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Monte Maggio

14.8.2022. Monte Maggio Abbiamo appuntamento con la Luisa e Giorgio in un’ora comoda, 10,30 per cui, molto comodamente, saliamo la strada che porta a Passo Coe attraverso Val Gola. Bella ciò, mai vista? Secondo me si, ma niente ci ricordiamo. Anche loro arrivano, ma da tutt’altra parte, laddove trovano il basso veneto che si sta trasferendo nei monti. La Luisa, appena mi vede, mi regala una maglietta tecnica, bellissima, verde pisello come piace a me, che fa anche pendant coi pantaloni che indosso. “Per il tuo compleanno!!!!!!” grazie mille!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! La metto subito e c’incamminiamo verso Monte Maggio, assieme a un bel po’ di gitanti. Pensa l’Altopiano come dev’essere affollato!!!. Giorgio e Sergio davanti, a parlare di cose tecniche, la Luisa e io dietro, come tradizione vuole, a parlar male di loro, che ci sta. Finalmente una che mi capisce in pieno, quei due sono simili. Ovviamente, quando si girano e ci aspettano, sorridiamo a 36 denti che, puareti, anche loro qualcosa, ma poco, dovranno sopportare con noi. La cima di Monte Maggio è piena siccome stadio quando c’è il derby Roma Lazio, tant’è che evitiamo di farci la foto di vetta con la croce, optando per la vista del Novegno solatio. “Vedi laggiu?” dice Giorgio “da li è salito un escursionista ma non è mai arrivato, non l’hanno più trovato”. Secondo me è il famoso cascà che non i ghe gà trova nianca i ossi. In tema di morti, mangiamo ai bordi di una trincea, perché qua nella prima guerra hanno combattuto a più non posso austriaci e italiani, praticamente vicini di casa, morendo come mosche per un pezzo di montagna nemmeno un 2000. Per tornare prendiamo appunto la mulattiera costruita dai militi ignoti, nel senso che non sappiamo chi, certo, ci vorrebbe mio papà a spiegare tuttecchose su Monte Maggio che lo nominava sempre e, finalmente, ci sono venuta in buona compagnia!!! I due davanti decidono, ad una certa, di deviare per una scorciatoia e trovarsi alla Base Tuono, della Nato, che pare stia in procinto di far partire sti missiloni puntati al cielo, visto che un radar gira che è una bellezza. Così la discussione verte subito sulla politica, in questo siamo tutti d’accordo, tant’è che andiamo al sacello di Malga Zanta, dove il 12 agosto del 1944 i tedeschi hanno fucilato 15 partigiani, della resistenza veneto-vicentina, e 3 malgari. Ci andiamo per rendere omaggio a chi ha combattuto, non per un pezzo di monte, ma per liberarci dalla tirannia nazifascista, rimettendoci la pellaccia. Invece noi non ce l’abbiamo rimessa e, per concludere la proficua istruttiva camminata, ci prendiamo una bella, fresca, radler, che tutto sommato siamo quasi a ferragosto e tocca festeggiare.

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