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Sprone Maraoni

Antefatto: Lunedì di Pasqua, Francesco con l’allergia, Sergio fuori uso, che si fa? “Non sono mai stata a Sprone Maraoni, ti va di venire?” propongo a Francesco “andiamo presto, torniamo presto così non troviamo traffico”. Ovvio che gli va, trova grotte come io i fiori e bon.

L’epica impresa: Parcheggiamo la macchina davanti al cartello del sentiero, per la strada che da Gorga porta a Canai, e imbocchiamo la valle davanti a noi, perdendo immediatamente il sentiero. La cosa tra l’altro è voluta perché Francesco, visti i posti, si mette a gironzolare per doline, creste, fossi, mentre io fotografo le prime splendide orchidee cercando di seguire una direzione parallela alla sua. Ogni tanto ci chiamiamo per tentare di stare portata di voce, entrambi abbiamo le tracce ma entrambi non le seguiamo. Finchè, trovatami su un cucuzzolo un po’ più alto e con una bella visuale, sento Francesco che dice “io proseguo per il fosso” e sparisce. Scendo pure io per il fosso, vado avanti fino ad un bivio dove i fossi diventano due e si biforcano. E lui dov’è? Quale avrà preso? Perché tutti i fossi portano alle creste e infine allo Sprone. Chiamo chiamo, silenzio. Torno indietro nel fosso, niente. Incontro due escursionisti che mi dicono di averlo visto distante che chiamava. Alla fine risponde e arriva. “Scusa ma già che c’ero sono andato a vedere pozzo Luisa”. Tutto da un’altra parte. Stavolta prendiamo il sentiero segnato ma lo seguiamo poco “secondo me se andiamo dritti di qua arriviamo prima” mi dice “tu sali che vado a vedere questo buco qua”. E risparisce. Va bene, salgo abbastanza tranquilla perché seguo dei bolli e, arrivata a prato della valle, vedo sopra di me gli escursionisti e il cartello del monte. Presumo sia Sprone Maraoni. Aspetto al prato ma, visto che sto figliolo non arriva vado in cima a godermi il panorama. Faccio tutte le foto di rito, mangio, cerco fiori e niente. Finalmente arriva passando dalla cresta opposta strillando che ha visto un bucone enorme che dobbiamo scavare. Occhei, fatti i soliti riti della cima, foto con croce, suonare la campanella, mangiare e bere, subito a vedere sto bucone che altro non è che buco della radice, segnalato da Rocco e non accatastato. Tutta la piana butta qua dentro; l’ingresso, di tutto rispetto, porta a un muro di blocchi di crollo dove Francesco si mette a scavare. “Ti vorrei ricordare che dovremmo tornare a casa prima del rientro, sto buco sta distantissimo da tutto e te credo che nessuno l’ha scavato”. Ancorchè la presenza di un sacco di casupole faccia pensare a rifugi dove gli speleo possono ben bivaccare. Finalmente si convince a tornare, ovviamente, cercando buchi, sparendo dalla circolazione per un sacco di tempo, scavando ogni anfratto e intimandomi di cercare pure io. “Eh no! Il buco mio da scavare ce l’ho, è vicino, soffia e promette pure”. Peccato che causa allergia (troppo basso) e mancamenti di Sergio, il giorno di Pasqua, giunti quasi sul posto, abbiamo dovuto fare dietrofront.
Alla prossima! Mg 18.4.2022

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