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Monte Cornetto di Monte Bondone

12.8.2022. Monte Cornetto Arieccoci a Trento, appollaiati nella casa di Francè, al riparo dal caldo tremendo della capitale e dintorni. Danno pioggia, per cui cerchiamo l’escursione più vicina possibile ma montagnosa quanto basta. Monte Bondone, la classica dei trentini. Prendiamo il sentiero 607 che, da malga Viote (1550 m), sale al Monte Cornetto (2180 m). A vederlo sembra lontanissimo. Dopo una bella ripida ascesa arriviamo a Costa dei Cavai (1796 m) e qua Sergio decide che he ha abbastanza, torna giù per l’altra strada, passando per Bocca di Vaiona, e mi aspetta in macchina. Alleggerita del carico che Sergio rappresenta, sempre di cattivo umore e pronto al rimbrotto (..volevo stare a casa, tutto il giorno davanti al pc, con il climatizzatore, tutto chiuso senza di te che fai avanti indietro…), mi sembra di volare verso la cima rocciosa che mi aspetta. Non ho ben presente quale sia la cima, in realtà, perché ne vedo due con la croce, una dritta davanti a me e una a sinistra. E poi la cima del monte Bondone qual’è? Chiedo ai trentini di passaggio e mi spiegano che Monte Bondone è tutto, dalla valle in poi, quella davanti a me è cima Cornetto e quella a sinistra è Cima Verde (niente vero è Doss d’Abramo). Ogni tanto chiedo anche quanto manca, come qualsivoglia turista senza arte nè parte, ma gentilmente rispondono che manca mezz’ora. Invece non risponde al mio saluto in tutte le lingue un gruppo di tedeschi va a sapere perché, non c’è più la sana usanza di salutare? Boh. Così mi ritrovo nella parte rocciosa laddove i segni di colpo spariscono e ci sono tracce da tutte le parti. Ne prendo una che mi sembra la più battuta e incautamente mi seguono due stranieri di incerta nazionalità che non parlano né inglese né italiano e capiscono poco anche i gesti. Mi fermo quando un cartello mi avverte che è molto pericoloso proseguire, pericolo di caduta e sentiero non attrezzato. Allora dovrò circumnavigare la cima e cercare quello giusto, penso, mentre a gesti avverto i due che così dev’essere. Ma non capiscono. Bon, fa niente, trovo un sentiero che segue opere di guerra e lo percorro tutto nonostante un altro cartello mi avverta pericolo ecc ecc. E no! Stavolta vado avanti, che le opere di guerra mi interessano, soprattutto un buco che soffia da dire a Francesco. Opera di guerra soffiante. Girando mi ritrovo nel posto di prima col primo cartello e i due stranieri che, stavolta, riescono a dire che la cima è a un minuto sopra di noi. E vai!! Come unadelcai arrivo alla classica croce e faccio i selfie di rito tutta tronfia del risultato. Scendere è un altro paio di maniche con tante tracce diverse e nessuna definitiva. Scendo per qualche facile roccetta attenta a non cascare come un pero marso giù per la valle dei laghi che non i cata nianca più i ossi e bon, salva. Sale la nebbia ma nemmeno tanta, telefono a Sergio che sto arrivando e prendo anch’io la strada lunga e meno ripida. Ma dove casco come un pero marso è per passare per la torbiera a cercare interessanti specie botaniche. Mentre ne vedo una abbastanza rara inciampo su una radice assassina e mi graffio tutto il braccio. Lo vedi andare da sola? Che poi uno casca e non lo ritrovano più. Sehh!!! Qua, a due passi dalla palla di acciaio che riflette tutto il monte!!!! Torno da Sergio e, per concludere in bellezza, mi offro un bello strudel con panna, tiè. Contenta assai sono!!! Almeno una dei due…

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