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Pozzocomune..la fine!

Antefatto: Caronte, 40°, dove fuggire al fresco? A Pozzocomune, freddo assicurato, se arma Sergio, poi, il freddo te lo conservi tutta l’estate.

L’epica impresa: Preparata ogniccosa per la grotta scopriamo che il bar del Sempreavvisa è chiuso per cambio gestione e che a Pian della Faggeta, a due passi da Pozzocomune, c’è una baracca-bar. Come da mio desiderio, il bar in grotta si avvicina sempre di più. Per ora non ne usufruiamo perché, prima che il caldo ci attanagli, ci immergiamo in grotta, previa sniffata di moschini che stanno facendo un rave-party all’ingresso. Mi preparo presto e inizio ad armare ma, sapendo quanto Sergio si diverta a farlo, gli cedo volentieri la mano, tanto devo fare foto. Arma il primo pozzetto e nel secondo, diventato scivolo, mette una corda e bon. Il massone con tanto di fix sopra è cascato nel salone. In sostanza, si può arrivare tranquillamente all’inizio del primo pozzo arrampicando. Al pozzo Sergio non ci pensa minimamente di attaccare la corda ai due fix in alto a perpendicolo che scendi senza colpo ferire. E chi c’arriva poi? Nessuno dei due. Va da se che deve studiarsi come armare sto pozzo inventandosi due tiranti che deviano di molto la corda. Il tutto mettendoci il tempo che serve. Ossia posso sbizzarrirmi a fotografare per bene la saletta e, visto che m’è preso freddo, a tornare al salone per fotografare anche quello. Stufa di foto finalmente sento la libera. Tocca a me. Scendo e il lungo cordino dello zaino passa sopra la corda tesa dai tiranti per cui mi trovo impossibilitata ad arrivare a prenderli, a staccare sto benedetto cordino senza far precipitare lo zaino, a fare una cavolo di chiave di blocco. Empasse. “Non gliela faccio” strillo a Sergio senza peraltro spiegargli a che. “Allora vengo su e disarmo” è la risposta. “Nooo!!!!! Ora metto i bloccanti”. Con molto sforzo riesco a mettere il croll, posizionare diversamente lo zaino e fare la chiave di blocco. E adesso? “non gliela faccio!!!” ristrillo di nuovo vedendo che, levata la chiave non solo non arrivo ai deviatori ma nemmeno riesco a reggere con una sola mano il discensore bloccato. Veramente si perché altrimenti sarei cascata, ma nella mia testa mi vedevo già spiaccicata al frazionamento con tutti i deviatori appresso. Di colpo mi rendo conto che è finita per me la speleologia. Non gliela faccio e bon. Basta. Morta qua, del resto prima o poi doveva succedere. Risalgo e aspetto Sergio che disarma. “Che è successo?” chiede “non gliela faccio più, le braccia non tengono, se mi sforzo ricomincia il male al gomito, non ci vedo un accidente e non vedo nemmeno i moschettoni”. Perché ad una certa la presbiopia la fa da padrona, metto gli occhiali e vedo solo da vicino se li tengo mi viene il mal di mare, se non li metto non vedo manco i frazionamenti. Questo è. “Del resto se non gliela fai a fare la traversata del Corchia posso pure non fargliela a fare Pozzocomune” dico lapidaria, come se fosse la stessa cosa poi. Usciamo nel caldo opprimente che né la birra alla baracchetta, né l’ombra degli alberi di Pian della Faggeta, né le abluzioni nella fontana di Mondellanico riescono a stemperare. C’è solo l’aria condizionata di casa o, al limite, lo Scalambra. “E’ che non siamo più andati a Fioranello e nemmeno a esercitarci in palestra a fare manovre, traversi e diavolerie, altrimenti forza nelle braccia e automatismi ai passaggi strani possono tamponare l’età che avanza”. Dì pure che non abbiamo avuto né l’opportunità e nemmeno la necessità di farli..ma…..e subito a pensare dove e come allenarci di nuovo…perché la grotta è la grotta e noi, sia pure seghe, mollare non credo che molleremo tanto facilmente, ci devono ammazzare prima. Magari di caldo.

Alla prossima! Mg 3.7.2022

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