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Terlago tour

Antefatto: Il programma è: Buso della Rana con Marina, Mayo, Sergio, Francesco e due amiche sue, del resto vista la siccità estrema, problemi zero.

L’epica impresa: 4 giorni di pioggia intensa e intervenuti impegni familiari fanno desistere i più. Restiamo la Marina e io. “Nemo?” ma mentre ceniamo piacevolmente con Cesare ecco un diluvio tremendo “non so voialtre, ma mi dentro la Rana ghe son restà” dice Cesare che, per consolazione, ci regala una visita alla sua splendida ditta. Però Marina, che ha fatto il sopralluogo, ha visto la Rana così secca che c’andrebbe senza se e senza ma. Le do buca, a malincuore devo dire. Il fatto è che dovrei anche andare a Trento a festeggiare il compleanno di Diana e mi pare brutto mandarci solo Sergio in rappresentanza della famiglia. Evito di pensare a quanto sarebbe bello fare la Rana con la Marina beandoci della geologia e col pizzico di paura della piena per cui, piena di sensi di colpa, parto per Trento. Passando per la Fricca finalmente posso ammirare la neve fresca in tutta la sua bellezza. A Trento piove ma, dopo la festa a Diana, Francesco ci propone i 4 passi. Che lo sappiamo bene quali sono i suoi. Ci porta sopra Terlago, precisamente nel sentiero che porta alla sorgente Des. Capiamoci, non abbiamo affatto percorso il sentiero, ci ha subito buttato tra incredibili campi solcati di rosso ammonitico “cercate!”. Cosa che ha fatto anche con Sibilla con scarsi risultati. Non è che noi abbiamo prodotto di più. Il calcare bagnato, assai inclinato, lisciato dal ghiacciaio e inframmezzato a rovi, è il massimo, però ci pareva doveroso impegnarci. A dire il vero più che cercare buchi cercavo amenità botaniche che MerliMarco sicuramente avrebbe apprezzato. Visto che non abbiamo trovato niente ci porta in un posto dove nemmeno lui era stato, una balza calcarea più su, 550 m di quota, quasi a ridosso delle pareti laddove, dall’altra parte, si apre l’abisso Lamar. Mentre cerchiamo Francesco ci illustra la genesi geologica del posto, peraltro abitato dall’omo sparagnao, roba che oltre a grotte e fiori ora devo trovare anche litici e graffiti. Invece scopro uno scoiattolo assai curioso, con le orecchie pelose a punta e una codona. Sarà una bestiaccia endemica di Terlago, penso, mentre lo fotografo. Si sono fatte le 7 di sera ma dobbiamo anche girare il lago di Terlago per vedere i 4 mega inghiottitoi, coperti da grate, che drenano il lago ben sotto. Drenano? Boh? Quando s’è sciolto il ghiacciaio l’hanno drenato. Ben, nell’ultimo Francesco, che ha scoperto il bypass per entrare nonostante la grata, vorrebbe farmi fare un giro. Certo la curiosità ce l’avrei ma mi riduco un loamaro e manco ho il ricambio. Mi toccherebbe tornare a Trento correndo dietro la macchina, sporca onta sototera sconta. Stavolta è proprio tardi, torniamo a malincuore, fosse stato presto avremmo dovuto battere fino alla soprastante ed innevata Paganella. “Che peccato, vero Sergio?”. Devo ammettere che con Francesco non fa un fiato, batte coscienziosamente incurante dei malanni. Dobbiamo anche tornare a casa nostra, ma i compiti per quanto torneremo sono già assegnati.
PS. Lui il giorno dopo c’è tornato e ha scoperto, finalmente, l’agognata grotta (ma sopra Rovereto)!!!
Alla prossima! Mg 2.4.2022

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