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Monte La Piaggia

Antefatto: Eccolo Francesco che arriva carico di materiale speleo, da camminare e di figlie, onde portarci il lavoro, visto che a Trento ne abbiamo fatto poco.

L’epica impresa: Manco il tempo di arrivare che, accannata una delle figlie all’amica, con l’altra e Micciurin (Maurizio Barbati) ci propone una zona sconosciuta. “Vi va di andare in quei monti sopra Tornimparte? Vista l’esistenza di Vaccamorta e di calcare, dobbiamo cercar buchi”. A me va senza dubbio, anche perché è da una vita che ci volevo andare, Sergio e Diana si adeguano. Oltrepassata la sterrata che porta a Valle Ruella, arriviamo a Forca di Castiglione (1359 m) dove lasciamo la macchina. “E’ tutto un percorso orizzontale per arrivare a Monte La Piaggia (…1637 m…) una bazzecola” spiega Francesco rivolgendosi per lo più a Diana e a Sergio. Già all’idea della bazzecola mi viene la mezza idea di tornare per la Valle Ruella onde fare un lungo giro ad anello, ma prima vorrei vedere che fiori si trovano da ste parti. Così, coadiuvata da Diana, cerco qualche specie sconosciuta, ancorchè qua tutte note sono. Dopo un po’ ci sparpagliamo, ognuno scegliendo il percorso più congeniale, verso le innumerevoli anticime di Monte La Piaggia. Solo Diana resta in basso, conscia di fare il percorso orizzontale e viene lasciata indietro anche da Sergio perchè, almeno un pò, tocca salire. In una delle anticime ci fermiamo ad aspettarla e qua s’inchioda rifiutandosi di fare un passo in più, nonostante la paventata presenza di lupi enormi. Perché, interrogando sul percorso due escursionisti esperti del luogo, oltre che spiegarmi dove andare, commentano la presenza di un consistente escremento di lupo. Manco il lupone la smuove. Nel frattempo mangiamo, arriviamo in vetta, e qua Sergio decide di venire con me a fare il giro, ci riprenderanno con la macchina alla fine della valle. Il primo sole incoccia e non siamo preparati, ma una provvidenziale mascherina funge egregiamente da copricapo. Sergio e io c’incamminiamo, quindi, verso Valle Ruella, tralasciando Monte Ruella laddove Francesco voleva spedirmi alla ricerca di grotte. Ma quali? Non ci sono e poi, appurato che siamo in territorio abruzzese e non reatino come speravo, non abbiamo alcuna intenzione di incrementare il loro catasto. Diciamocela tutta, scavare qua non se ne parla. Arrivati alla sterrata, in men che non si dica (si fa per dire..) scendiamo fino alla strada asfaltata per aspettare Francesco senza un bar come sollievo. Francè arriva con una gran palco di corna di cervo “che ci fai con quel cadavere? Butta via” è la bella soddisfazione che gli do, ma c’è un perchè. Svuotando la casa dei miei, mi sono resa conto di quanto nella vita si possa accumulare. Però le corna sono veramente belle e di colpo mi viene in mente che possono essere utili al centro di archeologia sperimentale di Rignano Garganico. Ma le corna sono di Francesco che se le tiene orgoglioso. La giornata non è ancora finita, Francesco mi fa anche risalire un pezzo di forra della Valle Ruella, visto che non siamo stati bravi a trovargli buchi. Però anche qua, zero carbonella. . E Diana? Dagli altri nonni dove potrà oziare a piacimento, si sa che noi siamo quelli cattivi che la fanno camminare in salita pure.
Alla prossima! Mg 16.4.2022

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