti, alla precisazione sul “il fango che vedete non è fango”, subito s’immaginavano strane genesi sul precipitato di terra ed acqua, diventato melmoso a causa di evaporitici fenomeni di substrato humico, ecc.
Niente di tutto ciò, come brutalmente precisato da Mg, “ma che dici? Questo è proprio fango, e di quello infame anche, ero tutta pulita, e mò lunedì mi tocca anche lavà!!!!”
Per riappacificare i contendenti, ecco che, al salone finocchi (a proposito, ma Marcello che fine ha fatto?), se n’esce l’allievo Elvio a parlare bene del Berlusca.
Per carità di patria non racconto il seguito, in pratica una sommossa popolare finalizzata alla soppressione fisica, tramite logorroici ragionamenti a catena, dell’allievo impavido (perché ce ne vuole di coraggio a sostenere una siffatta tesi!!!).
Insomma alla fine Mg, stanca di tanta grotta e da tanti discorsi inconcludenti, lo prende e se ne impossessa trascinandolo all’uscita nella velocità supersonica dettata dall’elastico, onde stroncarlo nel fisico, visto che aveva anche la tuta in pvc.
Finale? Si sa che la destra è forte nel fisico, l’allievo ha risposto benone, uscendo senza alcuna difficoltà tutto contento…..
A chi la sega? Ad Enrico per le sue affermazioni sulla qualità del fango.
Alla prossima!!! Mg 14.11.2004

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