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5 buchi al Malaina

Antefatto: “Daje, alziamoci che ci sono i buchi da scendere”. Stavolta non abbiamo scuse, gli zaini sono già pronti, la giornata è bella, il tempo che ci resta è scarso, andiamo!.

L’epica impresa: A Pian della Croce, scesi dalla macchina, chi incontriamo? I nostri datori di lavoro: Rocco e Gianpietro, certo, son venuti a vedere se abbiamo timbrato il cartellino. La prova è che hanno i cesti da funghi vuoti e che ci sequestrano immediatamente per portarci a vedere il buco della lepre, già a catasto ma mai trovato perché nascosto da roveto. Ce ne insegnano un altro in alto lungo in canalone, buco che cercheremo inutilmente al ritorno. Certo come lavoratori siamo scarsi, a voja a insegnarci buchi. Però siamo volenterosi, infatti, caricatici di un bel po’ di materiale, ci avviamo a scendere il buco degli insetti, abbastanza lontano per i nostri standard. In realtà, come ci spiega Rocco, non è il suo buco degli insetti ma un altro che abbiamo trovato en passant, ma il nome gliel’abbiamo tenuto. Ancorchè dentro, a differenza di quello dei artropodi trovato casualmente oggi, non abbia essere vivente. Ha solo me, che sono scesa senza necessità di scavare, “eio ce passo”. Arrivata al fondo scopro che c’è un altro piccolo saltino ma poi chiude inesorabilmente. Non so se ci sia aria, oggi non c’era, solo si respirava bene, meglio che in sede dove troneggia il radon. Da nodo di corda valutiamo il pozzo in 5,5 m, rilevabile, al pari della caverna di Platone, trovata la settimana scorsa, che è un bel condotto sotto roccia che, parimenti a questo, chiude inesorabilmente. Non contenti passiamo al buco degli artropodi, quello trovato da Sergio proprio oggi. “Non ci passi” dice subito, il materiale da scavo ce l’abbiamo ma è bastato togliere un po’ di terra che il buco si è aperto magicamente. “Eio ce passo anche qua”. Uomo di poca fede, ancora non son così cicciona. Il buco, appena scesa, si allarga per bene, la base sarà una decina di metri, per 5 di profondità. Rilevabile pure questo. Mi arrampico a vedere una nicchia ma sembra riportare a metà pozzo. Non prosegue ma è pieno di ragni e dolicopode, alcune bianche. Contenti del risultato, ancorchè modesto, mangiamo i tramezzini di Sergio pesanti più del trapano e del piede di porco, ma molto più appetibili. Al ritorno cerchiamo, senza esito, il buco del canalone e, avendo il materiale, decidiamo di scendere anche: il “buco per terra , 2 metri; il “buco dei rovi”, 3 metri con condotto simil fiammifero, angusto parecchio, che prosegue in direzione della sorgente, ma senza aria (per chi ama scavare sta la); infine il buco della lepre, per vedere se corrisponde alla descrizione a catasto (si). Bon, avendo fatto 5 buchi alla nostra portata ci riteniamo ampiamente soddisfatti, considerato che a me si è acuito il male al ginocchio e a Sergio il male al piede. Perché la speleologia è assai salutare.

Alla prossima! Mg 8.10.2022

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