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Paganella - Sentiero delle Aquile- Sentiero Botanico-Sentiero del Gal

17.8.2022. Paganella Ieri tutto il giorno al Lago di Lamar, nuotate nell’acqua gelida e occhio goloso alla Paganella. Che c’è pure la canzone, la montagna tutta bella, ma non ci siamo mai stati. Parchè? Perché Francè dice che non ne vale la pena, devastata da piste e impianti. Ma sti paretoni calcarei fanno gola, e poi c’è il giro ad anello “sentiero delle aquile-sentiero botanico” 150 m di dislivello in tutto, andiamo, è per noi. Sbagliamo subito strada da Trento ma poi arriviamo a Fai della Paganella senza indugio. Con altrettanta baldanza prendiamo tutte le seggiovie fin quasi alla cima. Comoda. Chiedo a quello della seggiovia se gli spelei, per la grotta Battisti, la utilizzano o salgono a piedi “no, seggiovia! . Ammirando le devastanti piste da sci e da mountanbike, st’altra mania che rovina prati, boschi e flora, c’incamminiamo per il segnatissimo “sentiero dell’aquila”, abbastanza affollato all’inizio, ma repentinamente solitario quando inizia la ripida discesa verso i paretoni del canalone Battisti. Una bellissima cengia passa sopra un arco di roccia e a fianco di un grottone dove sgorga, poca, la fonte della giovinezza. Mi abbevero acquistando qualche mese di vita, non di più che il sentiero botanico mi aspetta. Incrociamo l’inizio della ferrata delle aquile dove parecchie persone si stanno imbracando. “Beati loro”, pensiamo, ma poi dobbiamo anche ricrederci…Camminando tra mughi dai tronchi gigantestichi oltrepassiamo, senza fermarci, il trono dell’aquila, dove termina la ferrata, affollato quanto basta. Il successivo sentiero botanico non è all’altezza del nome, pochissime specie, quelle numerose, invece, stanno nel prato dove parte il sentiero del Gal, che faremo al ritorno. Di colpo incontriamo uno del CNSAS che corre verso l’uscita della ferrata. Subito dopo arrivano due fuoristrada con altri due soccorritori che si preparano con barella e imbrachi. Dopo arriva anche un elicottero che sorvola la ferrata. Dalle poche, concise, parole riusciamo a capire che una si dev’essere fatta male. Non sappiamo altro ma tanto ci basta per imbastire congetture a non finire e, tra l’altro, per farci passare la voglia di farla, visto che, scorrendo le notizie trentine, qua di gente che è morta ce n’è. Morto è, tra l’altro, anche il bus del giaz, sepolto sotto una grata che ricopre tre bei ingressoni laddove una volta c’era una gran bella grotta con ghiacciaio e adesso la pista da sci. Amen. Ma stasera, per farci passare la tristezza di tutte ste morti e devastazioni, ci pensano Diana e Sibilla, che troviamo cresciute nel corpo e nello spirito. Buon sangue non mente.

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