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Monte Crepacuore

Antefatto: Chi non muore si rivede! Incontro per caso Renato e, prima ancora di salutarlo, gli chiedo “Quando andate tu e Arnolfo in montagna?” “mercoledì, vieni?”. Ovvio che si, anche se perplessa per l’assenza della mia macchina e la necessità di andare con quella di Arnolfo.

L’epica impresa: La meta scelta da Arnolfo è monte Crepacuore da Campo Catino, guardo sulle escursioni e vedo che è cosa semplice, come direbbe Giorgio “manco i soldi della benzina”. Partiamo di buon’ora e, nonostante le curve e la sosta breve a Guarcino, arriviamo a Campo Catino alle 8,30 decidendo che andremo, non già per il semplice breve sentiero, ma facendo un giro lungo, 850 m di dislivello e una dozzina di kilometri, passando per il monte Femminamorta. Crepacuore e Femminamorta oggi sono un ottimo incentivo a non farsi male. Mentre scendo il ripidissimo torrente secco che porta a Pratiglio di Sant’Onofrio, di colpo mi ricordo di esserci già stata con Giorgio ed Elena (..ora scomparsa nel nulla..), ma di aver girato a destra e fatto un giro tremendo per tutte le cime cimette sopra Campo Catino. Questo nel luglio 2018 ma senza aver lasciato un degno resoconto. Suppongo che mi sia autocensurata per non sparlare dei componenti del gruppo. Peccato però. Ritornando ad oggi, il percorso prescelto prevede 400 m di discesa per un bosco di faggio e altrettanta di risalita sempre per bosco, il che significa..funghi!. Ce ne sono abbastanza ma non li cerchiamo, osservando solo quelli intercettati nel sentiero. Quello che si attarda è Renato, che, avendo il patentino, può onestamente cercarli. Ciò suscita le ire di Arnolfo perché lui viene per parlare mentre non ha un interlocutore, stavolta ci sono io che lo ascolto senza troppo intervenire perché prende d’aceto se la risposta non è di suo gradimento. Fatto sta che arriviamo al valico di Femminamorta e poi alla lunga cresta assolata e ripidissima che porta al Crepacuore (da ciò il nome), avendo alle spalle una splendida visione del Viglio. Inutilmente Renato cerca il gendarme che, guarda caso, sta dall’altra parte. Arrivati alla croce ci sparpagliamo per mangiare e chi incontro? Daniele e la ragazza, le guide dei Castelli Romani, amici di Luca. Parliamo di lui che è diventato un ottimo geologo e di quanto il gruppo speleologico non l’abbia per niente valorizzato, ed è uno dei motivi per cui non mi va più di frequentare un gruppo del genere. Chiusa la parentesi, vedendo che Arnolfo e Renato stanno bivaccando come se non ci fosse un domani, mentre nuvole nere si profilano all’orizzonte, decido di prendere e partire, con la scusa di fotografare fiori che non ci sono. “Qual è il sentiero?” chiedo anche se mi pare evidente il percorso. “Segui i segni”. Seguo i segni ma poi li aspetto quando trovo un interessante Agaricus cocondrilinus dalla taglia massiccia. Renato ne trova altri e, alquanto soddisfatti, arriviamo alla fonte del Pozzotello. Altra lunga sosta che Renato deve far scorta di ortiche. Finalmente, arrivati alla sterrata, me ne vado per conto mio per non intercettare un gregge e per starmene in silenzio in santa pace. Perché, tra l’altro, abbiamo parlato di politica e salvati cielo!!!! Stavolta restare calmi è cosa impossibile, già le imminenti votazioni scaldano gli animi e gli slogan triti e ritriti sentiti in tv anche oggi si sprecano. Impossibile trovare un accordo tra noi tre, figuriamoci tra gli italiani tutti. Da scannarci. Tralascio parlare del rientro. Forse a causa degli animi surriscaldati dalla politica, per Arnolfo tutte le macchine davanti e dietro alla sua, con nessuna eccezione, sono guidate da gente che nemmeno questo resoconto osa definire. Cosa che alla fine mi fa imbestialire. Dopo una piacevolissima giornata in montagna e un giro di tutto rispetto, concluderlo con improperi di tutti i tipi rivolti a poveri cristi che niente hanno fatto di male se non intercettare la macchina di Arnolfo mi pare troppo. Glielo dico invocando la legge del Karma. Ma dopo che sono scesa sana e salva, mi raccomando!!!.
Alla prossima! Mg 31.8.2022

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